Domenica 11 gennaio, il governo francese ha organizzato una manifestazione di solidarietà cui hanno partecipato un gran numero di leader stranieri e i partiti politici del Paese, aderendo tutti insieme a “un’unione sacra” (espressione che ricorda la prima guerra mondiale) contro i massacri perpetrati al giornale “Charlie Hebdo” e al supermercato kosher.
Tutti i partiti erano presenti, tranne uno: il Front National (FN) di Marine Le Pen, apparentemente escluso perché non condivide i “valori repubblicani”. In realtà, gli è stata preclusa la partecipazione perché è contrario all’immigrazione. Inoltre, la classe politica francese teme che esso guadagni consensi in seguito alle stragi. Allo stesso modo, nei giorni scorsi, il governo ha vietato una manifestazione organizzata dall’associazione laicista Riposte Laïque che al grido di “Fuori gli islamisti” ne chiede l’espulsione.
Sebbene io sia un liberale classico, con tendenze libertarie, che si colloca al centro del Partito Repubblicano americano, accolgo con favore la notizia del rafforzamento del Front National e di molti altri partiti disprezzati per le loro posizioni di “estrema destra”. E vi spiego il motivo.
Se è vero che alcuni partiti europei hanno effettivamente una connotazione fascista, soprattutto Alba Dorata in Grecia e Jobbik in Ungheria, le altre formazioni oggetto di critiche sono in realtà populiste e ribelli, spesso con dei programmi economici di sinistra, con particolare attenzione al welfare state. Questi partiti sono centristi creativi, formando una nuova combinazione che attinge a destra e a sinistra per quanto riguarda le loro politiche e i loro sostenitori. Essi rappresentano la risposta sana, normale, legittima e costruttiva di una popolazione sotto pressione. Inoltre, dicono ciò che molti pensano.
Per esempio, nel caso delle ultime atrocità, Marine Le Pen è stata, come al solito, la sola tra i leader francesi ad avere il coraggio di prendere posizione e identificare la causa di quanto accaduto: “Stiamo combattendo un’ideologia, quella del fondamentalismo islamista”. Al contrario, il presidente François Hollande ha mentito spudoratamente: “Coloro che hanno commesso questi atti, questi fanatici, non hanno nulla a che fare con la religione musulmana”. Il premier Valls ha fatto un po’ meglio dicendo: “Siamo in guerra (…) contro l’Islam radicale”.
Oltre al Front National francese, partiti del genere includono il Partito per l’Indipendenza del Regno Unito, il Partito del Popolo svizzero, il Partito della Libertà austriaco, Alternativa per la Germania, il Partito del Popolo danese, il Partito del Progresso (Norvegia), i Democratici Svedesi, il Finns Party e – in testa al gruppo – il Partito della Libertà (Olanda), fondato da Geert Wilders, che a mio avviso è il più importante uomo politico europeo.
Sono due le preoccupazioni in cima ai loro programmi: l’Unione Europea e l’islamismo. L’UE suscita reazioni negative per svariate ragioni; gli inglesi vogliono uscire dall’Unione, i tedeschi vogliono sborsare meno denaro per gli altri, i greci desiderano meno austerità, tutti si sentono oppressi dall’esperimento sovrannazionale avviato in punta di piedi nel 1951 come Comunità Europea del Carbone e dell’Acciaio (CECA). Solo i burocrati dell’UE e i benestanti, lontani dalle realtà della vita quotidiana, sostengono che le cose vanno bene.
In merito all’islamismo, la risposta in Europa è la stessa. Dalla Spagna alla Norvegia, si sente parlare della presenza di troppi immigrati, troppe concessioni, troppi mali in seno alla società, troppa supremazia islamica, troppa sharia e troppa violenza. Un numero crescente di europei teme l’islamismo, soffre per la perdita della propria cultura nazionale ed è preoccupato del futuro dei propri figli.
I partiti tradizionali, i media e il mondo accademico hanno avviato una campagna di denigrazione, emarginazione e ostracismo contro questi partiti per metterli al bando, come se fossero i nuovi nazisti. Questo comportamento è pericoloso e futile. Pericoloso perché, negando loro l’accettabilità e il rispetto, i membri di questi partiti saranno più propensi a esprimersi attraverso l’estremismo e la violenza. Futile perché i numeri di questa legione sono inesorabilmente in aumento. Per esempio, i Democratici Svedesi hanno visto raddoppiare il loro sostegno in ognuna delle ultime quattro elezioni. Marine Le Pen e Geert Wilders sono in testa ai sondaggi nei loro rispettivi paesi. Se questi partiti continuano a fare incetta di nuove adesioni, molti di essi in breve tempo avranno voce in capitolo nei Paesi europei.
Anziché lanciarsi in insulti e tentativi di emarginazione, le istituzioni dovrebbero esortare i partiti populisti a moderarsi, a ingentilirsi e a partecipare pienamente al processo politico. Anche se tali partiti tendono a essere indisciplinati, annoverando qualche elemento paranoico e inaccettabile, stanno imparando man mano a diventare più rispettabili. Sì, è vero, molte di queste formazioni hanno un passato discutibile, ma è così anche per i partiti di lunga data in paesi come la Francia e la Svezia.
Che siano benvenuti o meno, i ribelli stanno arrivando. Il futuro sarà migliore per tutti se questi partiti svolgeranno il loro ruolo beneficiando della cooperazione dell’establishment, senza essere più denigrati. Essi meritano cortesia e rispetto.

 

23 gennaio 2015 – www.danielpipes.org
traduzione di Angelita La Spada