philippe daverio europa dei popoli

Professor Daverio, lei sembra essere uno del pochi ad avere le idee chiare sull’Europa…
A dire la verità non c’è più un dibattito sull’Europa: s’è fermato negli anni ‘60. Ormai l’Europa discute di curvatura delle banane e di impostazione finanziaria».

Ci perdoni: ma così sembra un populista!
Devo cavalcare l’onda populista per uscirne. Vorrei un’altra Europa. che abbia una comunanza di interessi, che sappia affrontare i problemi paralleli come i flussi dei migranti, un’Europa che deve dotarsi di un esercito europeo, che sia integrata e integrativa e non solo franco-tedesca. Sa da dove viene la fragilità di questa Europa?.

Da dove?
Dalla fragilità del terzo attore, che è l’Italia! I trattati sono stati firmati a Roma, Spinelli ha fatto il Manifesto di Ventotene!

L’Italia non ha politici all’altezza?
Non si parla più di queste cose, sia perché l’Europa si occupa di curvatura delle banane, ma anche per la fragilità del nostro personale politico. Abbiamo fatto rare buone figure, per esempio con Prodi, Monti (che in Italia è stato meno bravo). Anche Tajani sta facendo bene. Se oggi l’Italia dà 100 lire all’Europa ne riceve 30, mentre i tedeschi ne danno 100 e ne prendono 110: serve una classe politica capace.

Cosa pensa delle battaglie autonomiste di Lombardia e Veneto?
Sono un fautore dell’Europa dei popoli e delle regioni. L’unico modo di fare l’Europa, lo disse
Churchill nel 1947, è quello delle Regioni!

Non tutti, a Bruxelles, la pensano così.
Prendiamo in considerazione Juncker, che tira le orecchie ai catalani. Ma i catalani sono 9 milioni
mentre Juncker arriva da un Paese di 400mila abitanti. Più o meno come i residenti in zona Sempione a Milano. Il Lussemburgo è indipendente da un paio di secoli e dimostra che l’Europa dei popoli è più vecchia di quella delle nazioni, nata a Westfalia nel 1648. Mi offro per fare un corso di aggiornamento sulla storia dell’Europa ai parlamentari italiani.

In questo scenario, cosa possono fare Lombardia e Veneto?
Da un anno faccio una proposta che può sembrare indecente, ma penso che Venezia possa salvare l’Europa.

Addirittura! E come?
Deve diventare la terza capitale dell’Europa dopo Bruxelles e Strasburgo! Dev’essere protagonista, la capitale dell’Europa mediterranea. Non un semplice pezzo d’Italia. Venezia è Venezia.

Così pare un leghista!
E no! Io vado ben oltre al leghismo, i leghisti hanno il difetto che studiano poco, hanno scarsa applicazione. Ma dalle pulsioni rozze sono nascoste le vere energie. Pensiamo alla DC tedesca: non è semplicemente nazionale, ma c’è una DC nazionale e una bavarese. La CDU e la CSU. E poi…

Poi?
L’unico stato europeo molto accentrato è la Francia, ma le forze regionaliste stanno emergendo anche li.

Cosa pensa della Lega?
La Lega di Salvini mi sembra disordinata. sta rincorrendo il consenso perduto. Direi che è in fase
pubblicitaria e non progettuale. Salvini lo apprezzo, è un ragazzo sveglio, lo conosco. Ma non ha
una visione, è più bravo nella tattica che nella strategia.

Ha votato il referendum autonomista?
Sì, anche perché sono un europeista convinto! Vorrei che accada quello che negli USA succede per i senatori. Quando danno la parola a uno di loro, parlano di “senatore del Maine” e non, per esempio, di “senatore Jefferson”. Capisce? Non dicono il nome ma lo stato di appartenenza!

Nel nostro futuro, saremo in Europa come lombardi o veneti e non come italiani?
Spero diranno “parla il senatore del Veneto”. E parlerei veneziano! D’altronde c’è il traduttore dall’olandese, perché non dal veneziano? E sa cosa le dico?

Prego.
Viva la Catalogna libera! L’indipendenza spingerà gli altri spagnoli a impegnarsi e a lavorare di più.

Si dice la stessa cosa per la Sicilia, dopo l’eventuale autonomia lombardo-veneta.
“Save Italy!”. Serve un piano di rilancio del Sud. Va restaurato, trasformandolo nella California d’Europa.

 

Matteo Pandini, “Libero”.