Gli europei, sia i civili sia le forze dell’ordine, possono ben stare in ansia chiedendosi cosa faranno, una volta tornati a casa, quelle migliaia di giovani donne e uomini musulmani che hanno lasciato i loro Paesi d’origine per unirsi alle organizzazioni terroristiche islamiste in Iraq, in Siria, in Yemen e in Africa. Gli europei hanno motivo di preoccuparsi: molti jihadisti che ritorneranno sono stati addestrati per uccidere i civili.
Quando rientreranno nei Paesi dove hanno trovato rifugio i loro genitori per sottrarsi alla miseria politica ed economica del mondo arabo e musulmano, molti di questi mujahidin progetteranno di uccidere i loro ospiti in nome dell’islam estremista. Essi chiameranno “infedeli” chi li ospita e li uccideranno per il crimine di non essere musulmani.
Anche se i Paesi occidentali puntano erroneamente i riflettori sul Medio Oriente, il vero pericolo è nel loro cortile di casa. Migliaia di giovani uomini sono ancora sottoposti a un lavaggio di cervello da parte degli imam delle moschee in tutta Europa. Coloro che ritornano dalla Siria e dall’Iraq operano apertamente – organizzando e rimanendo in attesa di ordini – in nome della libertà di espressione.
Quando gli ordini arriveranno, le bombe e i fucili non richiederanno viaggi in Medio Oriente perché sono già pronti.
Gli imam nelle moschee e gli operativi musulmani si nascondono dietro l’ideologia della democrazia, la sua libertà di parola e di culto, la libertà individuale e il pluralismo. Proprio come fece Maometto durante i giorni della jahiliyya (l’epoca dell’ignoranza, il periodo prima dell’islam) quando il profeta iniziò a diffondere le sue idee in una Mecca politeistica, che allora permetteva anche la libertà di parola.

Gli utili idioti

Le condizioni per l’attività islamica in Europa sono perfette. L’Occidente ha solo buone intenzioni: desidera integrare i suoi musulmani socialmente ed economicamente. Sì, è vero, la maggior parte dei musulmani non è terrorista, ma il fatto che la maggior parte dei terroristi sia musulmana è lentamente interiorizzato da un’opinione pubblica che soffre di ingenuità e di una grave mancanza di comprensione dell’islam radicale e violento.
Il rifiuto degli occidentali di credere che i musulmani estremisti sono seri quando affermano che il loro obiettivo è conquistare il mondo e imporre la sharia, può essere probabilmente il risultato della paura – di subire un danno fisico, finanziario o politico – o della correttezza politica. Nella migliore delle ipotesi questo fa perdere di vista le intenzioni dell’islam radicale, mentre nella peggiore delle ipotesi le nasconde. Chiunque riveli questi intenti è tacciato di “islamofobo”, “razzista”, oppure è accusato di “odio razziale”.
Queste accuse sono appositamente concepite per neutralizzare ogni opposizione sul nascere. Gli occidentali non capiscono il piano di azione degli islamisti. Le accuse li rendono impotenti; la loro impotenza viene trasmessa agli islamisti, che poi sentono l’odore del sangue nell’acqua e intensificano le loro richieste e le attività criminali.
Il problema più grave delle agenzie di intelligence occidentali è che la maggior parte dei loro agenti non capisce l’arabo. Questa lacuna non gli permette di cogliere le sfumature dei discorsi fatti dagli imam e dagli operativi. Peggio ancora, gli occidentali sembrano non capire la mentalità araba. Gli imam e gli operativi lavorano senza sosta e molto sottilmente nelle loro comunità per accelerare il processo di isolamento e alienazione. Essi alimentano il senso di privazione e rifiuto dei musulmani indigenti. Parlano di vittorie parziali delle organizzazioni terroristiche islamiste in Medio Oriente. Esaltano la reputazione del terrorismo e infondono una paura dell’islam radicale come se fosse una minacciosa potenza emergente.
Mentre l’islam radicale acquista forza e influenza, l’Europa è sempre più impotente riguardo alle popolazioni ebraiche e cristiane, e demonizza i suoi ebrei.
Man mano che gli islamisti aumentano in numero e potenza, diventano più temuti, più violenti e più attraenti per i giovani, per quei giovani musulmani trascurati ed emarginati affascinati dal loro potere e ben felici di essere reclutati per una nuova “patria”.
L’unica reazione attiva in Occidente è la comparsa di vari gruppi che affermano che rimetteranno l’islam al suo posto. La pazienza di questi gruppi pare si stia esaurendo e uno scontro violento sembra possibile.
Purtroppo, né gli ideologi dell’islam radicale né i leader del mondo musulmano moderato capiscono lo spirito pluralista dell’Europa o il danno che fanno acuendo questa tensione. Uno scontro danneggerà la maggior parte di quei musulmani che vivono in Europa e cercano soltanto di avere una vita normale.
Sfortunatamente, i paesi musulmani che sostengono il terrorismo e incitano al terrorismo globale – Paesi sunniti come la Turchia, il Qatar e l’Arabia Saudita come pure l’Iran sciita e il suo emissario terrorista, Hezbollah – preparano il terreno alla distruzione delle loro comunità islamiche in Europa, in nome di un islam regressivo ed estremista.
A gettare benzina sul fuoco dei manifestanti europei, ci ha pensato il presidente turco Erdogan che lascia intendere che l’Europa e Israele siano da biasimare per i massacri a “Charlie Hebdo” e al supermercato kosher di Parigi, mentre il mufti egiziano minaccia l’Europa di pene dell’inferno e di un bagno di sangue se le vignette “che offendono il profeta” continueranno a essere pubblicate.
I moderati delle comunità islamiche in Europa si rendono conto della tragedia che incombe sulla coesistenza pacifica tra musulmani e cristiani e si impegnano a condannare i responsabili estremisti. Le loro voci però sono troppo deboli per essere ascoltate. Questi coraggiosi imam non estremisti e leader di quartiere sanno che gli operativi terroristi spesso tacciano di “infedeli” coloro che osano condannare le loro azioni. Essi hanno comprensibilmente paura di ciò che accadrà loro, se si opporranno apertamente alla violenza e all’istigazione.

