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The slave ship, la nave negriera, di William Turner (1840). Particolare.

Molto bene: sembra che le “rivelazioni” (per alcuni, un segreto di Pulcinella da quel dì) sulle ONG che fanno servizio ferry dalla Libia alle coste siciliane stiano finalmente circolando, e che persino qualche procura italiana stia cominciando a indagare sul traffico di esseri umani. Del controllo investigativo sulle rotte contrabbandiere di trasporto dei clandestini si era occupata dapprima la fondazione Gefira, ripresa da noi e da alcuni quotidiani; tra i quali non troverete la tricefala testata del CorRepuSta, mentre – dimostrando che è più deontologicamente professionale annunciare che Cristo è morto di freddo piuttosto che tacere la notizia – il “Fatto Quotidiano” ha raccontato per filo e per segno delle navi ONG, dei loro nomi, degli armatori, delle faconde chiamate telefoniche tra scafisti e negrieri, salvo poi concludere che è tutta una bufala.
A dire il vero, per ora l’unico a prendersi il maggior merito di questi sforzi investigativi e giornalistici è un giovanotto che, trasmettendo da camera sua, si becca milioni di visualizzazioni su YouTube raccontando i fatti scoperti da altri senza nemmeno ringraziarli per il loro lavoro. Intendiamoci, se serve lo slang “social” a far capire che bande di criminali i clandestini ce li vanno a raccattare per motivi abietti, ben venga (sebbene lo youtuber non sembri comprendere chi stia realmente dietro questo traffico). donadeiRimane l’irritazione di chi fa questo per lavoro, seriamente e con professionalità, e non riesce a raggiungere manco un decimo di quell’audience perché – dicono – sono argomenti di nicchia, da studiosi, da persone colte… A parziale consolazione, il nostro Roberto Ghislandi – grande esperto di marketing e divulgazione online – ci ricorda che dietro i “ragazzini” che in modo misterioso diventano star di YouTube ci sono spesso dei gruppi economici, con tecnici e guru che li promuovono. Se è così, ci auguriamo che l’argomento “clandestini e negrieri” non venga poi cavalcato per motivi che non siano la semplice divulgazione della verità.

Passatori in ottima salute

Detto ciò, riprendiamo i dati che Gefira va attentamente vagliando anche nel 2017. Il traffico di uomini che stanno conducendo le ONG in collaborazione con il governo italiano è in felice espansione: +57% rispetto ai primi mesi dell’anno scorso. La percentuale dei clandestini trasportata dalle navi ONG è passato dal 5% all’attuale 50% circa, a dimostrazione che nel Mediterraneo meridionale costoro stanno sostituendo i contrabbandieri.
Anche il “Giornale” ha condotto una sua inchiesta, riferendo che i trafficanti, quelli nordafricani, ricevono da 2500 a 3000 euro a soggetto per organizzare una spedizione dalla Libia (ma anche da Tunisia, Egitto e Siria). Presi i soldi, al resto pensano loro: vestiti, cibo, droga (normale, no, che la gente che arriva qui abbia bisogno di stupefacenti?). Stivano circa 45 persone su un catorcio di legno, fanno poche miglia, ed ecco l’incontro – o per meglio dire, l’appuntamento – con la “nave umanitaria” di turno. Viene spontaneo un consiglio al lettore, senza fare nomi: controllate le organizzazioni proprietarie di questi traghetti onlusiani e ricordatevene, quando verranno a chiedervi di fargli beneficenza…

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Italia maglia nera d’Europa: gli arrivi di migranti nei principali Paesi europei (in nero 2017, in grigio 2016). Mentre il resto d’Europa registra un calo nel numero di profughi in arrivo per gli accordi UE-Turchia e la chiusura della rotta balcanica nel marzo 2016, in Italia gli sbarchi aumentano. (A cura di Eleonora Vio per Panorama.)

Un aspetto che potrebbe mettere in confusione il cittadino apota, e su cui sorvola la stampa, è l’apparente incongruenza tra la xenomania dell’Unione Europea e il fatto che da qualche tempo i suoi organi accusino l’Italia di non procedere alle espulsioni. Da una parte, che un’Italia in mano a un partito comunista di dimensioni insolite per l’Occidente sia più realista del re non c’è dubbio. Dall’altra, come ben analizza Gefira, è bensì vero che “Frontex e il commissario europeo Dimitris Avramopoulos premono per un’accelerazione dei rimpatri, ma ciò non significa affatto che la Commissione Europea aspiri a interrompere l’afflusso: vogliono semplicemente trasformare l’immigrazione caotica in un trasferimento di massa ben organizzato”. In una conferenza a Ginevra, lo stesso Avramopoulos ammetteva che l’obiettivo è la creazione di hotspot sulle coste africane dove gli immigrati possano cercarsi un lavoro e un futuro in Europa. Il forsennato aggiungeva: “I Ventisette nei prossimi anni avranno bisogno di 6 milioni di immigrati”!. 1) Ovviamente per sopperire alla terribile fame di manodopera del continente, con il suo 10% circa di disoccupati.

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Dimitris Avramopoulos.

