Austria

Alen Rizvanović, un immigrato 26enne di origini bosniache, alla guida di un suv si è lanciato ad alta velocità sulla folla nel centro di Graz, la seconda città del Paese. E poi, una volta sceso dall’auto, ha iniziato a colpire i passanti con un grosso coltello. Il bilancio di questo attacco del 21 giugno è di tre morti e 34 feriti.
Dapprincipio, la polizia ha escluso un movente religioso e ha parlato di un casuale atto di violenza perpetrato da uno squilibrato mentale, ma una successiva indagine ha rilevato che l’uomo è un musulmano devoto che ha molti legami con l’islam radicale.
Il 16 giugno, la corte penale di Vienna ha giudicato dieci musulmani colpevoli di aver tentato di unirsi allo Stato Islamico in Siria. Un turco accusato di aver aiutato il gruppo composto da nove ceceni, di età compresa tra i 17 e i 27 anni, è stato condannato a tre anni di prigione mentre gli altri devono scontare pene detentive da 19 mesi a 3 anni di carcere. Gli uomini sono stati arrestati dalla polizia di frontiera austriaca nell’agosto 2014 mentre stavano tentando di recarsi in Siria attraverso la Turchia.
Le condanne sono arrivate poche settimane dopo che un 14enne turco, che ha scaricato i piani per costruire una bomba grazie alla console della sua Playstation collegata a internet, è stato condannato a due anni di prigione per terrorismo. Il ragazzino che vive a Sankt Pölten, nella parte nordorientale dell’Austria, aveva anche stabilito contatti con gli jihadisti legati allo Stato Islamico. La pena è stata ridotta a otto mesi e verrà scontata in un centro di detenzione minorile.
Oltre 200 cittadini e residenti austriaci si sono uniti ai gruppi jihadisti in Medio Oriente; di questi, 30 sono stati uccisi e una settantina sono rientrati nel Paese.

Belgio

L’8 giugno, la polizia ha effettuato 21 incursioni coordinate contro presunti militanti islamisti, per lo più di origine cecena, a Anversa, Bredene, Lovanio, Namur e Ostenda. Alcuni degli indagati hanno seguito corsi di addestramento in Afghanistan, Cecenia e Siria, ma la polizia non ha trovato alcuna prova che confermi i sospetti che stessero progettando un attacco. Inizialmente, sono state arrestate 16 persone, ma in seguito tutte, tranne due, sono state rilasciate.
A Bruxelles, Françoise Schepmans, sindaco del quartiere di Molenbeek-Saint-Jean, ha avviato le procedure di licenziamento contro un agente della polizia municipale identificato come Mohamed N., dopo che l’uomo aveva scritto su Facebook che avrebbe ucciso “ogni ebreo”. Usando lo pseudonimo di Bebeto Gladiateur, l’agente ha messo nero su bianco: “La stessa parola ‘ebreo’ è sporca. Se fossi stato in Israele, francamente avrei fatto agli ebrei ciò che loro fanno ai palestinesi: li avrei massacrati tutti”. La Schepmans ha detto: “Queste dichiarazioni mi sconvolgono. Non sono mai stata ambigua riguardo a questioni del genere. Non posso accettare che un agente della polizia municipale si comporti così”.

Gran Bretagna

Una profuga irachena di 22 anni è stata condannata a tre anni e mezzo di carcere per “terrorismo su Twitter”. Alaa Esayed, di Kennington, a sud di Londra, è stata condannata dall’Old Bailey, il tribunale penale centrale, per terrorismo e diffusione di pubblicazioni terroristiche. Tra il giugno 2013 e il maggio 2014, la donna ha postato su un account seguito da 8240 follower oltre 45.000 tweet in arabo, molti dei quali istigavano alla jihad. Il suo profilo, con la foto di una donna che indossa un burqa e imbraccia un kalashnikov, è stato inserito da al-Qaeda nella lista dei 66 più importanti account jihadisti.
A Manchester, il 33enne Iqbal Ali di Oldham è stato condannato all’ergastolo per essere ricorso all’uso di minacce e violenze per costringere quattro donne a fargli da schiave sessuali in un harem. Ali ha sottoposto le donne a percosse, punizioni corporali e umiliazioni pubbliche se gli disobbedivano. L’uomo è stato arrestato quando una delle donne è finita in ospedale per gravi lesioni al collo dopo aver avuto un collasso in una farmacia.
Nel Lancashire, il 34enne Mohammad Liaqat è stato condannato a due anni di carcere dopo aver fatto irruzione nel liceo cattolico Mount Carmel di Accrington e aver aggredito il preside per una disputa sulla politica della scuola che non permette agli alunni di portare la barba. Liaqat si è detto arrabbiato per la decisione di espellere dall’istituto due alunni quattordicenni perché si sono rifiutati di radersi la barba. I figli di Liaqat non erano coinvolti nell’episodio. L’uomo poi si è presentato alla St Oswald’s RC Primary School di Accrington e anche lì ha aggredito il direttore. A Liaqat è stato vietato di avere contatti con il personale di quattro scuole della zona.

