Nella 5a serata della Heiva I Tahiti si presentano per il canto i Tamari’i Vai Umete e Te Pape Ora No Pāpōfa’i in categoria tārava tahiti, Heirurutu in categoria tārava tua’a pae; per la danza Natihau in categoria hura ava tau, amatori e Tahiti Ia Ruru-Tu-Noa in categoria hura tau, professionisti.

1 TAMARI’I VAI UMETE – Categoria Tārava Tahiti, canzoni di Tahiti.
Te parau nō na pōti’i iti e ora ra i Mā’ara
Le due fanciulle della valle di Mā’ara

Gruppo del villaggio di Papeari, sull’isola di Tahiti, fondato nel 2016. Cantano la bellezza della valle di Mā’ara, dalla vegetazione lussureggiante.
Magnifica vallata, anche se addentrandosi si potevano provare brividi per i violenti venti che la spazzano da nord-est e la pioggia accompagnata da lampi. In fondo alla valle si trova il bacino d’acqua Vai-’umete, dove i ragazzi si divertono a scivolare sulle rocce per tuffasi nell’acqua. Qui vivevano due giovani fanciulle di grande bellezza, ma se qualcuno provava ad avvicinarsi, si tuffavano nelle acque del lago e sparivano. Inutile aspettare che tornassero a galla per respirare, secondo gli anziani riapparivano dall’altro lato della vallata, nella caverna Te-rua-mo’o (delle due lucertole) trasformate in questi piccoli rettili.

2 NATIHAU – categoria Hura Ava Tau, amatori.
Eaha te aura’a te i’oa puna’auia
L’origine del nome Puna’auia

Nuovo gruppo fondato dal grande Pierrot dell’isola di Rapa, artista eclettico, anche compositore e autore dei canti e del tema. I ragazzi del suo quartiere gli hanno chiesto aiuto per montare un gruppo e questo è il risultato.
Finalmente ci sarà chiaro significato di questo nome, così difficile da pronunciare per noi: Puna’auia.
Anche se molto migliorati rispetto alla prova generale, la loro prestazione è stata debole, il tema tortuoso, con fatto e antefatto non ben collegati. Avranno veramente cercato l’origine del nome del distretto? Questo di solito è legato alle peripezie del guerriero Puna.
Ballare sulla sacra scena di Toāta non è per tutti, la maggior parte degli artisti è stata tolta dalla strada e strappata alla paka (marijuana) per seguire l’arte del ‘ori (danza) con un’operazione che mi ha ricordato quella del Pinocchio Nero di Marco Baliani, a dimostrazione che esistono soluzioni esportabili ovunque.
Temuri, bel ragazzo tatuato dai capelli lunghi, era un manahune (figlio del popolo) che viveva a Fautau’a. Un giorno mentre stava pescando nella spiaggia di Faa’a incontra la bella Pere I Tai, la figlia di Maheanu’u, il re della zona. La ragazza e le sue amiche lo guardano ridendo, lui offre loro le triglie che aveva preso, inutile dire che i due si innamorano.
Il loro è un amore proibito, i manahune non potevano incrociarsi con la razza reale.

Te na’ō ra te ture tupuna (‘āita, ‘āita)
‘Āita ‘ōrua e tano e fa’aea (‘āita, ‘āita)
Manahune ‘oe huiari’i ‘ōia (E, E)
‘Āita, ‘āita e tano (‘āita, ‘āita)
Mai te mea rā e to ‘oe here iāna
Nō roto roa mai
Te hōhonura’a o tō ‘oe ‘ā’au
A ti’a (hi) a ‘aro (hi) ia tupu
(hihihihi hiaaa hihihihihiaaa)
‘Ia tupu tō ‘oe hina’aro
‘Ia tupu hi ha ia tupu hi ha

La legge ancestrale dice no, no
Voi non potete restare insieme, no, no
Tu sei del popolo lei è reale, sì
Voi non potete, no, no
Ma se il tuo amore per lei
Viene dal
Più profondo del cuore
Alzati e abbassati
Che il vostro amore si realizzi
Si realizzi
La ragazza è presa da mille dubbi:

Mauiui, mauiui
Pāto’i hia tō ‘oe here
‘ōpani hia tō ‘oe here e e ho’i e e
Mea arofa e e e e ho’i e
Noatu ra ua ‘ōpani hia
‘Āita rā ‘oe i fati e
Ua rahi a’e tō ‘oe here e
I tā ‘oe i tā ‘oe i here
Ua tano ‘a tāpe’a ‘a ‘aro
‘Ia tupu ‘ia vai noa tō ‘ōrua here

