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Il ministro italiano degli Affari Regionali Erika Stefani e il governatore lombardo Attilio Fontana.

Il primo faccia a faccia tra la delegazione lombarda e quella del ministero degli Affari Regionali è andato in scena ieri pomeriggio a Roma. Ed è stato molto positivo. Da un lato del tavolo il ministro leghista Erika Stefani (che nei giorni scorsi aveva incontrato il veneto Luca Zaia), dall’altro il governatore Attilio Fontana e l’assessore all’Autonomia Stefano Bruno Galli. Tema dell’incontro, la ripresa delle trattative per il trasferimento di competenze e risorse da Roma a Milano, a seguito del referendum autonomista dello scorso 22 ottobre.
Nonostante la giornata piovosa la riunione è stata descritta dai presenti come molto positiva, visto che sono state gettate le basi per i prossimi appuntamenti. Si è trattato, insomma, di una chiacchierata conoscitiva, nel corso della quale alcuni tecnici del ministero hanno espresso apprezzamento per il tipo di percorso scelto dalla Regione per arrivare all’autonomia, spingendosi a dare una sorta di leadership (anche in fatto di tempistica) alla Lombardia.
Attenzione, però, perché alle chiacchiere seguiranno molto presto i fatti. Tra dieci, massimo quindici giorni, una nuova delegazione guidata da Stefano Bruno Galli tornerà a Roma per iniziare a incontrare i tecnici dei vari ministeri. Si partirà dalle cinque materie oggetto dell’accordo tra Maroni e il governo Gentiloni (politiche del lavoro, istruzione, salute, ambiente e rapporti con la UE) e poi si aggiungeranno le altre. L’obiettivo è quello di arrivare per la fine dell’anno con lo schema chiaro delle competenze da devolvere alla Lombardia. Il 2019, invece, sarà quello della cesellatura dell’accordo e del raggiungimento dell’Autonomia col voto in Parlamento.
Uscendo dal ministero è stato il governatore Fontana a fare il punto della situazione, confermando che non si è parlato solo delle cinque competenze già in essere: “Faremo una richiesta formale al ministro perché si estenda la discussione anche ad altre: tutte e 23 forse no – ha rivelato il governatore – c’è qualcosa che non riteniamo sia utile, però ci avvicineremo molto alle 23”. Le materie poco “utili” sarebbero quelle minori, tipo l’autonomia sportiva o le competenze relative ai giudici di pace, che poco inciderebbero nella vita dei cittadini.
Un altro tema sul quale Fontana ha puntato molto è quello del percorso “differenziato’’che la Lombardia seguirà rispetto alle altre regioni che sono al tavolo (Veneto ed EmiliaRomagna). “Si tratta di un’autonomia a velocità differenziata” nel senso che, pur seguendo tutti la stessa procedura “ogni regione farà le richieste che ritiene più consone al proprio territorio”. Conclude Fontana: “Con questo ministro è stata un’interlocuzione molto positiva e molto semplice”. Una sensazione corrisposta anche da Erika Stefani: “è stato un incontro estremamente proficuo. Abbiamo ripreso le fila della pre intesa. Il governatore della Lombardia Attilio Fontana ha formulato anche delle ulteriori richieste allargando il contenuto dell’autonomia. Io ho manifestato la più totale disponibilità a verificarle, a trattarle, ad aprire i tavoli tecnici”.
Soddisfatto anche l’assessore Stefano Bruno Galli, il padre del referendum: “Si tratta di una nuova pagina nella storia del regionalismo italiano. Una pagina bianca, tutta da scrivere”. Galli ha poi ringraziato il ministro che si è complimentata con la Lombardia per aver previsto, unica delle 15 regioni ordinarie, un assessore all’Autonomia.
Dal Consiglio Regionale Dario Violi (5 Stelle) ha tuonato: “Il mandato che ha Fontana è di discutere tutte e 23 le materie, lo rispetti”; Forza Italia, per bocca del suo capogruppo Gianluca Comazzi, ha ribadito: “soddisfazione” per il percorso intrapreso da Fontana e ha confermato che “FI offre il suo pieno sostegno al presidente, affinché in futuro gli enti locali possano godere di maggiore indipendenza nella gestione delle risorse e delle singole materie in esame”.

Fabio Rubini, “Libero”.