Cipro

Il ministro degli Esteri Ioannis Kasoulides ha confermato che un 26enne canadese di origine libanese – arrestato dopo che le autorità hanno rinvenuto nella sua cantina quasi due tonnellate di nitrato di ammonio – faceva parte di un complotto organizzato da Hezbollah per pianificare attacchi contro obiettivi ebraici e israeliani sull’isola. Il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha detto che l’episodio è la prova che l’Iran, che appoggia Hezbollah, continua a fomentare il terrorismo nella regione.

Cekia

L’Arabia Saudita ha cancellato un forum economico ceco-saudita per protestare contro presunte dichiarazioni anti-islam pronunciate da funzionari cechi. Il presidente Miloš Zeman ha rilasciato alcune dichiarazioni in cui collegava l’islam alla violenza. Nelle osservazioni fatte in occasione della Giornata Mondiale della Memoria dell’Olocausto celebrata a gennaio, il 70enne presidente ha detto: “Lo Stato islamico ha il carattere simile a quello della Germania nazista dei primi anni Trenta. Se vogliamo evitare un superolocausto e massacri di massa, abbiamo bisogno di un’azione militare concertata (…) sotto l’egida del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite”.

L’Organizzazione della cooperazione islamica che ha sede in Arabia Saudita ha confutato le accuse e ha detto:

Le dichiarazioni del presidente ceco sull’islam sono in linea con le dichiarazioni fatte in passato dallo stesso presidente, in cui egli collegava i credenti nel Corano agli antisemiti e ai nazisti razzisti e diceva che il nemico è un’anti-civiltà che si è diffusa dal Nord Africa all’Indonesia, dove vivono due miliardi di persone.
Affermazioni del genere non solo mostrano la mancanza di conoscenza e l’incomprensione dell’islam da parte del presidente Zeman, ma ignorano anche i fatti storici che l’antisemitismo e il nazismo sono un fenomeno europeo in tutto e per tutto. Essi non affondano le loro radici nell’islam, né come religione né come storia della civiltà. L’Olocausto non ha avuto luogo nell’area geografica che va dal Nord Africa all’Indonesia.

Il presidente Zeman ha rifiutato di scusarsi per la sua dichiarazione. Il 28 giugno, egli ha detto: “Se i Paesi accettano un’ondata di migranti, ci saranno terroristi tra loro. (…) Accettando i migranti noi faciliteremo fortemente l’espansione dello Stato Islamico in Europa”.

Danimarca

Hizb ut-Tahrir, un gruppo islamico radicale, ha chiesto ai musulmani di boicottare le elezioni politiche del 18 giugno perché la democrazia è incompatibile con l’islam. In un comunicato stampa, il gruppo ha asserito:

Ci siamo impegnati a fare attivamente parte della nostra società, ma nel rispetto dell’islam, senza compromettere i nostri principi e i nostri valori. La democrazia è antitetica all’islam ed è una nave che affonda, anche i suoi sostenitori perdono sempre più fiducia nel sistema e sono alla ricerca di un’alternativa.
In Danimarca, occorre che i musulmani oppongano resistenza all’anti-islamica politica di integrazione e all’aggressiva politica estera perseguite dai governi di questo Paese. Dobbiamo proteggere la nostra identità e i valori islamici come pure dobbiamo diffondere il messaggio dell’islam alla più ampia società che ci circonda con parole e con fatti. Abbiamo inoltre il dovere di invocare e sostenere il lavoro globale volto a restaurare il Califfato, la soluzione islamica alla miriade di problemi che i musulmani si trovano a dover affrontare ovunque nel mondo.