Fa male, fa male,
Il tuo amore impossibile
Il tuo amore proibito
Che pena, che pena
Anche se è proibito
Non devi soccombere
Il tuo amore per il tuo amato
è più grande
Hai ragione, lotta
Che il vostro amore si realizzi

E piti ture teie te ture tupuna e
Te ture o te here
Tei hea roa ee
Te fa’atura ee
Tei hea roa ee
‘Ia hi’o ana’e hia ‘oe
Ua reva roi ho’i ‘oe
N muri i te ture o te here e
I te ture i te ture o te here e
‘Ua pohe te ture tupuna e
‘Ua pohe i te ture o te here e

Esistono due leggi, quella ancestrale
E quella dell’amore
Qual è la più grande?
Il rispetto?
Qual è la più grande?
Quando ci guardiamo
Siamo al settimo cielo
Dietro la legge dell’amore
La legge, la legge dell’amore
La legge ancestrale è morta
La legge dell’amore ha vinto

I due ragazzi progettano di andarsi a nascondere a Tautira per poter vivere tranquillamente il loro amore, ma il tahua (sacerdote) rappresentante della legge ancestrale li ha sentiti, segue il ragazzo, lo sorprende mentre si trova sdraiato a pancia sotto con le mani sotto al mento invocando l’aiuto degli dèi e gli fracassa la testa per offrirlo al dio Perete’i sul marae (luogo di culto).

Ua pohe (‘aue) ua pohe (‘aue) ‘āita ta’ata i arofa i teie tama, mauiui (‘aue) mauiui (‘aue) ‘oe e te ta’ata mea ‘ino mau ‘oe ‘oe.

È morto, è morto. Gli uomini non hanno avuto pietà di quel ragazzo, fa male, fa male, gli uomini sono veramente cattivi.

La ragazza lo aspetta invano all’appuntamento per partire, il giorno dopo e tutte le altre sere, gli manda a dire che rinuncia al suo amore e che potrà trovare una ragazza con cui essere felice, ma scopre l’amara verità: il suo amato è morto.

Ia ‘ōutou e te mau metua e fa’aro’o mai nei, vaiho nā tā ‘ōutou mau tamari’i e ‘imi te tāne e ‘aore ra te vahine te tano nā rātou e o tā rātou i here. ‘Eiaha rā nā ‘ōutou.

Ascoltatemi genitori, lasciate i vostri figli scegliere la ragazza o il ragazzo che amano. Non spetta a voi scegliere.

Questo è l’antefatto.

La giovane cade in un profondo sconforto, i suoi genitori la portano a Ra’iatea, dove incontra Tera’imarama con il quale ha una bambina.
Dopo essere rimasta parecchio tempo lontana, incontra le vecchie amiche che credevano fosse ancora vergine; presa dalla vergogna, salta in un buco seguita dal fratello Mata’iruapuna. I due arrivano nel mondo del , tenebre, dove resteranno a vivere. Dopo due lunghi anni viene offerta a Mata’iruapuna una grande conchiglia e li obbligano a tornare nel mondo dei vivi. Vengono portati in una grotta dove, presi da un vortice, vengono trasportati dal profondo dell’oceano alla superficie del mare. Emergono a Manotahi, sono accolti da dal re Pōhuetea che organizza una festa in loro onore. Per ringraziarlo Mata’iruapuna gli offre la grande conchiglia: ascoltandola si sentiva il rumore del mare. Pōhuetea esclama: Teie pū na ‘au ia, questa conchiglia è mia, e decide di cambiare il nome del suo distretto in Pūna’auia.
Cercate il significato del nome del luogo dove abitate, è importante.
La conchiglia ha fatto una brutta fine, è stata recuperata dai missionari che l’hanno gettata in mare, facendola ritornare nel suo mondo d’origine, il pō.

3 TE PAPE ORA NO PĀPŌFA’I – Categoria Tārava Tahiti, canzoni di Tahiti.
Te papa, te hi’ipapa
Lo zoccolo, la culla

Questo gruppo vanta mama Jopa, già membro della giuria gli scorsi 2 anni, in qualità di compositrice delle musiche; nel suo hīmene rua’u è riuscita ad armonizzare un tārava degli anni cinquanta di Tautira con uno degli anni sessanta di Pirae, fondendo abilmente le due melodie. Ci narra, attraverso i testi delle canzoni, di come Pāpōfa’i, ornata da una varietà di piante protettrici e rigeneratrici, ospiti una culla particolare: invisibile a tutti, tranne chi voglia raccogliere la sua eredità culturale. Culla della cultura, dono divino, deposto in questo luogo di transizione tra orizzonte e montagna.