Ma quale economia…

Sul tema lavoro, ecco una piccola considerazione da indirizzare ai politici e soprattutto agli economisti alla Giavazzi, per i quali gli uomini solo solo numeri: vi siete chiesti perché mai nessuno abbia aperto una fabbrica o delocalizzato un’attività in Africa? Se non pensate che sia per il clima o le zanzare ma per la manodopera, riflettete sulla trovata di puntare su milioni di lavoratori di quella provenienza. Sia chiaro, non intendiamo dire che gli africani facciano male ad affrontare il “lavoro” in modo diverso dal nostro, o a non affrontarlo affatto, 2) soltanto che le due visioni non sono del tutto compatibili. Come non è compatibile con l’Africa il nostro modo rapinoso e deumanizzato di intendere l’economia, per capirci. Cogliamo l’occasione per ricordare che l’antropologia come la pratichiamo noi, quella “etnica”, non si discosta tanto da quella culturale classica: anche noi presupponiamo che lo studioso debba mantenere un “distacco” relativista dalle comunità umane prese in esame; quello che facciamo in più è studiarle in rapporto tra di loro, capire se la convivenza sia possibile, a maggior ragione se deve avvenire a domicilio di una delle due; e ancor più quando la convivenza è imposta da multinazionali del potere finanziario o da folli progetti di ingegneria genetica. E noi non intuiamo ma sappiamo perfettamente che questa convivenza sta andando malissimo e finirà ancor peggio.
Ma poi, di che “lavoro” stiamo parlando in definitiva? “Lo scopo economico che sta dietro la politica delle frontiere aperte”, spiegano gli analisti di Gefira, “è fornire manodopera a basso costo alle aziende europee e contrastare la scarsità della forza lavoro dovuta all’invecchiamento della popolazione”. Una logica umanitaria col fischio, ma soprattutto scientificamente infondata. Tra i tanti elementi: con il progredire dell’automazione stanno diminuendo i posti di lavoro non qualificato. Sicché la migrazione di massa pianificata dalla UE finirà per tradursi in milioni di individui del terzo mondo che dipenderanno dal già oberato welfare dei nostri Stati: i dati OCSE indicano ormai che nei Paesi a elevata immigrazione, come Francia, Belgio, Olanda, Italia, Germania, la disoccupazione è almeno il doppio tra gli stranieri rispetto ai locali. 3)
E tornano in mente le parole di quel gigante tra i nani che ci ha appena lasciati, Giovanni Sartori: “Non si è mai visto un edificio politico più stupido di questa Europa. È un mostro. Non è neppure in grado di fermare l’immigrazione di persone che lavorano al 10 per cento del costo della manodopera europea, devastando l’economia continentale. Non è questa la mia Europa”.

ong trafficanti Giovanni-Sartori
Il politologo Giovanni Sartori, scomparso a 92 anni il 1° aprile scorso, era considerato il padre delle scienze politiche. È stato un fiero e coraggioso avversario delle invasioni migratorie e dello ius soli, pagando con episodi di ostracismo da parte della stampa di regime.

 

N O T E

1) Qualche tempo fa, “Die Welt” ha rivelato che l’olandese Rutte e la Merkel si erano messi d’accordo con Erdogan per introdurre dalla Turchia in Europa fino a 300.000 rifugiati l’anno, senza peraltro comunicarlo agli altri membri della UE.
2) Un’informazione europea falsa, fuorviante e anche crudele – cui non sono estranei i dirigenti del Vaticano – ha lasciato intendere ai giovani africani che qui troveranno una sorta di bengodi, più che “lavoro” (che infatti non c’è). Chi ha contatti con gli ospiti dei cosiddetti centri di raccolta può notare come ben pochi di loro aspirino a trovare impieghi o a organizzarsi qualche forma di futuro: gli interessi vanno dalla connessione wifi, al cibo, alle attività nel tempo libero… quelli, diciamo così, leciti. Per il resto, credere che tanti di loro cadano “vittime” della criminalità significa avere un cuore puro e nessuna conoscenza della natura umana.
3) Sono dati ufficiali, ma riteniamo che siano lontanissimi dalla realtà, almeno in Italia. Chi abita in grandi città padane, come Milano, Torino, Genova o Bologna, sa che c’è un esercito di stranieri che si aggirano a tutte le ore del giorno e della notte senza essere impegnati in alcuna mansione.

 

BIBLIOGRAFIA

Giovanni Sartori, La corsa verso il nulla. Il grande politologo affronta alcuni temi cruciali del nostro tempo: la crisi della politica, i labili confini tra libertà e dittatura, il conflitto di culture e di civiltà fra islam e cristianesimo, la guerra terroristica e la guerra al terrorismo, l’ondata migratoria e il diritto di cittadinanza.
Mario Giordano ci offre una carrellata dei soggetti che si muovono dietro il Grande Business dei Profughi: milioni e milioni di euro (denaro dei contribuenti) gestiti dallo Stato in situazione d’emergenza. E proprio per questo sfuggiti a ogni tipo di controllo. Dunque finiti in ogni tipo di tasca, più o meno raccomandabile. Si parla spesso di accoglienza e solidarietà, ma è sufficiente sollevare il velo dell’emergenza immigrazione per scoprire che dietro il paravento del buonismo si nascondono soprattutto gli affari. Non sempre leciti, per altro.