I santoun, statuine d’argilla cotta colorata, fanno parte della tradizione provenzale, soprattutto attorno a Marsiglia. Sono i protagonisti del Presepe: in provenzale crècho, dal latino praesaepe, cioè greppia, e cripia, mangiatoia, dal latino tardo delle prime vulgate evangeliche tradotte dal greco, luogo dove, secondo il Vangelo di San Luca, il bambino Gesù fu posto appena nato.
L’iconografia della Natività è molto antica: la prima rappresentazione conosciuta risale al III secolo e si trova nelle catacombe di Santa Priscilla, a Roma. Altro documento iconografico è visibile sul sarcofago posto nella cripta della basilica di Sant-Maximin, nel paese omonimo a la Baume in Provenza.

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I santoun non hanno solamente a che fare con la Natività, ma la loro origine risale anche al brutto ricordo della violenza anticristiana della rivoluzione francese, che vietò, manu militari, le rappresentazioni pubbliche del Natale e la celebrazione della Santa Messa di mezzanotte. L’insieme degli abitanti della Provenza, di fede cattolica, non ebbe paura dei giacobini e modellò le statuine d’argilla nelle abitazioni per riproporre la Natività che vedeva negli affreschi delle chiese: una bella tradizione di religiosità popolare, un patrimonio da preservare, un’attività radicata nel territorio, ma messa seriamente a rischio dal pensiero unico e dalla cultura globalista.
Il totalitarismo laicista della Repubblica Francese, con cieca stupidità, da più di due secoli lavora con zelo per cancellare la storia cristiana e il cattolicesimo del Paese con una arroganza senza pari.

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Particolare della natività scolpita su un sarcofago. È conservato nella cripta della cattedrale di Saint-Maximin, in Provenza.

Il codice della laicità dell’Esagono, l’art. 28, legge del 1905, stabilisce che “è vietato, apporre alcun segno o emblema religioso sui monumenti pubblici a eccezione di edifici che servono al culto, alle iscrizioni funerarie, ai musei o alle esposizioni”.
Negli ultimi decreti legge si aggiunge: “l’allestimento di un presepe non è conforme al principio di neutralità, al di là di circostanze particolari che permettono di riconoscergli un carattere culturale artistico o festivo […] altrimenti è un atto di proselitismo o una rivendicazione religiosa”. Mon Dieu, emblemi religiosi… Che minaccia per i cosiddetti valori laicisti!

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Sottolineiamo una curiosa valutazione circa rischi per la sicurezza nazionale: la Repubblica vieta il presepe, ma lascia costruire nei suoi dipartimenti molte moschee, con le “conseguenze” cui stiamo tutti assistendo.
Inoltre in Spagna – quasi in una sorta di (terribile) corso e ricorso storico – si è avuta la bella idea d’imporre una tassa sul presepe municipale e in alternativa si sta pensando alla sua abolizione. È l’ultima trovata del sindaco “progressista” di Madrid, Manuela Carmena, che quest’anno ha deciso di far piazza pulita delle tante Natività disseminate nei palazzi di proprietà del Comune. La decisione è indice di una grave limitazione della libertà religiosa, oltre che un affronto alle tradizioni e alla cultura popolare che ha esportato nel mondo la tecnica presepista di famosi artisti come Martin Castells. Il Comune ha deciso inoltre di non allestire per quest’anno i presepi nelle sedi distaccate municipali, per non “offendere” – dicono – le altre religioni, gli agnostici e gli atei.

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La alcaldesa globalista di Madrid, Manuela Carmena, ha fatto piazza pulita dei presepi cittadini.

Il mondo “politicamente corretto” non si stupisca poi se in Europa, come è avvenuto in Polonia, a difesa del cristianesimo abbandonato da nazioni storicamente cristiane scendono in piazza più di un milione di persone!
Tornando alla storia dei nostri santoun, un tempo le statuine erano fatte con la mollica di pane dipinta, successivamente sostituita dall’argilla. Il santounié è l’artigiano che con le sue mani plasma i santoun; egli diventa metafora di Dio, che nella Genesi creò l’uomo con l’argilla.

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“L’argilla è nelle mani dei santounié come l’uomo è nelle mani di Dio” (Frederi Mistral).

Come altre tradizioni mediterranee legate al presepe, i santoun hanno uno stile particolare e raffigurano personaggi caratteristici. Oltre alla Sacra Famiglia e ai Re Magi, Gaspare, Melchiorre e Baldassarre, ci sono i pastori adoranti, li dansaire, li farandoulo, li tambourinaire, e la donna in costume d’Arles. A questi si aggiungono le statuine dei pittori Paul Cézanne, Vincent Van Gogh, Frederi Mistral, Alphonse Daudet, e di personaggi letterari come Tartarin de Tarascona; e poi le donne che raccolgono la lavanda e le olive, i giocatori di petanque (bocce), il sindaco, i marinai di Marsiglia, l’uomo “allungato”, quello in “estasi”; e infine un personaggio triviale, l’uomo che “evacua”, in provenzale detto il cagaire.
Altri personaggi sono, la bastidano, signora del casolare con la gonnella tradizionale, e i due vecchi con il vestito della festa sotto braccio, lui con un ombrello rosso, lei con un paniere: moussu Jourdan e sua moglie Margarido, sempre scontrosa, che a Natale, per miracolo, tornerà a sorridere.

