In Val Formazza sopravvive il walser, nonostante le pressioni esercitate dalla lingua e dalla cultura italiane: esso continua ad essere il codice linguistico preferito dalle generazioni di mezzo e dagli anziani; purtroppo si nota un preoccupante abbandono dell’uso da parte dei giovani.

Secondo i dati da me raccolti in un’inchiesta atta a rilevare la situazione attuale del pumattertic (questo è il nome del dialetto walser della Val Formazza), svolta nel maggio 1981, risulta che ha competenza attiva (cioè usa, più o meno, abitualmente il tic) il 54,16% degli abitanti, ha competenza passiva (cioè è in grado di capire un normale discorso in tic). L’ 11,65% e non ha alcuna conoscenza del dialetto il 33,98%. Se si osserva la provenienza degli attuali abitanti della Val Formazza, dei loro genitori o dei loro nonni, se i genitori, pur essendo Formazzini, non sono a loro volta figli di Formazzini, risulta che tutti i residenti dai 25 anni in poi, e che siano figli di Formazzini, sono in grado di parlare, o per lo meno di capire, il tic. L’essere figlio di genitori entrambi formazzini, oppure di padre forrnazzino e di madre proveniente da altre colonie walser, risulta essere attualmente la condizione indispensabile, salvo rarissimi casi, per avere competenza attiva del dialetto. D’altra parte è notevole il numero di giovani al di sotto dei 24 anni che, pur essendo figli di genitori formazzini con competenza attiva, non hanno alcuna conoscenza del dialetto. Le cause dì questo fenomeno sono molteplici, ma possono essere sintetizzate in una, cioè il desiderio di adeguarsi ai canoni imposti dalla civiltà del benessere, diffusa in valle dai massmedia; non va poi trascurato, come causa dell’abbandono del dialetto, l’aumentato afflusso di turisti italiani, che in alcuni casi ancor oggi considerano il valligiano doppiamente inferiore, per la sua condizione di montanaro e per la sua diversa cultura. Se poi, sempre tenendo conto della provenienza di ciascun abitante, si prende in considerazione il titolo di studio, si rileva che, allo stato attuale, l’aumento del grado d’istruzione non costituisce un grave impedimento alla sopravvivenza del tic, che invece è minacciato dallo stanziamento in valle di persone provenienti dall’esterno e dai coseguenti matrimoni misti, Il comportamento linguistico e la relativa scelta del codice da parte degli abitanti di Formazza, con competenza attiva del dialetto walser, sono strettamente legati alle conoscenze linguistiche dell’interlocutore, ma variano anche a seconda dell’argomento che viene trattato. In presenza di un interlocutore con competenza attiva del tic viene usato il dialetto walser per affrontare argomenti riguardanti la vita sociale e affettiva e i lavori agricolo-pastorali, mentre di norma viene usato l’italiano in presenza di persone che non parlano il tic e quando gli argomenti trattati non sono legati alla cultura tradizionale. In quest’ultimo caso l’uso dell’italiano è reso necessario dalla mancanza di adeguati termini nell’altro idioma. In presenza di un interlocutore non tedescofono o con competenza passiva del tic, il Formazzino ricorre all’uso dell’italiano o del dialetto ossolano a seconda dei casi. Naturalmente usa il tic, anche nelle conversazioni con interlocutori di competenza passiva, nel caso desideri non essere compreso da altri ascoltatori o voglia usare espressioni dialettali particolarmente significative e appropriate. Nelle famiglie in cui tutti i componenti, indipendentemente dall’età, hanno una competenza attiva del dialetto, viene parlato ancora regolarmente il tic; nei casi in cui i figli o l’altro coniuge parlino solo italiano, il dialetto viene usato solo in assenza dei non competenti o nei contatti con gli altri abitanti del paese.