Soldi sporchi dal petrolio

Nel frattempo, mentre l’economia europea si disintegra, gli immigrati, la maggior parte dei quali sono musulmani provenienti dalla Turchia e dall’Africa, continuano ad affluire in Europa. Man mano che l’indottrinamento all’odio verso l’Occidente continua a intensificarsi, nessun paese europeo – e nemmeno gli Stati Uniti – ha trovato un modo per tenere fuori dalle moschee, dai centri comunitari e dai nascondigli gli indottrinamenti islamisti violenti e radicali.
Gli europei vorrebbero tanto riuscire a credere che la cultura maomettana sia priva di incitamenti alla violenza contro l’Occidente. Essi pensano che esista un islam non violento, che non trasformerà il suo retaggio in un modello per la violenza e il terrorismo. Un islam non violento e non estremista esiste, ma non è quello che viene commercializzato dagli imam ciarlatani e da altri operativi estremisti che fingono di essere “moderati”.
L’Occidente è stato abbindolato. Miliardi di dollari, inclusi i proventi illeciti riciclati, sono inviati dal Qatar, dall’Arabia Saudita, dalla Turchia e dall’Iran per finanziare la propaganda e le attività terroristiche nelle scuole, nelle università e negli enti di beneficenza islamici radicali dei Paesi occidentali. I governi occidentali sono delle vittime, ingannate dai soldi del petrolio, dalla sofistica islamica, dai blocchi elettorali e dalla correttezza politica.
Nascondendo la testa sotto la sabbia e non adottando misure legittime per preservare il diritto alla vita – cosa che anzi può talvolta incidere su alcuni diritti individuali – l’Occidente impedisce a se stesso e alla propria popolazione di comprendere la reale minaccia posta dall’islam estremista. Se l’Europa vuole prendere le misure necessarie per proteggersi, sta perdendo la gara.
Non ci vuole un profeta per sapere quello che sta per accadere, ne è consapevole anche un semplice osservatore come il defunto leader libico Muammar Gheddafi, quando sosteneva che l’Europa sarebbe caduta in mano ai musulmani senza colpo ferire.
La verità è che, per capire come il Vecchio Continente si stia deteriorando e procedendo verso l’autodistruzione, si dovrebbe guardare all’inefficace politica dell’appeasement 1) utilizzata dall’Europa in generale e dalla Francia in particolare per affrontare i conflitti in Medio Oriente: gli anni votati al cinismo, alla codardia e alla distorsione della verità al servizio di gretti interessi personali a breve termine.
Le politiche europee danneggiano in primo luogo i palestinesi poiché incoraggiano le organizzazioni radicali come Hamas, la jihad e ora lo Stato Islamico, che bloccano qualsiasi progresso verso la creazione di uno Stato palestinese. Quando l’Europa sostiene che Hamas è “un legittimo movimento di resistenza” – anziché una pericolosa organizzazione terroristica priva di moralità – silura ogni possibilità di creare uno Stato di Palestina debitamente governato e in cui il potere non sarà esercitato, né ora né in futuro, da scatenati terroristi islamici.