Fatta la conta dei voti, un blocco di partiti di centrodestra guidato dall’ex premier Lokke Rasmussen ha spodestato la coalizione di centrosinistra del primo ministro Helle Thorning-Schmidt. Il Partito del Popolo danese contrario all’immigrazione è diventato il secondo partito in parlamento. I risultati elettorali rispecchiano la crescente insoddisfazione degli elettori verso il multiculturalismo, le politiche danesi per i rifugiati e i richiedenti asilo e verso l’immigrazione in fuga dai Paesi musulmani.
Le nuove statistiche pubblicate dal servizio danese per l’immigrazione hanno mostrato che finora, nel 2015, è stato accolto il 90% delle richieste di asilo. Questo è in netto contrasto al 2004, quando fu accolto solo il 10% delle domande.
A Copenaghen, la Società Islamica in Danimarca ha iniziato ad accettare donazioni per la costruzione di una terza maxi moschea nella capitale. Il progetto dovrebbe costare 80 milioni di corone (10 milioni di euro) e la costruzione potrebbe iniziare nel 2017.

Francia

Il partito all’opposizione dell’ex presidente Nicolas Sarkozy – di recente ribattezzato I Repubblicani – ha indetto una riunione sulla questione dell’“islam in Francia o l’islam della Francia” come parte di una tavola rotonda sulla “crisi dei valori” in Francia. Sarkozy ha detto: “La questione non è sapere ciò che la Repubblica può fare per l’islam, ma quello che l’islam può fare per diventare l’islam della Francia”.
Alcuni gruppi musulmani hanno criticato la riunione: “Non possiamo partecipare a un’iniziativa come questa che stigmatizza i musulmani”, ha detto Abdallah Zekri, presidente del Osservatorio Nazionale sull’islamofobia. L’organizzatore dell’incontro, il deputato Henri Guaino, ha detto: “Possiamo evitare di parlare di argomenti che dividono l’opinione pubblica? Se si parla di immigrazione, si viene tacciati di essere xenofobi. Se si parla di sicurezza, si è fascisti. Se si parla di islam, si è islamofobi”.
Il primo ministro Manuel Valls ha dichiarato il 15 giugno a una conferenza sulle relazioni con la comunità musulmana che “l’islam è in Francia e ci deve restare”. Egli ha inoltre rimarcato che non esiste alcun legame tra l’islam e l’estremismo… “Tutto questo non è l’islam”, ha chiosato Valls. “I discorsi di incitamento all’odio, l’antisemitismo che si cela dietro l’antisionismo e l’odio verso Israele (…) gli imam autoproclamati che promuovono la violenza e il terrorismo nei nostri quartieri e nelle prigioni”. Alla conferenza non si è parlato di radicalizzazione perché il tema è stato considerato troppo delicato.
Il 28 giugno, il premier francese ha detto a iTele che in Francia ci sono tra i 10.000 e i 15.000 salafiti e che 1800 persone sono “collegate” in qualche modo alla causa islamista. Egli ha asserito che l’Occidente è impegnato in una “guerra contro il terrorismo”, aggiungendo: “Non possiamo perdere questa guerra perché è sostanzialmente una guerra di civiltà. È la nostra società, la nostra civiltà che stiamo difendendo”.
Il 6 giugno, Valls ha affermato che oltre 850 cittadini francesi si sono recati a combattere in Siria e in Iraq. Più di 470 di loro sono ancora lì e 110 si ritiene che siano stati uccisi sui campi di battaglia.
Il 29 giugno, il ministro degli Interni francese Bernard Cazeneuve ha rivelato che la Francia negli ultimi tre anni ha espulso 40 imam perché “predicavano l’odio”. “Dal 2012 abbiamo espulso 40 predicatori di odio”, egli ha detto. “Dall’inizio dell’anno abbiamo esaminato 22 casi e una decina tra imam e predicatori di odio sono stati espulsi”.
