Pur essendo sviluppata, all’epoca dell’incontro con i primi navigatori europei la società polinesiana viveva nell’età della pietra, tanto da trasformare i chiodi, scoperti sulle grandi navi di legno, in regali preziosissimi.
Il gruppo Hitireva, che ha ballato quest’anno sul marae ’Ārahurahu nel consueto spettacolo prodotto dal Te Fare Upa Rau, il Conservatorio di Tahiti, pone l’accento sulle parole delle pietre.
Ogni attività richiedeva l’impiego delle pietre; gli utensili, ricavati scolpendo le rocce più dure, servivano a preparare i pasti quotidiani, taro e ’uru venivano battuti con il penu, il pestello in pietra, così come le foglie che servivano a preparare i ra’u, i medicinali tradizionali. Le pietre erano usate anche come simboli, segni di confine, idoli…
Molto realistica la scena della pesca con le pietre, che ricorda quella nel celebre film con Marlon Brando, Gli ammutinati del Bounty, ambientata nella laguna di Bora Bora.
La corale è stata integrata nel gruppo di ballerini che entrano in scena con forza, cantando a voci spiegate il tradizionale hīmene.
Ottima prestazione per il gruppo Hitireva, abilmente diretto da Kehaulani Chanquy su testo di Jack Bryant E parauparau te ’ōfa’i.