La Francia è uno Stato canaglia?

Che ci piaccia o no – e francamente al sottoscritto non piace – è Israele l’ultimo baluardo che impedisce all’islamismo radicale di travolgere l’Europa. Tuttavia, è da decenni che la Francia appoggia il mondo arabo-musulmano contro Israele, a causa di un antisemitismo latente e non così celato, del petrolio, e soprattutto della pressione politica esercitata dalla sua comunità islamica indottrinata.
L’ipocrisia e il tradimento della Francia sono famosi nel corso della storia. Nella sua debolezza, la Francia cerca di ingraziarsi gli arabi e l’islam radicale, invitando al ricatto e predisponendosi alla sottomissione.
Tenuto conto del comportamento dell’Europa in generale e della Francia in particolare, non dovrebbe sorprendere che soggiogando noialtri palestinesi come animali da allevamento ai nostri leader, che poi sono le vere bestie, si tradiscono i palestinesi.
Le politiche dell’Europa volte a incoraggiare gruppi come Hamas, che sposano costantemente la violenza, demoliscono gli sforzi palestinesi di creare uno Stato responsabile che potrebbe riuscire a porre fine al conflitto con Israele.
I francesi hanno ingenuamente abboccato: essi ora associano la “resistenza” palestinese alla coraggiosa résistance clandestina francese che combatté i tedeschi nella seconda guerra mondiale. E poiché essi ammirano questa résistance, pensano erroneamente che anche quella palestinese debba essere un’ottima cosa.
Ma questi due movimenti non sono minimamente paragonabili. Quando si parla di resistenza palestinese si intendono le organizzazioni terroristiche che reprimono la propria popolazione. Esse non oppongono resistenza a una forza del male, perché sono una forza del male.
Il problema è che mettendo gli arabi nelle condizioni di sbarazzarsi degli ebrei – in modo che gli europei possano illudersi di non avere nulla a che fare con ciò – non si farà del male solo agli ebrei e ai palestinesi. Incoraggiando Hamas, la jihad islamica e ora anche lo Stato islamico nella regione, essi si faranno stupidamente del male. Ecco perché, in modo più o meno aperto, i francesi appoggiano ipocritamente il terrorismo palestinese anziché sostenere degli sforzi concreti per una fine pacifica del conflitto israelo-palestinese. Ma stanno scommettendo sul cavallo sbagliato.
Questo è anche il motivo per cui i francesi appoggiano le Nazioni Unite e l’UNRWA, 2)  che perpetuano il problema palestinese, invece di chiedere ai paesi arabi, dove risiedono molti palestinesi, di assorbirli, concedergli la cittadinanza e renderli liberi. La verità è che essi non si preoccupano realmente dei palestinesi, ma hanno a cuore soltanto la distruzione di Israele. Ecco perché l’Unione Europea ha rimosso Hamas dalla lista nera delle organizzazioni terroristiche. E qualcosa di simile è stata la decisione della Francia di riconoscere unilateralmente lo “Stato di Palestina”, nonostante il fatto che il governo di consenso nazionale palestinese sia composto da Hamas e dall’Olp. Entrambe sono irriducibili organizzazioni terroristiche. Entrambe non solo istigano al terrorismo e alla violenza e chiedono l’estinzione di Israele, ma educano i loro figli solo alla violenza, quando non li utilizzano come carne da macello. Tutto questo sembrerebbe mostrare ciò che la Francia ha veramente a cuore, e che non ha nulla a che fare con la libertà di espressione, la democrazia, la buona governance e men che meno con il benessere dei palestinesi. L’unica cosa chiara è che i francesi vogliono sbarazzarsi degli ebrei.
L’ipocrisia della Francia nel chiamare gli israeliani “invasori” ignora il fatto che Israele non ha invaso, conquistato e occupato uno Stato palestinese perché non è mai esistito uno Stato palestinese. La Francia ignora anche che, in tutta onestà, gli israeliani non hanno mai detto di voler distruggere il popolo palestinese, mentre, a essere franchi, ogni giorno noi palestinesi parliamo di come distruggere Israele ed elaboriamo strategie a tal fine.
La Francia, inoltre, ignora che la cosiddetta resistenza palestinese – sotto forma di Olp, Fatah, Hamas, jihad islamica palestinese, Fronte popolare per la liberazione della Palestina, Fronte democratico per la liberazione della Palestina e Comitati di resistenza popolare – sin dal suo inizio e per tutta la sua storia, non ha fatto altro che uccidere e mutilare civili ebrei.

