Autore della monumentale opera è Reto Bezzola. Per la prima volta riuniti gli autori romanci e friulani

Agnul M. Pittana

Allo stesso modo che s’è detto finora “Il De Sanctis” o “il Flora” per citare una storia autorevole della letteratura italiana, o “il Castex – Surer” per una altrettanto nota della francese, si potrà dire ora “il Bèzzola” per citare un volume che dice tutto sulla letteratura dei ladini. È infatti di Reto R. Bèzzola (1), engadinese, già professore di romanistica a Zurigo, la prima storia letteraria unificata dei tre popoli ladini, romanci dei Grigioni, dolomitani e friulani; ed è, come la storia delle lingue sorelle maggiori, vasta e criticamente attenta: in una parola, monumentale.
Finora per ritrovare il filo dell’evoluzione dell’opera letteraria in ladino e per tracciare il quadro dei suoi contenuti e delle sue proporzioni era necessario passare attraverso studiosi e testi di più lingue e di più Paesi, con digressioni, soprattutto per gli autori degli anni più recenti, nel campo giornalistico. Per il lettore di lingua italiana (e per i ladini di area politica italiana) la conoscenza della letteratura romancia dei Grigioni poteva venire dalla lettura del testo di un ticinese, Guido Calgari (2). Per gettare uno sguardo nel campo della lirica friulana i ladini svizzeri potevano scegliere tra le antologie con struttura in italiano, quelle di Virgili (3), di Chiurlo e della Ciceri (4), di D’Aronco (5), o in inglese del Gregor (6), o in tedesco, quella di Faggin-Zielonka (7), che si riferisce però alla poesia di quest’ultimo secolo e solo accenna alle cose precedenti. Finora, in un solo caso, qualcuno aveva riunito produzioni letterarie delle tre stirpi: l’ha fatto la rivista fiorentina “Il Bimestre” con un inserto, forzatamente succinto, intitolato “Ladinia”, nel numero 20/21 del 1972; una rivista che era ben attenta a questi argomenti, ma che non esce più da quattro o cinque anni.

Panladinismo

Nel “Bèzzola” il fiore della produzione letteraria dei ladini dei due versanti è restituito in un testo che rispetta la struttura per regioni linguistiche e per epoche ed è scritto in uno degli idiomi ladini, l’engadinese “puter”, cioè alto, che forse dai friulani, i più orientali e lontani dalla valle dell’En / Inn, sarà letto con qualche difficoltà. Ma è giusto mettere in conto questa difficoltà, appianabile con una lettura meditativa, per godere d’una attrazione che abbina spirito classico a una documentazione degna di questi nostri anni di trionfo dei mass-media.
La decisione del professor Bèzzola di trattare dei ladini delle Dolomiti e del Friuli oltre che dei propri conterranei grigionesi è lodevole ed è significativa dell’apertura pluralistica in campo culturale di questi anni e della visione vivace, non sclerotica, non parziale, delle cose della cultura da parte del non più giovane, anzi addirittura ottantenne Reto Bèzzola. Si ha anche la conferma che i romanci-ladini svizzeri e con loro gli altri svizzeri, sono ancora i più convinti, non solo a livello di uomini di cultura, ma anche a livello di operatori dell’informazione e di politici, dei legami profondi tra le tre stirpi ladine. Una prova di questo fatto è di questi giorni, ed è fornita da un organismo federale ufficiale: anche nel 1960 il friulano potrà essere indicato come lingua materna in sede di censimento della popolazione presente, e il numero dei friulani sarà poi aggiunto nei totali a quello dei romanci. Al sud delle Alpi, invece se questi legami sono vissuti e messi in valore dai letterati, la parte maggiore dei politici li ammette (quando lo fa), ma li snobba poi come cosa fastidiosa e inutile quando bisogna concludere, e questo atteggiamento si consolida man mano che ci si avvicina al nucleo del “palazzo”; come dire: l’arroganza giunge a dirti di che stirpe sei.
È invece dall’Elvezia che si dimostra al mondo ladino quanto la Svizzera sia legata a filo doppio, fin nelle pieghe della sua cultura, ai popoli dei Paesi con cui confina; piuttosto “xenofila” nel suo essere che xenofoba, insomma.

Senza trionfalismi

Dopo una introduzione di carattere storico, limitata a una diecina di pagine, Bèzzola passa subito a parlare degli autori friulani, ai quali dedica un centinaio di pagine: il primo capitolo va dal medioevo al 1900, il secondo espone il panorama letterario di questo secolo. Gli autori friulani citati sono 160: la documentazione che Bèzzola ha raccolto su di loro è poderosa. Un suo posto ha anche la produzione, non ci si stupisca se esigua, nel ladino dolomitico: lo parlano 25.000 persone.
La terza parte del volume, che è la più vasta, tratta della letteratura romancia-ladina dei Grigioni.
Le ultime cento pagine sono dedicate alla poesia e al canto popolare delle tre regioni, da Rueras a Urtijëi, da Gonàrs a Sent e a Claut. Merito non ultimo di Bèzzola è quello di non aver perso di vista la dimensione reale della letteratura che andava raccontando. Egli ha sempre i piedi per terra, da buon ladino, e in ogni momento sa che quella dei ladini è stata ed è una piccola letteratura. Lo è perchè i parlanti, in totale contano meno di un milione di persone, che sono poi gli abitanti di una sola città come ce ne sono tante in Europa, per esempio Francoforte o Palermo. Lo è anche, piccola letteratura, perchè le sono negati, almeno nella sua zona più popolosa, il Friuli, i veri mezzi per svilupparsi. È necessario, ed è sacrosanto che dopo i riconoscimenti platonici dell’etnia ladina del Friuli vengano quelli che contano, quelli che fanno entrare la lingua nella scuola e nella vita pubblica. Piccola letteratura, certo; ma questo non significa letteratura di uomini piccoli.

 

NOTE

(1) Reto R. Bèzzola: Litteratura dais Rumauritschs e Ladins, Ed. dalla ligia Romontscha, Chur, 1979 (936 pagine, 38 fr. sv.).

(2) Guido Calgari: Le quattro letterature della Svizzera, Ed. Sansoni, Firenze, 1957.

(3) D. Virgili: La Flór (Letteratura ladina del Friuli), Ed. SFF, Udine, 1978.

(4) B. Chiurlo, A. Ciceri: Antologia della letteratura friulana, Ed. Aquileia, Tolmezzo, 1975.

(5) G. D’Aronco: Nuova Antologia della Letteratura friulana, Ed. Aquileia, Tolmezzo, 1960.

(6) D.B. Gregor: Friulan Language and Literature, The Oleander Press, Cambridge, 1975.

(7) G. Faggin, M. Zielonka: Friaulische Lyrik, Ed. Grillo, S. Daniele del Friuli, 1975.