Il 7 giugno, Cazeneuve ha detto che 113 cittadini francesi sono morti da jihadisti sui campi di battaglia in Medio Oriente. Ci sono 130 procedimenti giudiziari in corso che riguardano 650 persone legate al terrorismo, e a 60 individui è stato proibito di lasciare il Paese.
A Lione, Yassin Salhi, un 35enne padre di tre bambini, ha confessato di aver decapitato il suo datore di lavoro e di aver cercato di far saltare in aria un impianto chimico nei pressi della città. La testa mozzata dell’uomo è stata rinvenuta infilzata su una recinzione di un sito appartenente a una società di gas e prodotti chimici, accanto a due bandiere con la professione di fede musulmana. Salhi, un camionista, è nato in Francia da genitori di origine marocchina e algerina. Prima dell’arresto, l’uomo si è scattato un selfie con la testa mozzata e ha inviato la foto a un jihadista francese che combatte per lo Stato Islamico in Siria. La moglie di Salhi ha detto: “Siamo normali musulmani. Facciamo il Ramadan”.
A Bordeaux, il negozio di generi alimentari De L’Orient à l’Occidental, i cui proprietari di recente si sono convertiti all’islam, ha emesso “un divieto di genere” andando incontro a una raffica di critiche. Nel tentativo di assicurare che gli uomini e le donne non entrino in contatto all’interno del negozio, i proprietari hanno cercato di vietare alle donne di fare compere il lunedì, il martedì, il mercoledì e il venerdì; e agli uomini il giovedì, il sabato e la domenica.
A Parigi, il 23 giugno, la corte amministrativa ha rigettato una causa intentata da una madre che cercava di citare in giudizio il governo francese per non essere riuscito a impedire al figlio adolescente della donna di unirsi ai jihadisti in Siria. Il 16enne aveva lasciato il Paese insieme ad altri ragazzi nel dicembre 2013, imbarcandosi da Nizza su un volo diretto in Turchia da dove il gruppetto si è recato via terra in Siria. Secondo la madre, identificata solo come Nadine A., la polizia aeroportuale di Nizza avrebbe dovuto fermare il giovane perché in possesso di un biglietto di sola andata e privo di bagaglio. La corte però ha stabilito che gli agenti non erano responsabili e ha rigettato la sua richiesta di risarcimento di 110.000 euro.
Nel frattempo, almeno una dozzina di membri di Forsane Alizza (Cavalieri dell’orgoglio), un gruppo costituito per difendere i musulmani dall’islamofobia, il 7 giugno sono finiti sotto processo a Parigi con l’accusa di complottare attacchi terroristici. Il gruppo – formato nell’agosto 2010 da Mohamed Achamlane, un 37enne franco-tunisino, che si fa chiamare “l’emiro” – ha postato un messaggio sul proprio sito web intimando alle forze francesi di lasciare tutti i Paesi a maggioranza musulmana. Il messaggio diceva: “Se le nostre richieste saranno ignorate, riterremo che il governo sia in guerra contro i musulmani”.
Achamlane ha anche diffuso dei video che lo ritraggono mentre pronuncia discorsi incendiari, usando frasi del genere: “In nome di Allah l’Onnipotente, lasceremo cicatrici sulla Francia”. Il gruppo ha anche pubblicato una lista di “obiettivi”, che includono negozi ebraici nella regione di Parigi. In aula, Achamlane ha detto: “Non esiste alcun islam radicale o moderato. Esiste solo il vero islam”. Il governo ha descritto il gruppo come una milizia privata, ma i 15 membri dell’organizzazione hanno negato di far parte di un gruppo terroristico. Se condannati, ognuno di loro rischia fino a dieci anni di prigione.