Da quando mi ricordi
Ero sempre stata presente…
Ben avanti di ogni cosa…
Come farmi sentire?
Come farmi capire?
Il tempo stringe!
Ascoltami tu che senti la mia voce,
Ascolta la mia storia che è anche la tua.

Io sono il cuore
Io sono l’essenza,
Io sono la roccia di fondazione.

Un tempo ero onnipresente, tutti mi conoscevano e mi capivano.
Avevo il mio posto, perché in ogni discorso,
Intervenivo,
In ogni danza, saltellavo,
In ogni musica, risuonavo,
In ogni melodia, canticchiavo,
A quel tempo avevo il mio posto, ero una fiammata ardente.
Ero viva

Sono sempre viva,
Ma lo sarò ancora domani?

 

 

4 HEIRURUTU – categoria Tārava Tua’a Pae, canti delle isole Australi.
Mōi’o Pārapu te ‘arere
Mōi’o Pārapu il messaggero celeste

Per questo gruppo il tema del coro è lo stesso del gruppo di danza, il vento tapa’o segno annunciatore del popolo dei Tānete’e. Partecipare ai canti è uno dei criteri per poter far parte di questo gruppo di ballo. L’hīmene, inno, è quanto resta dei canti polifonici polinesiani antecedenti l’evangelizzazione. Particolare lo stile di Rurutu, sottolineato dalle voci nasali dei più anziani componenti del coro.

 

 

5 TAHITI IA RURU-TU-NOA – categoria Hura Tau, professionisti.
Tāfa’i ‘I’o ‘Ura
Tāfa’i di carne e di sangue

Gruppo vincitore della Heiva del 2016, alla prima partecipazione in scena, passando immediatamente dalla categoria amatori a quella professionisti, fondato dal grande ballerino e coreografo Olivier Lenoir che ha voluto ricordare nel nome del gruppo la sua isola natale, Rurutu e quella di adozione, Tahiti, col significato di: unitevi e alzatevi!
Bella la loro prestazione, dallo stile inconfondibile, con la presenza di parecchi apparecchi scenici, dal giardino con tanto di fontana, allo squalo, all’onda dell’oceano dalla quale escono le ballerine.
Ci narrano dell’eroe Tāfa’i e delle sue imprese, focalizzandosi in quelle della giovinezza.
Figlio di Hina-Tahutahu (Hina la maga) che veniva dal mondo del (il mondo degli dèi) e di Hema del mondo dell’ao (il mondo degli uomini) è conosciuto in tutto il triangolo polinesiano.
Alla nascita era un corpo senza pelle, da qui il titolo: Tāfa’i di carne e di sangue, di colore rosso, marchio sacro del lato divino già presente in lui.
Nei giochi con i cugini riusciva sempre a primeggiare, suscitandone le invidie, come nelle gare di totoie, o tītīrāina (barchette di legno con foglie come vele, gioco che serviva a capire le tecniche di navigazione, la conoscenza dell’oceano, delle correnti, delle stelle, dei venti e delle maree). I cugini, gelosi, lo bastonano e lo sotterrano, scatenando l’ira di sua madre Hina-Tahutahi. Suo padre Hema, sdegnato, sale sul monte ‘Ā’ā’ura, ma viene rapito dagli spiriti maligni Matua-uru e portato nel pō. Tāfa’i va alla ricerca del genitore e sfida la mangiatrice di anime ‘Ui, cieca guardiana della porta dell’aldilà.

Ia ora tā’u mata ia ‘oe, e roa’a ia ‘oe tō metua,
Io ritrovo la vista, tu ritrovi tuo padre,

Questo il patto fra i due che Tāfa’i onora salendo su una palma di cocco e lanciando due frutti per rompere la dura crosta che si era formata sugli occhi di ‘Ui e le impediva di vedere. L’ultima delle figlie di ‘Ui, la stella del mattino, confida in segreto a Tāfa’i dove si trovi il padre che lo trova sulla montagna a Farefare-mata’i, in una fossa, coperto degli escrementi che ogni giorno gli spiriti maligni riversano su di lui. Tāfa’i li aspetta, li imprigiona nella sua rete e brucia tutti i Matua-uru. A Hema erano stati strappati gli occhi per illuminare le due figlie di Ta’aroa mentre intrecciavano le stuoie. Tāfa’i si traveste da lebbroso, riconosce fra i tanti gli occhi del padre, li arraffa e scappa precipitosamente. Rende gli occhi al padre e insieme tornano nel mondo dell’ao. L’impresa è compiuta.