Tutti i principali governi hanno condannato il tentato colpo di Stato in Turchia, così come tutti e quattro i partiti rappresentati nel parlamento turco, e persino Fethullah Gülen, il leader religioso accusato di essere dietro il fallito golpe.
Tutto ciò mi fa sentire un po’ solo, avendo twittato venerdì, subito dopo l’inizio della rivolta: “#Erdogan ha truccato le più recenti elezioni in#Turchia e governa in modo dispotico. Merita di essere deposto da un golpe militare, che spero avrà successo”.
Essendo questa una posizione pressoché minoritaria, necessita di una spiegazione più lunga di 140 caratteri. Sono tre i motivi che mi hanno indotto a esprimere il mio sostegno all’estromissione del presidente Recep Tayyip Erdogan, che apparentemente è stato eletto e governa in modo democratico.

turchia golpe - Libero-14-novembre
Erdogan ha truccato le elezioni. È un islamista che inizialmente si è fatto notare come sindaco di Istanbul e premier della Turchia, agendo nel rispetto delle regole. Ma col passare del tempo è diventato sprezzante di queste regole, specie di quelle elettorali. Ha monopolizzato i media statali, ha tacitamente incoraggiato le aggressioni fisiche ai membri dell’opposizione e pilotato i voti. In particolare, le ultime elezioni parlamentari dell’1 novembre 2015 hanno presentato numerosi segni di manipolazione.
Erdogan governa in modo dispotico. Ha preso il controllo di un’istituzione dopo l’altra, anche dopo essere stato eletto presidente nel 2014, pur rivestendo una carica costituzionalmente e storicamente apolitica. Il risultato? Sempre più turchi lavorano sotto il suo controllo diretto o sotto quello dei suoi scagnozzi: il premier, il governo, i magistrati, la polizia, gli insegnanti, i banchieri, i proprietari dei mezzi di comunicazione e altri capitani d’industria. La leadership militare ha accettato Erdogan, ma come confermato dal fallito golpe, il corpo degli ufficiali è l’unica istituzione che ancora sfugge al suo diretto controllo.
Erdogan utilizza i suoi poteri dispotici per scopi malevoli, ingaggiando una guerra civile contro i turchi della Turchia sudorientale, aiutando l’ISIS, aggredendo i Paesi vicini e promuovendo l’islamismo sunnita.
In passato, gli interventi militari si sono dimostrati efficaci in Turchia. È il Paese dove i colpi di Stato militari hanno sortito l’effetto più positivo. In tutti e quattro i golpe militari che ha conosciuto la Turchia moderna (1960, 1971, 1980, 1997), lo stato maggiore ha mostrato una comprensione disciplinata del suo ruolo: rimettere in carreggiata la situazione statale e poi farsi da parte. I governi ad interim sono durati rispettivamente: cinque anni, due anni e mezzo, tre anni e… zero anni.
La Turchia avrebbe beneficiato ora di un periodo di riassestamento da parte dell’esercito, per porre fine al potere di Erdogan sempre più pericoloso, anche se ciò avrebbe significato sostituirlo con altre figure islamiste più ragionevoli del suo stesso partito, come Abdallah Gül o Ali Babacan.
Secondo le memorabili parole di Çevik Bir, una figura di spicco nel golpe del 1997: “In Turchia abbiamo celebrato un matrimonio tra l’islam e la democrazia. (…) Il figlio nato da questa unione è il laicismo. Questo bambino ogni tanto si ammala. Le forze armate turche sono il medico che salva il bambino”. Il bimbo in questione adesso è molto malato e ha bisogno del medico. Purtroppo, stavolta il medico è stato fermato. Si può solo immaginare come ora si diffonderà la malattia.
Si ha già una prima idea di quello che accadrà: 6000 turchi sono stati arrestati, quasi 3000 giudici e pubblici ministeri sono stati licenziati, e i rapporti con Washington si sono deteriorati fino al punto da sfiorare la crisi a causa delle richiesta di Erdogan di estradare Gülen. Per quanto burrascoso sia stato il passato, il futuro lo sembra ancora di più.
Confermo la mia previsione che la politica estera sarà la rovina di Erdogan. Applicando alle relazioni internazionali la stessa bellicosità che funziona così bene in politica interna, egli finirà probabilmente per affrontare il suo tragico destino la volta in cui mostrerà un’aggressività tale che gli si ritorcerà contro. Dopo aver pagato un prezzo molto alto, la Turchia alla fine si libererà di questo megalomane.

 

18 luglio 2016 – www.danielpipes.org
traduzione di Angelita La Spada