Come ci comunicano i colleghi di “Destaque Internacional”, il ministero cubano degli Esteri (o Minrex) ha aperto un sito internet dedicato alla prossima visita di papa Francesco all’isola, tra il 19 e il 22 settembre 2015. È lampante da parte del governo l’intenzione di manipolare l’evento a favore del regime, come già fecero le autorità comuniste – con gran rientro pubblicitario – per le visite di Giovanni Paolo II nel 1988 e di Benedetto XVI nel 2012.
Secondo il sito del Minrex, la tribuna stampa per i giornalisti che seguiranno la messa del papa in Plaza de la Revolucion potrà ospitare circa 400 persone.
Oltre agli autoelogi sul Paradiso Cubano e il mondo felice in cui vivono gli abitanti della cosiddetta isola-carcere, il Minrex non manca di sottolineare come la costituzione cubana con gli articoli 8 e 55 rispetti e riconosca la libertà religiosa.

articolo 8 – El Estado reconoce, respeta y garantiza la libertad religiosa. En la República de Cuba, las instituciones religiosas están separadas del Estado. Las distintas creencias y religiones gozan de igual consideración.
articolo 55 – El Estado, que reconoce, respeta y garantiza la libertad de conciencia y de religión, reconoce, respeta y garantiza a la vez la libertad de cada ciudadano de cambiar de creencias religiosas o no tener ninguna, y a profesar, dentro del respeto a la ley, el culto religioso de su preferencia.
La ley regula las relaciones del Estado con las instituciones religiosas.

Silenzio totale, invece, sull’articolo 66 che, di fatto, si rimangia i due precedenti:

articolo 55  – Ninguna de las libertades reconocidas a los ciudadanos puede ser ejercida contra lo establecido en la Constitución y las leyes, ni contra la existencia y fines del Estado socialista, ni contra la decisión del pueblo cubano de construir el socialismo y el comunismo. La infracción de este principio es punible.

Ovvero, la libertà religiosa non può esprimersi contro l’esistenza e gli obiettivi dello Stato socialista né contro la decisione del popolo cubano di costruire il socialismo e il comunismo. Altrimenti son dolori. La definizione delle punizioni tocca al famigerato Codigo Penal cubano, uno dei più oppressivi e orwelliani di tutti i Paesi comunisti. Nel Titulo XI, articulos da 72 a 90 (Del Estado Peligroso y las Medidas de Seguridad), si applicano sanzioni a chiunque mostri la seppur minima discordanza con il regime. Detto in parole povere, se un disegnatore satirico a caso con la sahariana si trovasse laggiù e facesse una vignetta sgradita alle autorità, ce lo leverebbero dai piedi per parecchi anni.
Comunque, la costituzione e il codice penale di Cuba sono di facile accesso, il che rende a dir poco incomprensibile il silenzio delle organizzazioni per i diritti umani, dei media e dei ministeri degli Esteri del mondo intero, inclusa la segreteria di Stato del Vaticano.