armenia

Uno storico turco afferma di aver trovato, in un archivio del Patriarcato Armeno a Gerusalemme, un documento che dimostra al di là di ogni dubbio come l’impero ottomano abbia condotto il genocidio premeditato di centinaia di migliaia di armeni, tentando poi di nascondere le prove del misfatto.
Dopo decenni dedicati alla ricerca di prove incontestabili della strage, lo studioso di origine turca Taner Akcam – della Clark University, Worcester, Massachusetts – riferisce di avere riportato alla  luce un telegramma, perduto da molto tempo, utilizzato come prova nei tribunali militari che processarono i pianificatori delle uccisioni di massa. “Fino a poco tempo fa mancava la ‘pistola fumante’”, spiega Akcam, “ma ora è nelle nostre mani”.
La storia comincia nel 1915, nella città turca di Erzurum, quando un alto ufficiale ottomano spedisce un telegramma in codice a un collega sul campo per chiedergli notizie delle deportazioni e delle uccisioni di armeni nell’Anatolia orientale. In seguito, una copia in chiaro del telegramma contribuì all’arresto dell’ufficiale, Behaeddin Shakir, per aver contribuito alla strage di un milione e mezzo di armeni. Poi gran parte dei documenti originali e delle testimonianze processuali svanirono nel nulla, costringendo i ricercatori ad affidarsi in gran parte ai resoconti ufficiali dei giornali ottomani.
La Turchia continua a negare che si tratti di genocidio, sostenendo che le cifre sono state gonfiate e che i morti furono causati dalla guerra e da disordini civili. Ankara ha ammesso l’esistenza di massacri, che tuttavia sarebbero stati condotti per difendersi da un’insurrezione ispirata dai russi dagli armeni.