Eccoci arrivati all’ultima serata della Heiva I Tahiti che, come ogni manifestazione che si rispetti, chiude in maniera esplosiva: tre gruppi di danza, dei quali due in categoria Hura Tau, professionisti, e due cori. Da Bora Bora arrivano i Tamarii Anau per celebrarne il territorio: Anau con Taimanu, la montagna dal viso di donna, la prima a essere baciata dai raggi del sole; Anau con la grotta Opea che guarda teneramente, come se fossero i suoi figli, le due rocce di corallo gemelle che ornano la laguna dal particolare colore, unico al mondo. Guai dimenticarsi del proprio territorio e delle proprie leggende, smettendo di tramandarle di generazione in generazione!
Dall’isola di Raiatea, i Tahina No Uturoa ballano la leggenda della montagna Tapioi.
Il guerriero Tapi, cade nella trappola di Ha’amana che, dopo averlo fatto ubriacare, prepara un immenso ahima’a, il forno polinesiano scavato nella terra, e lo fa gettare fra le pietre incandescenti, domandando di ben girare, di rimestare per carbonizzarlo e ridurlo in cenere.
Last but not least i Tamarii Tipaerui, con la forza potente dei loro orero declamati dal celebre Minos, il migliore da sempre nell’arte oratoria.
Questo per quanto riguarda la danza. I tre gruppi saranno inframezzati da due corali, i Tamarii Papeari, che sottolineano l’importanza di appartenere al clan dei Teva, entrando in scena con i bei vestiti rossi fiorati e tutto l’occorrente per la pesca notturna… Tanto che i loro attori di Ute paripari e Ute are’are’a sono vestiti di reti con pesci imprigionati!
I Tamarii Tevaipuna ci cantano dell’ari’i (capo) di Taravao, con particolari sonorità.

Tamarii Tipaerui

Lo spettacolo di questo gruppo è diviso in tre tempi.
Nel primo viene rappresentata la creazione del mondo Ma’ohi, con Ta’aroa, il dio creatore dell’universo, che vaga solo nel po (le tenebre) confinato nella sua conchiglia Rumia. A un certo momento decide di battere sulla sua conchiglia, formando una fessura fra il guscio superiore e quello inferiore. Si erge in piedi per rompere il silenzio assordante che regnava e comincia a sussurrare, la prima parola si sveglia e inizia così il ciclo della creazione. Crea una moltitudine di dèi a suo sostegno e compagnia, domanda alle radici di estendersi dall’oscurità del vuoto affinché le fondamenta della terra e delle acque si manifestino all’interno di Rumia.

Radici, radici,
Dalla fine del fondo del vuoto, dalla vacuità si sono estese,
Nella solidità di uno spazio compatto
Attraversarono la distesa per portare alla luce l’arcata duale di Ta’aroa
Il suono originale del verbo rompe la roccia
Suono dell’Ascendente – Albero, fondamento originale del guscio superiore e inferiore
Sollevamento del respiro intrinseco
Movimento di urti e scosse sulle linee del caos
Applausi in contro tempo
Rocce strappate da Hava’i
Acque da una parte all’altra della grande fondamenta
Due piedi affondati nella roccia per un istante incantatore
All’istituzione della roccia come piattaforma per la terra
Come pietre di sostegno per il mare
Estensione di radici multiple

La distesa terrestre e la distesa delle acque furono separate
Nove pilastri vennero posizionati a sostegno del cielo
Hotu-i-te-ra’i come pilastro davanti, Anafeo come pilastro dietro
E Ti’amā-Ta’aroa come pilastro dell’interno
Furono ugualmente piazzati i pilastri per tenersi in piedi, per sedersi, i due pilastri del discorso e quello dell’uscita
Nel mentre, il cielo dimorava confinato dai tentacoli di Tumu- ra’i -fenua che avvicinava i due gusci
Ecco gli artigiani muniti di scalpello, il loro obiettivo? Separare i gusci confinati

Tagliare, spingere, battere… hiri’ahiri’a… Artigiani venuti per Atea

Atea appare nel cielo disteso
Il cielo di Rumia è stato esteso
Lo spazio riservato agli uomini è stato distinto de quello degli dèi
Il cielo è stato esteso come unione dei dieci strati
Gli elementi appena creati hanno avuto il nome
Il viso di Atea è allora apparso, ha preso il suo posto nel regno celeste
Dio secondo al creatore Ta’aroa, dio dotato di una potenza certa
Atua, dio, dalla singolare essenza che spande la sua sacralità come un ricettacolo d’idoli impregnati del potere di primizie ancestrali
Viso rischiarato da sopra, viso rischiarato da sotto
Le primizie osservano lo scioglimento

Venus diventa l’occhio destro di Atea
Mercurio il suo occhio sinistro
Le stelle vennero allora sparse per cancellare la notte tenebrosa del Tireo [la prima notte dalla creazione]

Il mondo viene riempito dalla possente maestà di Atea, dio dello spazio, dio dell’aria
Nel mentre fu creata anche una placenta scivolosa e vischiosa che diventa in seguito un bel dio
Fu Tane, Tane dal potere differente
O dio Tane, ricordati dunque…

In piedi poi seduto!
O dio tane, ricorda dunque della tua nascita, della tua infanzia
Tu sembravi una placenta, una grande medusa
Tu eri viscoso, appiccicoso
Tu non avevi né dorso né viso, Tane dal volto informe
Disgustoso!
Lo scalpello fu lo strumento usato dagli artigiani per modellarti
Ma non ti toccarono
È vero?
Il bambino del grande Atea nacque
Gli artigiani si spaventarono
Ouh, ouh! Gli artigiani si spaventarono! Ouh, ouh!

