Note sull’annessione all’Italia


II 23 maggio 1915, cioè all’inizio della prima guerra mondiale, il dr. Julius Perathoner, sindaco di Bolzano-Bozen, fece affiggere il seguente manifesto:

“An meine Mitbürger!
Unser Vaterland befindet sich seit gestern im Kreigszustand mit unserem südlichen Nachbarn, mit welchem wir seit 40 Jahren in ungestörtrm Frieden, seit mehr als 30 Jahren in einem eugen, ungestörten Freundschafts – und Bunde-sverhältnisse leben. Unser enges Heimatland wird das Ziel seines blutigen Angriffes sein.
Ich teile mit allen meinem Mitbürgern due Gefühle, die sie angesichts dieses Friendensbruches gegen die Schuldtragen den beherrscgen.
Was ich aber nicht befreiten könnt u. auf das schwerste missbilligen müsste, wäre eine Übertragung dieser gefühle auf die wenig zahlreichen Beroher italienischer Zunge oder Abstammung, die gleich uns Bürger dieses Staates sind oder lediglich in Ausübing ihres friedlichen Berufes in unserer Mitte wohnen. Jeder Betätigung eines solchen Gefühles in Form einer Verletzung würde in Schärfster Weise entgegengetreten werden, abgesehen davon, dass ein solches Vorgehen die deutsche Bürgerschaft Bozens verunehren würde”.

 

“Ai miei concittadini!

La nostra patria da ieri si trova in stato di guerra con i nostri vicini a sud, con i quali da 40 anni viviamo in indisturbata pace e da oltre 30 anni con strette, tranquille relazioni d’amicizia e cooperazione.
Il nostro piccolo territorio sarà la meta del suo sanguinoso intervento.
Condivido con tutti i miei concittadini i sentimenti che essi nutrono contro i responsabili di questa violazione della pace.
Ciò che non potrei mai condividere e dovrei biasimare senza riserve, sarebbe però il trasferimento di tali sentimenti sui pochi abitanti di lingua e di origine italiana che come noi sono cittadini di questo stato o più semplicemente ci risiedono per esercitare pacificamente la loro professione.
A prescindere dal fatto che ogni attuazione di tali sentimenti disonorerebbe la popolazione tedesca di Bolzano, qualora dovessero verificarsi vie di fatto, queste verrebbero punite col massimo rigore”.

Il 7 agosto 1920 si svolse alla Camera dei Deputati il dibattito sul trattato di Saint Germain, che aveva sancito l’annessione del Südtirol all’ltalia. È interessante considerare il comportamento dei deputati socialisti. L’on. Cicotti disse tra l’altro: “Corrisponde ad un atto di giustizia concedere alla popolazione sudtirolese il diritto di decidere mediante il plebiscito”. L’on. Riboldi presentò dal canto suo una risoluzione nella quale il governo italiano veniva invitato ad effettuare un plebiscito nel Trentino e in Sudtirol, nonché a rimandare, dopo tale votazione, l’applicazione del trattato di Saint Germain. L’on. Treves insistette pure sulla consultazione popolare, definendo ridicole le motivazioni di carattere strategico-militare. Filippo Turati propose di tenere separate le province di Trento e Bolzano/Bozen, di istituire una commissione di sette deputati, la quale avrebbe dovuto formulare proposte entro il 30 novembre per le regolamentazioni da adottare in ordine alle diverse situazioni locali.

Anche il Partito Popolare non rimase inerte. Tramite l’on. Mattei-Gentili fu presentata la seguente risoluzione: “la Camera riconosce che il trattato di Saint Germain non corrisponde ai principi che dovrebbero operare per la pace tra i popoli (…), ma decide ugualmente di ratificarlo per non ritardare l’incorporazione dei territori liberati. La Camera invita il Governo, unitamente al Parlamento, a prendere provvedimenti per gli ordinamenti delle nuove province sulla base della massima autonomia locale ed in accordo con i deputati di quelle terre, appena essi saranno giunti al Parlamento (…).
E’ nostro dovere, e perfino nostro interesse, ascoltare la voce della popolazione tedesca a dare a questa le strutture cui essa aspira nell’ambito del Regno”.
La risoluzione proponeva un’autonomia che “garantisse lo sviluppo economico e proteggesse la popolazione tedesca contro ogni tentativo di snazionalizzazione, cosa che comunque non corrisponde nè alle tradizioni, nè alle intenzioni degli italiani”.

L’annessione del Südtirol passò con 170 voti favorevoli e 48 contrari. Su 500 deputati se ne erano dunque presentati al dibattito 218: meno della metà. In particolare fu notato l’assenteismo, come oggi si direbbe, dei deputati socialdemocratici: 59 presenti su 155. Se ciò non fosse avvenuto, ben diversa sarebbe stata la votazione: forse sarebbe mancata una maggioranza qualificante.