Ultima settimana della Heiva 2016. Nella serata di giovedì, la prima, abbiamo due gruppi di ballo e due di canto; Erai Te Toa No Avera – categoria Hura Ava Tau, amatori – arrivano dall’isola di Rurutu nell’arcipelago delle Australi, il più meridionale della Polinesia Francese. Ballano l’origine del loro popolo a opera del toa (guerriero) Tanete’e il quale, preso il largo nottetempo, uscendo dal passaggio fra i coralli e navigando sempre nella stessa direzione, approda infine in questa isola. Sin da giovane Tanete’e accarezzava il progetto, apparsogli in visione come un lampo, di costruire un grande marae (luogo di culto); ma sua madre Hinanui, regina del villaggio, cercava in tutti i modi di impedirne la costruzione. Tutta la popolazione si rivolta contro Hinanui, e Tanete’e la trafigge con la sua lancia, uccidendola. Dopo questo grave fatto, il giovane parte via mare e fonda il villaggio che porta il suo nome.
I Tamarii Tuha’a Pae No Mahina celebrano la loro terra, legandola alla mitologia polinesiana: “Un grido d’uccello interpella i Mā’ohi, segno che una buona novella è in arrivo. L’uccello è l’emanazione degli dèi. È il loro messaggero… Che i denti acerbi dell’orca affilino la barriera di corallo che è in secca… Piango per la mia terra Mahina, come l’uccello piange per il suo isolotto… Che i pahu [tamburi] di Ha’avai, la terra d’origine, risuonino! Che i toere [idofoni] di Ha’apape urlino: gloria a te Mahina!”
Il gruppo Tahina No Uturoa, dall’isola di Raiatea, canta della loro montagna Tapioi che, fiera e imponente, splendendo sotto i raggi del sole alle prime luci dell’alba, sovrasta la città di Uturoa e la protegge dagli tsunami, indicando la strada ai viandanti in caso di maltempo. È l’orgoglio delle Raomata’i, le isole sottovento, per la vista che si gode dalla sua cima sulla laguna azzurra: lo sguardo spazia sulle vicine Taha’a, l’isola della vaniglia, Huahine sulla destra, Bora Bora sulla sinistra.
Il gruppo Ahoturu Nui, per la categoria Hura Tau, professionisti, sottolinea l’identità del popolo Ma’ohi.

Vau – Io

Io
Io e il mio essere
Io e la mia anima culturale
Io e la mia faccia celeste
Attraverso l’evoluzione dei tempi
Mi tengo come un angelo sulla prua della piroga celeste
Dove sono stati caricati il sapere e la saggezza
Che saranno le fondamenta del mio avvenire
Pur garantendo le raccomandazioni lasciate dai miei antenati
La solidarietà e la condivisione faranno parte dei miei assi direzionali
Il sentiero della mia cultura
Sarà il messaggio trasmesso attraverso il mondo
Vieni, vai
Arriva, parti
Io e la mia volontà
Io e la mia fiducia
Io, io, io
Il suono del corno celeste risuona attraverso i ventri dei bisognosi come nelle valli sacre
È un richiamo ancestrale
Il mormorio del vento che viene dalla natura lussureggiante, da questa madre natura e dai suoi benefici
Il calore trasmesso dal cielo attraverso di me e poi la terra
Che ciascuno rispetti la sua montagna che voi portate l’onore della vostra terra.
La danza e il canto
Sono i sacri pendoli del mio soffio celeste
La ragione per la quale io lodo la mia cultura, la mia lingua originaria,
La mia terra d’origine, fa di me l’uomo originale
I valori che i miei antenati mi hanno trasmesso
Sono quelli che io trasmetto attualmente
Io che sono originario di Tahiti dalla bruma sparpagliata
Io che sono benedetto dal sapere e dalla saggezza
Io che sono circondato da multiple conoscenze culturali celesti
L’aggiunta della treccia ancestrale fra la cultura e il suo popolo
Che completa il triangolo Ma’ohi
Il ruggito celeste e l’oceano spingono l’energia verso il suo popolo
Il fischio celeste si fa sentire
Io mi tengo davanti a te, oh mio popolo sacro della grande Tahiti
Siamo coscienti che i nostri valori non spariscano nelle profondità dell’oblio,
Per questo rientriamo sulla nostra terra natale e d’origine
Rientriamo alla sorgente
Rientriamo all’origine della creazione
Rientriamo verso l’origine della lingua
Ché la lingua d’origine è la sorgente della rinascita celeste,
Ricordate
Chi siete e da dove venite
Tu hai una lingua, tu hai una terra, tu hai una montagna