Raccogliendo l’appello della commissione Affari Esteri dello HDP (Partito Democratico dei Popoli), l’Ufficio Informazione del Kurdistan in Italia chiede, in particolare a esponenti delle istituzioni e delle organizzazioni per i diritti umani, di partecipare a una delegazione che il più urgentemente possibile si rechi nella zona di Nusaybin, città sotto coprifuoco totale (24 ore) da ormai quasi 80 giorni.
Questa la situazione: mentre da tempo l’esercito turco bombardava indiscriminatamente interi quartieri, il 26 maggio le Unità di Protezione Civile (YPS) curde dichiaravano pubblicamente di aver lasciato la città il giorno precedente per evitare ulteriori sofferenze alla popolazione. Ma, nonostante questo cessate il fuoco unilaterale delle YPS, gli attacchi si sono ulteriormente intensificati.

Nusaybin
Nusaybin è uno dei 10 distretti della provincia di Mardin, nel sud-est della Turchia.

Mentre le unità speciali della polizia turca e i militari continuano a bombardare e sparare, HDP e alcune organizzazioni della società civile stanno cercando di impedire che qui si ripetano altri massacri come quelli avvenuti a Cizre, dove almeno duecento persone erano state bruciate vive negli scantinati dalle forze di sicurezza. In particolare tentano di garantire un’uscita di sicurezza dall’area assediata per i civili.
In base ai dati forniti da HDP, una settantina di persone, tra cui molti bambini, erano riuscite a uscire dalla città, ma sono state immediatamente fermate e arrestate dai turchi. Avvocati, familiari e il deputato HDP di Nusaybin, hanno dichiarato che molti dei fermati sono stati sottoposti a tortura.
Una conferma che le esibizioni di umanità da parte delle forze di sicurezza nei confronti dei prigionieri (come quelle che si sono viste nei media) sono solo propaganda.
Intrappolati sotto i bombardamenti o torturati dai carcerieri, gli abitanti di Nusaybin sembrano non avere scelta. Per questo HDP chiede alla comunità internazionale di “tenere sotto attenta osservazione la situazione a Nusaybin, usare tutti i mezzi a sua disposizione per fermare le torture alle quali sono sottoposti i detenuti, e fermare il fuoco e il bombardamento indiscriminato contro la città”.
È quindi quanto mai urgente che una delegazione qualificata si rechi al più presto a Nusaybin per verificare quanto sta avvenendo e impedire ulteriori violazioni dei diritti umani.

Nusaybin

N O T A

UIKI onlus organizza gruppi di 3-4 persone che dovrebbero recarsi nella zona di Nusaybin e restarci per 3 o 4 giorni. Le spese sono a carico dei partecipanti. L’adesione deve pervenire entro il 2 giugno.