Germania

Il ministro degli Interni Thomas de Maizière, in un’intervista al quotidiano “Rheinische Post”, ha dichiarato che il numero dei jihadisti tedeschi che combattono in Siria è salito a circa 700. “Il numero non è mai stato così elevato come ora”, ha detto. Sono circa 330 gli islamisti violenti che in Germania sono “disposti a commettere reati di matrice politica di notevole importanza”. Ha aggiunto che sono in corso oltre 500 operazioni antiterrorismo che coinvolgono 800 islamisti.
Intanto, è scoppiato un dibattito in merito al fatto se gli studenti musulmani dovrebbero essere esentati dalle visite obbligatorie agli ex campi di concentramento nazisti previste dai programmi educativi sull’Olocausto. La disputa è incentrata su una proposta che implicherebbe che gli studenti di tutte le scuole secondarie dello Stato meridionale della Baviera si rechino nei luoghi dell’Olocausto, come contemplato dai programmi scolastici.
La proposta è osteggiata dall’Unione cristiano-sociale (Csu) secondo cui “molti bambini appartenenti a famiglie musulmane (…) non hanno alcun legame con il nostro passato e (…) avranno bisogno di molto più tempo prima di poter identificarsi con la nostra storia. Dobbiamo prestare attenzione a come affrontare la questione con questi bambini”. Inoltre, in Baviera, gli amministratori del Wilhelm-Diess-Gymnasium, un istituto di Pocking, hanno avvertito i genitori di non lasciare indossare alle loro figlie abiti succinti, per evitare “malintesi” con i 200 profughi musulmani ospitati in alloggi di emergenza, in un edificio nei pressi della scuola. La lettera diceva:

I cittadini siriani sono prevalentemente musulmani e parlano arabo. I profughi hanno la loro cultura. Poiché la nostra scuola è proprio accanto al luogo in cui essi si trovano, si dovrebbero indossare abiti modesti in modo da evitare disaccordi. Camicette o bluse succinte, pantaloncini corti o minigonne potrebbero causare malintesi.

Un politico locale citato da Die Welt ha detto:

Quando gli adolescenti musulmani si recano nelle piscine all’aperto, sono turbati nel vedere le ragazze in bikini. Questi giovani, che provengono da una cultura dove non si approva che le donne mostrino la pelle nuda, seguiranno le ragazze e le infastidiranno senza rendersene conto. Naturalmente, questo genera paura.

Nel quartiere di Neukölln a Berlino, a una 26enne musulmana è stato consentito di iniziare un tirocinio come praticante avvocato in municipio. Inizialmente, le autorità locali avevano respinto la domanda di Betül Ulusoy, perché la donna voleva indossare il velo islamico. La “legge di neutralità” (Neutralitätsgesetz) di Berlino stabilisce che a chi lavora nell’amministrazione pubblica è vietato mostrare simboli religiosi. Ma i funzionari pubblici hanno fatto un’eccezione per la Ulusoy, pare per evitare di essere accusati di islamofobia.

Olanda

Il parlamento olandese si è detto contrario all’allestimento di una mostra di vignette americane sul profeta Maometto, come chiedeva il deputato Geert Wilders. Questi ha dichiarato di essere deluso dalla decisione e ha promesso di mostrare le caricature durante una trasmissione televisiva riservata ai partiti politici. Ma l’emittente pubblica nazionale NPO non è riuscita a mandare in onda il video come previsto. Wilders ha accusato la NPO di sabotaggio e il 24 giugno il video è stato finalmente trasmesso (vedi contributo filmato).
Sempre in giugno, il ministro degli Affari sociali Lodewijk Asscher ha parlato dell’ipotesi al vaglio di far frequentare agli imam turchi un corso di lingua e cultura olandese prima di autorizzarli a trasferirsi nei Paesi Bassi. Tale corso getterebbe “le basi per la riuscita dell’integrazione”, ha detto Asscher. Yassin Elforkani, esponente della lobby musulmana CMO che afferma di rappresentare quasi 400 moschee nei Paesi Bassi, ha asserito che anziché “continuare a importare” imam dalla Turchia, l’Olanda dovrebbe organizzare un programma di formazione per gli imam autoctoni simile a quello esistente in Germania.
Nel frattempo, un tribunale di Rotterdam ha condannato un 22enne di Delft a quattro anni di prigione per aver pianificato di utilizzare i proventi di una rapina per sostenere i jihadisti in Siria. La polizia, che aveva ricevuto una soffiata da un informatore, ha arrestato Mohammed A. mentre stava per compiere una rapina a mano armata a Scheveningen. Nella sua auto sono state rinvenute tre pistole. Il tribunale ha stabilito che l’uomo era colpevole di “un grave reato di terrorismo” poiché intendeva utilizzare i proventi della rapina per sostenere la jihad violenta.

