È uscito come terza edizione – ma grazie alle numerose integrazioni avrebbe potuto essere un libro a sé stante – 1866: LA GRANDE TRUFFA. Il plebiscito di annessione del Veneto all’Italia, di Ettore Beggiato, Editrice Veneta. Si tratta del resoconto, storicamente inappuntabile, di una votazione falsa e manipolata che ha rappresentato la fine della gloriosa indipendenza veneta. Riportiamo la prefazione al libro del professor Sabino Acquaviva, un modo per introdurre al meglio il saggio e ricordare questo illustre sociologo – grande difensore dell’identità veneta – che è scomparso lo scorso dicembre all’età di 88 anni.

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Un libro importante, culturalmente e politicamente. Ci parla della nostra storia, di quanto è accaduto quando il Veneto è stato annesso all’Italia. Ci narra quel che è veramente successo, oltre ogni descrizione oleografica, falsa e falsata per motivi politici. Noi tutti sappiamo che l’unificazione del paese è stata più imposta che voluta. Che è arrivata sulla punta delle baionette dell’esercito piemontese, che molti plebisciti sono stati manipolati, che nel 1848 la maggioranza dei veneti si è battuta contro l’Austria in nome di San Marco; che addirittura, dopo la vittoria di Lissa, sulle navi austroungariche, dove quadri e marinai erano in gran parte veneti istriani e dalmati e quindi provenivano da territori appartenuti alla Repubblica di Venezia, si gridò “viva San Marco”. Sappiamo anche, purtroppo, che una ricostruzione di parte della storia è stata poi travisata nei libri di scuola ed è stata imposta alle nuove generazioni.
Oggi, dopo oltre un secolo e mezzo, è nostro dovere ricostruire la storia della regione in cui viviamo o siamo nati. Qualcuno ha detto che nella storia, se le radici sono nel passato, se il presente è il tronco dell’albero, il futuro è nelle sue foglie. Pensare il futuro del Veneto, anzi del Triveneto, significa dunque e anzitutto esplorarne le radici, lontane e più recenti. Questa regione, contrariamente ad altre, possiede una sua lingua, che è stata lingua franca e internazionale per secoli, almeno nel Mediterraneo orientale. È l’unico dialetto-lingua parlato fuori d’Italia in regioni abbastanza vaste e in Stati diversi. Dunque si tratta di un popolo con una forte identità, e fa bene Beggiato a cercare di capire, nel suo libro, perché questo popolo a un certo punto ha abdicato e alla fine accettato di essere parte dell’Italia unita. Ma ha accettato o subito l’Unità? A partire dal 1866 il governo centrale ha sistematicamente combattuto, non soltanto nel Veneto ma in ogni regione d’Italia, le identità regionali. Le resistenze sono state modeste, ogni lingua e cultura si è inchinata di fronte al prevalere del toscano, chiamato italiano, insegnato e imposto a scuola, dove chi parlava la sua lingua regionale veniva punito, spesso ridicolizzato.
Naturalmente, alcune lingue che erano state utilizzate nell’ambito di stati regionali hanno resistito meglio e più a lungo al tentativo di cancellarle. Pensiamo al napoletano, al siciliano, al veneto. Comunque è un fatto che molti popoli nello spazio di un secolo hanno dimenticato la loro identità, la loro lingua, la loro cultura, anche perchè hanno cancellato dalla memoria la propria storia. Questo è successo, almeno in parte, anche nel triveneto. E non parliamo di Nordest, per favore, non utilizziamo questo neologismo povero e incolore!
È giunto il momento di riacquistare la memoria. A questo scopo dobbiamo fare un paziente lavoro di certosini, riscrivere la storia, reintrodurre, affinché non muoia, l’insegnamento della lingua veneta, dopo avere approntato delle grammatiche standardizzate e pubblicato dei vocabolari. Ma tutto questo, ripeto, deve accompagnarsi a una riscoperta della storia, ed è appunto quanto fa, in queste pagine Ettore Beggiato.
Questo significa essere contro l’Unità del Paese? Certamente no. Per quel che mi riguarda sono federalista ma anche europeista convinto. Dunque, Stati Uniti d’Europa, una seconda camera delle regioni i cui rappresentanti siano eletti direttamente dalle regioni d’Europa, l’insegnamento obbligatorio dell’inglese in tutta l’Unione Europea e delle lingue regionali nelle regioni che ne posseggono una.
Per l’Italia anche una struttura federale degna di questo nome.

Sabino Acquaviva