Israele, accusato di difendersi

Ora, con nuovi picchi di ipocrisia, la Corte penale internazionale (Cpi) vuole indagare Israele per crimini di guerra perché ha avuto il coraggio di difendersi dal terrorismo, mentre cosa ha fatto l’Europa? L’Europa, di fronte ai massacri e alle atrocità commesse dai musulmani estremisti, ha invitato ogni dittatore che foraggia i terroristi a unirsi a una marcia di protesta contro gli assassini che sono stati pagati da questi stessi dittatori.
L’Europa sonnecchia mentre le organizzazioni palestinesi proseguono gli incessanti sforzi volti a distruggere i palestinesi, così come Israele e gli ebrei. Poi l’Europa si sveglia periodicamente per sostenere la “resistenza” palestinese, che non somiglia affatto alla résistance francese della Seconda guerra mondiale.
Un proverbio arabo dice: “Un cane avrà una coda storta pur tenendola steccata per quarant’anni”. Non c’è alcuna differenza tra le aspirazioni di Hamas di “liberarsi dell’occupazione sionista” e le aspirazioni dei musulmani radicali di affrancarsi “dall’occupazione cristiana” in Europa – dalla Francia all’Andalusia, a Vienna – per consentire all’islam di conquistare il mondo.
Nessun terrorismo è legittimo: non quello contro gli ebrei, non quello contro i palestinesi, non quello contro i cristiani in Medio Oriente, non quello contro i vignettisti in Francia. Per il bene del futuro Stato palestinese, tutta la “resistenza” dovrebbe far fronte comune contro l’islam radicale, rappresentato da gruppi come Hamas, la jihad islamica, al-Qaeda, i Fratelli musulmani e lo Stato islamico, tanto per citarne alcuni. È a questi gruppi che dovremmo opporci. Non dovremmo permettergli di governarci in qualche “Stato palestinese” islamista.

 

N O T E

1) L’appeasement, pacificazione, è un accordo ottenuto facendo pesanti concessioni. Dal 1937 al 1939 fu la politica adottata da Chamberlain per ammansire l’espansionismo nazista. Clamorose, eppure invisibili alla media degli osservatori europei politicamente corretti, le analogie con l’attuale atteggiamento miserabile dei nostri governi nei confronti dei tagliagole, nella speranza che non ci facciano troppo male [NdR].
2) L’Agenzia delle Nazioni Unite per il Soccorso e l’Occupazione è nata nel 1948 per assistere i rifugiati palestinesi. È da più parti accusata di gonfiare il numero dei rifugiati e di prolungare artatamente lo status di profugo a chi non ne avrebbe più diritto. “Ad esempio, quasi due milioni di palestinesi che da molto tempo si sono stabiliti in Giordania e da decenni godono della cittadinanza giordana sono comunemente considerati profughi dall’UNRWA. Altri due milioni di palestinesi vivono in Cisgiordania e a Gaza, e quelli che per proprio conto risiedevano nel dichiarato Stato palestinese come cittadini sotto un governo palestinese, sono stati registrati dall’UNRWA come profughi. I nipoti e i pronipoti non hanno diritto a ereditare lo status di rifugiato solo perché il loro avo era un rifugiato. Ma secondo l’UNRWA, qualsiasi discendente di un rifugiato di sesso maschile, non importa quante generazioni e decenni siano passati, ha diritto automaticamente a essere considerato un rifugiato. Oltre il 95 per cento dei rifugiati odierni dell’UNRWA, di fatto, non era ancora in vita alla nascita di Israele nel 1948; essi non sono mai stati sfollati dalla creazione di Israele e sono considerati ‘rifugiati’ dall’UNRWA solo a causa di quella particolare prassi di ereditare lo status di rifugiato come diritto di nascita”. (Steven J. Rosen) [NdR].
3) Per capire il livello di bestialità di queste forze è indispensabile leggere le loro dichiarazioni di intenti. Qui lo Statuto di Hamas [NdR].