Mentre lamenta la perdita della Crimea, il governo di Kiev reprime le minoranze etniche all’interno dell’Ucraina.

La sorte degli ungheresi sparsi nei Paesi limitrofi è sempre stata una questione delicatissima per l’Ungheria. Il governo di Victor Orban ha concesso la cittadinanza a molti di loro per consentirgli di votare alle elezioni della madrepatria. “Gli ungheresi del bacino dei Carpazi hanno diritto alla doppia cittadinanza e all’autonomia”, ha affermato il primo ministro il 10 maggio scorso. “Questa è la posizione che sosterremo in sede internazionale”.
Secondo Orban, la questione delle minoranze magiare è più che mai attuale, vista la situazione della vicina Ucraina, dove vivono circa 200.000 ungheresi che hanno diritto alla cittadinanza e all’autodeterminazione. “Ed è questo che ci aspettiamo dalla nuova Ucraina che sta nascendo”. Non si tratta soltanto del parere personale di un dirigente politico: la preoccupazione per la sorte dei Carpazi ungheresi è diffusissima in Ungheria, in particolare dopo i filmati in cui si vedono le truppe del governo provvisorio ucraino che sparano sui civili, nel Bacino del Donec.
Fin dai primi giorni dell’indipendenza ucraina, i magiari hanno lottato per difendere la loro lingua e la loro cultura, ma il governo di Kiev ha sempre fatto orecchie da mercante. Gli ungheresi carpatici e ruteni (una minoranza di lingua slava “russina”) sono sottoposti a “ucrainizzazione” da oltre vent’anni e lottano a fianco a fianco. A quest’ultima etnia è persino vietato rivendicare un’identità nazionale o una forma di autodeterminazione. Dopo aver vissuto oltre un millennio in Ungheria, i ruteni sono entrati a far parte dell’Ucraina soltanto nel 1944. In Ungheria avevano proprie scuole con insegnamento nella loro lingua madre, chiuse in epoca sovietica e dopo il crollo dell’Urss.
Sotto l’Ucraina hanno subìto almeno due ondate di repressioni politiche. Il 14 marzo 1939 fu istituita l’Ucraina Carpatica, di cui divenne presidente il fantoccio dei nazisti Avgustyn Voloshyn, noto per aver spedito in campo di concentramento tutti i ruteni che rifiutavano di riconoscersi ucraini. Questo fatto storico non ha contribuito ad alimentare la loro simpatia nei confronti dell’Ucraina. In più, nel 2002 – con decreto del presidente Leonid Kuchma – Avgustyn Voloshyn è stato insignito alla memoria del titolo di Eroe dell’Ucraina.

Il 1° dicembre 1991, in Ucraina si sono tenuti in contemporanea un referendum regionale in Transcarpazia e uno generale sull’indipendenza dello Stato: il 78,8% ha appoggiato la creazione di una Transcarpazia autogovernata, non vincolata ad altre entità territoriali e amministrative. Lo stesso giorno, un altro referendum locale stabiliva, con l’81,4% di sì, di attribuire alla città transcarpatica di Beregovo lo status di distretto autonomo ungherese (i due terzi degli 85.000 abitanti appartengono all’etnia magiara). I risultati di questi due referendum locali costituiscono una base giuridica per far valere le rivendicazioni della popolazione locale.

L’alleanza civica Fidesz, al governo, e il partito nazionalista ungherese Jobbik diretto da Gábor Vona, sono tra i difensori più attivi degli ungheresi che vivono all’estero. Hanno più volte criticato le autorità ucraine per il trattamento riservato ai transcarpatici, chiedendo a Kiev la creazione di un’enclave autonoma ungherese nella regione del Tibisco. Nel 2013, in visita all’università statale di Mosca, Gábor Vona ha dichiarato che è la Russia a difendere le tradizioni europee, laddove l’Unione Europea le tradisce.

Il principale ispiratore delle battaglie autonomiste ungheresi è il movimento per l’autodeterminazione del Sud-Est ucraino. Movimento non istigato da “sabotatori” stranieri, come la propaganda di Kiev continua a sostenere, ma piuttosto dal nazionalismo del regime golpista che si rifiuta ostinatamente di ammettere che l’Ucraina è uno stato plurietnico.
La questione ungherese e quella rutena hanno parecchio in comune, così come le storie stesse dei due popoli, e potrebbero essere affrontate insieme; ma Kiev non ha né la capacità, né le risorse, né soprattutto la volontà di trovare una soluzione ai problemi delle minoranze.

La situazione degli ungheresi in Ucraina è ormai ai primi posti nell’agenda estera di Budapest. Parlando alla conferenza sulla sicurezza internazionale a Bratislava il 15 maggio 2014, il primo ministro ungherese Victor Orban ha affermato che l’Ucraina non fornisce garanzie democratiche, che non ha un piano per lo sviluppo economico ed è una minaccia per l’Unione europea. Difficilmente, secondo gli esperti, Budapest permetterà che la questione delle minoranze nazionali in Ucraina, transcarpatici in testa, cada nel dimenticatoio.

 

fonte Strategic Culture Foundation