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Moussu Jourdan e la moglie Margarido, due figure tradizionali nel presepe provenzale.

Ci sono poi Vincèn e Mirèio, due giovani che vorrebbero coronare il loro progetto d’amore, contrastato dal padre di Mirèio. Vincèn avrebbe voluto sposare subito Mirèio, ma lei vuole prima recarsi a vedere la Natività nella speranza che di fronte a Gesù, posto tra la Vergine Maria, San Giuseppe e gli angeli, suo padre darà il consenso alle nozze.
E poi i gitani e Li Sànti Marìo de la Mar. C’è anche il vedovo che tiene per mano l’unico figlio rimastogli perché gli altri gli sono stati rapiti dai gitani. Diventato cieco a forza di piangere tutte le sue lacrime, tornerà finalmente a vedere grazie a un miracolo di Natale e ritroverà gli altri figli scomparsi. Gli zingari, redenti, si pentiranno e gli chiederanno perdono.

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In questo clima tutto è bellezza, tutto è compreso nel bambino Gesù, Verbo che si è fatto carne: et homo factus est. L’universo viene rappresentato dalla stella cometa. Il presepe mette in scena il più grande dei misteri: che Dio abbia talmente amato gli uomini da donare suo Figlio per salvare l’umanità.
Mai in quale contesto nascono i personaggi di questa rappresentazione del popolo provenzale?
I contadini, gli artigiani e i marinai derivano dalla quotidianità; le “glorie” della Provenza sono i poeti e gli scrittori di questa terra, mentre le figure delle pastouralo provengono invece dalle rappresentazioni teatrali di Natale. La pastorale (la prima fu rappresentata a Marsiglia nel 1844 da Antòni Maurel) racconta l’annuncio della nascita di Cristo dato dagli angeli e i pastori che porteranno  la buona novella alle genti, affinché tutti partano alla volta di Betlemme per adorare il bambinello.

