Da qualche tempo la questione del popolo saharawi e della sua lotta di liberazione dal dominio del Marocco sembra scomparsa dalla maggioranza dei media. Eppure la lotta prosegue in tante forme. Recentemente con lo sciopero della fame “a staffetta” per fare giustizia sull’assassinio di Mohamed Lamine Haidala.

Non si ferma la testimonianza di Takbar Haddi per costringere le autorità marocchine a far luce sulle circostanze della morte del figlio, Mohamed Lamine Haidala, mentre era in mano alla polizia e dopo che era stato ferito gravemente da alcuni coloni marocchini. Dopo quasi tre mesi, la lotta è condotta con uno “sciopero della fame a staffetta” (formula spesso adottata da parenti e amici dei prigionieri politici baschi), a cui partecipano intellettuali, militanti, giornalisti, docenti, sindacalisti, persone solidali. Sospeso invece quello portato avanti in prima persona da Takbar Haddi dopo che i medici le hanno imposto di smettere per i seri rischi che stava correndo. Attualmente il gruppo più numeroso di scioperanti è quello riunito in una tenda davanti al Palazzo del Governo Centrale a Las Palmas de Gran Canaria.
Qualche giorno fa, il Governo Rajoy ne ha vietato la prosecuzione davanti al Consolato del Marocco nelle Canarie, dove si era svolto in un primo tempo. Altri “segmenti” dello sciopero della fame si stanno svolgendo in varie località spagnole, del Portogallo, dell’America Latina, della sede del Parlamento Europeo, eccetera. Tra i più consistenti va citato il “73° segmento”, sostenuto dalla Deputata di Podemos Nati Arnaz. La staffetta 77 invece vede impegnati dirigenti ed eletti di IU di Dos Hermanas (Andalusia). Intanto a Santander, capitale della Cantabria, si sta organizzando una grande manifestazione popolare.
“El diario” informava che alla giornata di sciopero della fame in questa città partecipa l’intera delegazione saharawi in Regione. Dopo la partenza dei gruppi di bambini saharawi che hanno trascorso un periodo di vacanza nella penisola iberica, alle giornate di sciopero della fame a staffetta, si sono uniti molti membri delle famiglie che li avevano ospitati. Alla fine di settembre la “staffetta” aveva già superato il numero di 100 “frazioni”.
In settembre, l’alta responsabile europea per la Politica estera e vicepresidente della Commissione europea, Federica Mogherini, interrogata in parlamento rispondeva che l’Unione e la Commissione sono seriamente preoccupate per la situazione dei diritti umani in Marocco.
In particolare per quella dei detenuti saharawi nelle carceri marocchine, per cui chiedono che Rabat consenta visite di verifica ai rappresentanti di ONG straniere. La Mogherini, a nome della Commissione, aveva anche chiesto che Rabat permettesse un’inchiesta imparziale sugli avvenimenti legati alla morte di Mohamed Lamine Haidala. (Europa Press e Yabiladi, 2 settembre). La deputata spagnola di IU, Paloma Lopez, si dichiarava soddisfatta di tale risposta, purché alle parole seguissero azionei reali di pressione sul governo marocchino. L’esecutivo dell’Unione Nazionale delle Donne Saharawi, riunito in preparazione del congresso del Polisario, ha approvato un documento di piena solidarietà con madre Takbar (“Takbar Haddi continua a pretendere giustizia”), associandosi alla richiesta di un’indagine internazionale che le renda
finalmente giustizia per l’assassinio del figlio. Da segnalare inoltre la decisione di un magistrato spagnolo della procura di Las Palmas, che ha disposto l’archiviazione delle denunce presentate dal console marocchino A. Mura contro l’attivista saharawi Embarek Abelil (e contro altri attivisti, che sostenevano lo sciopero della fame della madre Takbar Haddi, proprio davanti al consolato) per “aggressione” contro lo stesso console e altri funzionari marocchini. Per i magistrati del tribunale spagnolo, le denunce dei marocchini contro gli attivisti saharawi sono da considerarsi semplicemente “false”.