Penultima serata della Heiva I Tahiti. L’ottava rappresentazione è stata interrotta a metà da un acquazzone, e i due gruppi mancanti si esibiranno in una serata supplementare; è nella tradizione di questo concorso: non esiste una Heiva senza almeno una serata di pioggia!
Direttore di Erai Te Toa No Avera, il primo coro in gara, il bel Tino che si è proposto ieri nel concorso di migliore ballerino. Un vero piacere vedere giovani talentuosi così attaccati alle proprie tradizioni! Cantano lo stesso tema danzato ieri.
I Tamarii Faretou No Huahine celebrano l’importanza degli hiva, i guerrieri. Allenati al combattimento fin da bambini, provenivano dalla famiglia dello ari’i, capo; al primogenito spettava la carica di sovrano, al fratello minore quella della difesa del popolo e del suo territorio. Fierezza degli antenati, avevano il potere di destituire lo ari’i qualora questi non si dimostrasse degno del suo regno.
Questa è la storia: Ariipaea regnava su Hitinui (l’antico nome dell’isola di Tahiti) e a un certo momento il popolo si allontana dal suo capo. Suo fratello minore fomenta per gelosia il dubbio nello spirito della gente, che smette di obbedirgli. Vuole che lo hiva riconosca lui come vero ari’i e che suo fratello sia destituito. L’hiva ristabilisce l’ordine, punisce i colpevoli e, mentre sta andando da Ariipaea per togliergli la sua carica, incontra il tauha, il grande sacerdote Tehauroa che cerca di dissuaderlo. Come finirà questa storia? Chi sarà il vincitore? L’ari’i, il fratello minore o l’hiva?
La verità ha avuto ragione: solo un buon cuore, un cuore dolce pieno d’umiltà e di rispetto può mostrare la verità, nient’altro. Non bisogna dimenticare che il potere dell’ari’i è divino, perché nella genealogia Ma’ohi discende direttamente dal dio creatore Ta’aroa.
Il gruppo Tamarii Teahupoo ci canta della fine tragica degli abitanti di Tai’arapu, zona sulla costa est dell’isola di Tahiti. Taura’a e Teuira erano stati giustiziati per non aver rispettato l’obbligo di offrire al re i primi prodotti della loro pesca e del loro raccolto. Per vendicare la morte dei loro mariti, le vedove decidono di tendere una trappola ai Tai’arapu. Cucinano cibi deliziosi e li regalano ai bambini, per crearne la voglia negli adulti; organizzano allora un gran tamä’ara’a (banchetto), ma non appena gli invitati sono ben seduti nel fare (casa) delle feste, sbarrano le uscite e danno fuoco alla costruzione in legno. Tutti gli abitanti di Tai’arapu periranno, si salveranno solo il guerriero Rahero e Vehiatua I Te Mata’i.