 

Norvegia

Il servizio di sicurezza interno (PST) ha rivelato che circa una dozzina di profughi inviati nel Paese scandinavo conformemente al sistema di quote stabilito dalle Nazioni Unite avevano stretti legami con i gruppi terroristici dello Stato Islamico e del Fronte al-Nusra. Il servizio ha inoltre scoperto che alcuni profughi avevano operato nella polizia segreta siriana e altri erano sospettati di aver commesso crimini di guerra durante la guerra civile in corso in quel Paese.
Anche il quotidiano “Dagbladet” ha riportato che nei centri di accoglienza norvegesi ci sono estremisti islamici in cerca di nuove reclute per il terrorismo. Secondo il giornale, molte persone che hanno ricevuto asilo in Norvegia sono diventate figure di spicco nella comunità islamica radicalizzata del Paese.
Intanto, un numero crescente di norvegesi si sta convertendo all’islam, pare a causa di un’esigenza di avere norme più severe in seno alla liberale società norvegese. “Convertirsi all’islam è forse oggi la forma più estrema di ribellione giovanile”, ha detto al quotidiano “Aftenposten” la docente di religione Anne Sofie Roald, che ha abbracciato la fede islamica. A suo avviso, l’islam conservatore rappresenta i chiari limiti e una nuova forma di sicurezza nella società norvegese dove “tutto è permesso”.

Spagna

La polizia ha arrestato tre giovani francesi colti alla guida di una Mercedes mentre viaggiavano a 235 km/h, quasi il doppio del limite di 120 km/h, l’autostrada AP-7 che attraversa la provincia meridionale di Valencia. Gli agenti hanno trovato 200.000 euro in contanti nascosti in un borsone riposto nel bagagliaio dell’auto; nessuno dei tre ragazzi è riuscito a spiegare la provenienza del denaro. Una successiva indagine ha rilevato che uno dei tre era monitorato dalla polizia francese perché sospettato di essere stato reclutato dallo Stato Islamico e di prepararsi a partire per la Siria.
Il 22 giugno, ha preso il via presso l’Alta Corte di Madrid il processo a Nabil Benkaddour, un marocchino che ha cercato di unirsi all’Isis in Siria. L’uomo è stato arrestato nella regione meridionale spagnola di Murcia nel novembre 2014 dopo che aveva cercato di raggiungere la Siria attraverso la Turchia. Ma non gli è stato permesso di salire a bordo dell’aereo poiché non era in possesso di un biglietto di ritorno. La polizia spagnola in seguito ha scoperto che Benkaddour era “molto attivo nei forum jihadisti radicali su internet” e aveva diffuso dei video usati per l’indottrinamento e il reclutamento jihadista. Aveva anche postato una foto del figlio di 3 anni con un fucile giocattolo, insieme alle immagini di vari leader terroristi, con il messaggio: “Hai scelto la via della jihad e noi la seguiremo”. Benkaddour rischia due anni di prigione, se la corte lo riterrà colpevole di “apologia di terrorismo”.

Svezia

La polizia ha arrestato due persone in una serie di azioni effettuate il 1° giugno a Stoccolma e nella città di Orebro, nell’ambito della repressione contro il reclutamento di giovani uomini tra le file dei gruppi jihadisti all’estero. Il Servizio di sicurezza svedese (SAPO) ha rivelato che Orebro, città di 140.000 abitanti, è diventata la quarta principale fonte svedese di reclutamento per i gruppi islamisti dopo Malmö, Gotheborg e Stoccolma. Secondo il SAPO, sono circa 300 i cittadini svedesi che pare si siano uniti allo Stato Islamico in Siria e in Iraq. Circa 35 di questi sono stati uccisi e 80 sono tornati in Svezia.
Il 17 giugno, il governo svedese ha annunciato che sta studiando una nuova legge che vieterebbe ai cittadini di combattere a fianco di gruppi jihadisti come lo Stato Islamico. “È inaccettabile che i cittadini svedesi vadano a unirsi allo Stato Islamico, finanziando il gruppo o combattendo per esso”, hanno scritto il ministro della Giustizia Morgan Johansson e quello degli Interni Anders Ygeman, in un articolo pubblicato dal quotidiano “Dagens Nyheter”.

traduzione di Angelita La Spada