Fosti modellato
Grazie allo spirito di Ta’aroa
Numerose furono le pelli che ti vennero date
La scorza del purau [ibisco selvatico] come pelle screpolata, quella della palma da cocco
La scorza dell’’aito [albero del ferro] come pelle di colore rosso, quella della razza come pelle scivolosa

Atea posa la tua fronte volitiva e furiosa, le tue orecchie ugualmente
I tuoi occhi, la tua bocca, le tue viscere furono anche fissate

Il corpo del bambino raggiunge la pienezza della sua perfezione
Diventa un essere vivente
Tane dal viso di una grande beltà

Tane, che la vita riempia il tuo essere!
Tane emerge allora il dio della beltà, dello splendore
I suoi occhi diventano la misura della distesa celeste
Tane la lancia delle folle, Tane la punta d’attacco
O padrone regnante sulla Via lattea, che la vita riempia il tuo essere!


Nel secondo tempo il dio Tane voga a bordo della sua piroga Fa’atere’apu nei differenti strati del cielo per arrivare fino ad Atea e battersi con lui. La piroga viene immobilizzata e finiscono per navigare attraverso l’aria del dio. Malgrado i colpi inferti all’orecchio destro di Atea e i venti lanciati contro di lui, l’azione di Tane non ha alcun successo.
Tane riparte navigando d’èra in èra, attraversando le onde agitate e la brezza leggera. Alza le vele della sua piroga, fa un giro del cielo grattando il fondo dell’oceano prima di aggottare la sua piroga una volta arrivato nelle acque di Vavau a Tahiti. Là, completamente senza, il dio della bellezza respira rumorosamente.

Il tempo passa e ha fatto un giro e Tane cresce nel cielo della via lattea sulla quale regna
Un desiderio si apre allora in modo lento e singolare nel cuore di questo dio
L’ardente lussuria della forza di suo padre, Atea, dio del cielo e dello spazio
Dio che diffonde il suo sacro potere sulla superficie della terra
Battersi contro il dio che centralizza il potere che riempie e circonda il mondo
La confusione nacque in modo inatteso nel cuore di Tane

Tane: Sono Tane, abitante nella via lattea! Che il tuo nome venga cancellato!
Atea: Hai i venti per farmi cadere?
Non sei che un bambino, io sono l’anziano, io sono il genitore!
Tane: possiedo venti possenti, i venti dell’interno, i venti posteriori! Cadrai, ti dico!

Nel terzo tempo scende fino al regno di Ta’ere mā’opo’opo per farsi da questo trasmettere tutta la sua abilità, poi riparte fino al cielo aperto che gli apparteneva, nel suo regno chiamato Vai-ora. Furioso e in cerca di vendetta, tenta una volta di più di distruggere Atea, pronto a lanciargli numerosi attacchi: scatena i mari, ecco un lampo che trafigge il cielo, sua lancia. Invoca un uccello portatore di morte e usa la sua cintura (simbolo di potere, come la corona dei re).
Atea resta immutabile e invincibile. Tane fugge, poi ritorna verso il suo genitore per presentargli un’offerta: una stella cometa in segno di pace, a suggellare le sue nuove intenzioni, rispettare il proprio padre, dalla forza invincibile.

Come le radici che Ta’aroa fece crescere ai tempi della creazione del mondo
La nostra cultura si estende da una parte all’altra fino ai nostri giorni
Come gli artigiani della creazione del mondo, abbiamo tagliato il legame ancestrale che ci univa all’ombelico dei nostri genitori
La piroga di Tane si è messa a vogare come emblema del tracciato genealogico
D’ora in poi, lo spazio che separa le due arcate è stato ingrandito

Il figlio si è ostinato a provocare la caduta di suo padre
È caduto nella trappola del desiderio di costruire il suo regno
La storia di Tane contro Atea è quella del combattimento che conduciamo contro i nostri propri costumi
Noi che abbiamo costruito la nostra identità occultando dalla nostra memoria le nostre proprie radici

L’immagine dei tentacoli della piovra Tumu-ra’i-fenua è nuovamente apparsa
L’immagine di questa piovra che tratteneva il cielo alla terra e riattaccava l’uomo alle radici dell’albero originale

Perché il padre insegni ancora a suo figlio
Perché si riconcilino
Perché la conoscenza del nostro patrimonio culturale diventi un’acquisizione per noi stessi
Perché la saggezza e l’umiltà diventino la chiglia e il fondo della piroga della nostra vita
Perché l’uomo raggiunga il suo rifugio originale

Rispettiamo il potere di Atea e Ta’aroa che circonda questo mondo
Prosterniamoci davanti a quello di Tane il temerario e riportiamo le forze che abbiamo risvegliato, quelle che, si sa, non è bene che restino nel mondo degli uomini
Il primo vento del to’erau [strumento a percussione] ha respirato
Ha soffiato per evocare Atea e Tane, e voi che respiro ci comunicate, voi?