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VERSIONE IN PROVENZALE

Li santoun (pichot sant) soun pichoto estatuo d’argelo cruso coulourado de la tradicioun prouvençalo, soubre-tout d’entourn à Marsihoque fan part de la crècho en prouvençau , dau latin cripia, liò ounte, segound l’Evangèli de sant Lu, l’Enfant Jèsus fuguè pausa apeno nascu.
L’icounougrafìo de la Nativeta es anciano: la proumiero representacioun couneigudo remounto au siècle III que se trobo dins li catacoumbo de santo Priscilla, à Roumo. Autro image anciano se trobo sus lou sarcoufage dins la cripto de la basilico de sant-Maximin dins lou païs de sant-Maximin à la Baume en Prouvènço.
Li santous an pas soucamen a que faire emé la Nativeta divino, mai dins soun ourigino i’à tambèn lou marrit souveni de la vioulènci anti-crestiano de la Revoulucioun, franceso, qu’enebi, manu militari, li representacioun publico de la Nativeta e la celebracioun de la Santo Messo de miejo-niue.
L’ensèn dis abitant de la Prouvènço, de fe catoulico, aguerón pas pòu di jacoubin e fourmavon, emé l’argielo, dins soun oustau la Nativeta qu’èron abitua à vèire dins li glèiso. Uno bello tradicioun, un patrimòni à preserva, un’ativeta enracinado dins lou territòri, mai seriousamen à risque pèr li laïcisto e la culturo unifourmisado.
Fau li vèire li massoun de l’Estat francés, coume emé soun bornio estupideta, travaion emé zèle pèr escafa l’anciano istòri crestiano em’uno arrouganço, uno brutalita qu’acò sèmblo pas de crèire.
L’eisagone en founcioun dóu code de la laïcita, art. 28, lèi dóu 1905 recito: “es enebi, à l’aveni, d’auboura vo d’apausa aucun signe vo emblèmo religious sus li mounumen publicé…, em’uno reservo facho pamens pèr lis edifice que servon au culte, dis emplaçamen funeràri, di museon o dis espousicioun”. Encaro “l’istalacioun d’uno crècho es pas en principe counforme au principe de néutralita, aleva se de circoustànci particuliero permeton de ié recounèisse un caratère culturau, artistique  o festiéu ; en revenge, dins lis àutris emplaçamen publi, en rasoun dóu caratère festiéu dis istalacioun ligado i fèsto de fin d’annado, l’istalacioun d’uno crècho pèr uno persouno publico counèis pas lou principe de néutralita, aleva se coustituïs un ate de prouselitisme o de revendicacioun d’uno óupinioun religiouso”. Moun Dièu, emblèmo religious quau rischio!
Uno curiouso evaluacioun di risque pèr la segureta naciounalo: la Republico enebis la crècho mai laisso founda mousqueto d’en pertout emé li “counsequènci”qu’avèn deja pouscu counstata.
Tambèn dins l’Espagno, quàsi dins uno sorta de corso e ricorso storico s’es agué la “bello” idea d’uno tasso sus la crècho de la Coumuno.
Es la darriero trovata de la Coumuno de senestro de Madrid qu’aquest annado a deciso de barra la draio à li tànti Nativeta, se dis  pèr “pas óufèndi lis àutri religioun”, lis agnousti e bèn segur lis mescresènt.
La decisioun, uno vertadiero limitacioun de la liberta religiouso, es un affront i tradicioun e à la culturo terradourenco qu’a esportato dins lou mounde la bello tecnica d’artisti coume Martin Castells.
Pièi lou mounde pouliticamen corretto non si stupisca s’en Europo, coume es avengu en Poulonio, à defènso dóu crestianisme en plaço l’autre mes i’èron mai d’un milioun de persouno. En tournat, seriousamen, à l’istòri di nòsti bràvi santoun, un tèms li persounge èron fai de pan pinta, pièi prenguè pèd l’argelo cruso.
Lou santounié, li bràvi artisan qu’emé si man fai li santoun, es la metafòri de Diéu, que dins la Genèsi, creo l’ome emé l’argelo. Coume d’àutri tradicioun mieterrano, ligado à la crècho, li santoun an un estile particulié emé de persounage carateristi.
Au delai de la Sacrado Famiho, li Rèi Mage : Gaspard, Melchior e Bautazar  i’è soun li pastre adourant, li dansaire de farandoulo, e li tambourinaire, e uno dono en coustume d’Arle. Pièi li pintre Paul Cézanne vo Vincent Van Gogh, Frederi Mistral Alphonse Daudet e soun, persounage literàri :Tartarin de Tarascona, li fremo que cueion la lavando e oulivo, li jougaire de petanco, lou Sendi, mai tambèn lis animau, li marin de Marsiho, l’ome alounga, aquéu en estàsi e pièi un persounage en pau “triviau”, l’ome que cago, en prouvençau lou cagaire.
Àutri persounage soun li bergié, la bastidano, em’uno gounello segound la tradicioun, dous vièi emé la vèsto de la fèsto; soun souto bras, éu porto un para-plueio roujo, elo un panié, Moussu Jourdan e sa mouié Margarido, sèmpre seriouso, mai qu’à Nadau pèr miracle tournara à sourrire. Enfin Vincènt e Mirèio, dous jouve que volon courouna soun proujèt d’amour, countrasta dau paire de Mirèio. Vincènt aurié vougu espousa lèu Mirèio, mai elo vòu ana d’en proumié à vèire la Nativeta dins l’espèr qu’a la visto de l’Enfant Jèsus, entre la Vierge Marìo, Sant Jóusè e lis ange à lou chaud dóu biòu e ase, soun paire i’è dounara la counsentido i noço.
Pièi i’soun li gitan, Li Sànti Marìo de la Mar e lou véuse que ten pèr man l’uni fiéu: lis àutri fiéu soun esta aganta di gitan e l’ome devengu bòrni à forço de ploura tòuti si lagremo tournara à vèire dono d’un miracle de Nadau e retroubara ansin lis àutri fiéu despareigu. Tambèn li gitan soun redemt: pentì demanderan perdoun au véuse.
Tout es beuta: l’univers, representa pèr l’estello coumeto, tout es touca pèr l’Enfant Jèsus, Verbe que s’es fai carn: “et homo factus est”. La crècho rend vesible,  lou mai grand di mistèri: qu’un Diéu aguè tant’ama lis ome de douna soun Fiéu pèr sauva l’umaneta.
Mai d’ounte naisson aquèsti persounage? Pèr li comtadini, lis artisan, li marin, basto agacha la vido vidanto di païs e di carriero, li  “glòri” de la Prouvénço pouèto e scrivan e d’àutri arribon di “Pastouralo”, li representacioun dins li fèsto de Calendo. Uno pastouralo es uno pèço de tiatre jougado e cantado pèr d’atour amatour despièci lou tèms de Nouvè enjusqu’à la Candelouso.
La pastouralo counto l’anòuncio de la neissènço dóu Crist facho pèr lis Ange i pastre que dormon sus la mountagno. Li pastre van dire la bono nouvelle i gènt dóu vilage. Tout lou mounde part alor à Betelèn pèr adoura l’Enfant. La proumiero pastouralo fuguè creado à Marsiho en 1844 : es l’obro d’Antòni Maurel.