Heiva 2022: speciale Te Maeva

Il gruppo Te Maeva è stato fondato da Coco Hotahota nel 1962, ben 60 anni fa. Purtroppo il fondatore è mancato due anni fa, all’inizio dei vari confinamenti pandemici, come se con la sua morte avesse segnato l’interruzione di ogni evento culturale.
Per partecipare alla Heiva I Tahiti 2022 il gruppo è stato preso in mano da vari suoi discepoli come Fabien Dinard, oggi direttore del Te Fare Tahuiti Nui, il Conservatorio di Tahiti, nel ruolo di ra’atira, insieme a Vaiana, insegnante anch’ella al Conservatorio, o Terau Piritua, che dirige il proprio gruppo Ori I Tahiti con scuola annessa, ideatore dei costumi. Fabien è stato per anni il primo ballerino del gruppo Te Maeva, prima di dedicarsi alla cultura polinesiana da dietro le quinte.

 

 

Il testo è stato scritto da Viri Taiamana, diretto del Centro di Mestieri e Arte, che ricopre il ruolo di ō’rero, oratore.

I pilastri del gruppo, come Cathy Puchon, sentono enormemente la mancanza del loro maestro, ma questo non ha impedito loro di produrre uno spettacolo di altissima qualità.

Anche per i giovani ballerini – alla prima esperienza sia nel gruppo Te Maeva, sia alla Heiva I Tahiti – trovarsi di fronte a questo mondo fatto di gesti precisi (“Chiari e netti”, come mi diceva il buon Coco) significa riscoprire le proprie origini e immergersi nelle proprie tradizioni. Ho intervistato Tevai Cibard durante la preparazione del costume vegetale: tutti si riuniscono, vengono scaricati camion di foglie ed essenze vegetali, ognuno, più o meno aiutato dai propri familiari, provvede alla confezione di ciò che indosserà durante il passaggio a To’atā. Alle spalle di Teiva possiamo vedere sua madre Wilma, impegnatissima a cucire le foglie di ‘ape, Cordyline.

Purtroppo 40 punti di penalità hanno impedito al gruppo Te Maeva di salire sul podio dei vincitori, scelta inaspettata che ha sorpreso tutti, anche chi ha ricevuto il premio al loro posto.
Il gruppo Te Maeva resta, per me, il vincitore morale della Heiva I Tahiti 2022. La loro prestazione è stata di altissima qualità, come si può vedere nell’estratto del loro spettacolo.

A parte le televisioni locali, non è possibile riprendere le danze della Heiva da postazioni elevate, perdendo la visione d’insieme. I gruppi non vogliono riprese o fotografie alla ripetizione generale, lo spionaggio è diffusissimo. Diverso è se si fa parte del gruppo, e io da un paio d’anni ho il grande onore di fare parte di Te Maeva e sono stata appositamente chiamata per le riprese. Ecco quindi il montaggio della prova generale, con qualche intermezzo in costume della gara, per dare un’idea di quante persone siano presenti in scena e di come il coreografo si sia sbizzarrito con le coreografie.

La vita abbonda nelle valli, dove crescono nobili essenze, frutti vari e tuberi che i cinghiali amano dissotterrare, ai piedi dei monti. Una moltitudine di canti di uccelli si intreccia e, in alto, il grido del cuculo annuncia che sta per arrivare un acquazzone. Nei fondo delle valli si trovano resti di piattaforme e luoghi di culto sepolti sotto cespi di erba alta, segno che le tradizioni giacciono sopite.
Vivono nel fondo delle valli esseri chiamati folletti, sono bambini turbolenti, spiritelli, esseri dispettosi che assomigliano agli umani ma non lo sono. Possono avere tutte le taglie, tutte le corporature, tutte le età, si presentano a volte con comportamenti birichini, in abiti particolari. Sono, il più delle volte, operosi e non hanno paura di niente. Vivono senza che l’uomo possa vederli, tranne quando desiderino rendersi visibili, ma le anatre selvatiche sono l’emanazione della loro presenza. I folletti vagano per i boschi per preservare la flora e rendere abbondante la stagione del raccolto.
I folletti sono i custodi delle valli; hanno innumerevoli conoscenze e spesso usano la magia. Sono i protettori degli alberi più antichi, considerati antenati. Si prendono cura degli alberi come si prendono cura di se stessi perché gli alberi forniscono parecchi benefici senza aspettarsi nulla in cambio. Le foglie proteggono dal calore del sole, l’ombra prodotta dal fogliame è di una qualità rinfrescante. La loro frutta disseta. Le cortecce, le radici, le foglie e i fiori sono usati per la farmacopea tradizionale. La loro corteccia, abilmente battuta, può diventare tessuto col quale anticamente ci si vestiva. Il legname favorisce la costruzione delle canoe, la fabbricazione di tamburi e dei pali delle case. I rami possono essere bastoni per gli anziani.
Prima di entrare nella vallata, per raccogliere, per tagliare o per scavare, bisogna chiedere il permesso ai folletti e fare delle offerte al dio To’ahiti-o-te-vao.
I folletti sono sempre sospettosi degli umani, che spesso hanno comportamenti imprevedibili e possono distruggere tutto. Hanno dimenticato che gli alberi e le piante discendono dall’uomo.
Il tronco dell’albero del pane proviene dal tronco del corpo umano. I rami provengono dagli arti, le foglie dalle mani, i frutti dalla testa e i semi dalla lingua. Lo stesso vale per l’albero di cocco la cui noce deriva da una testa umana, i tre orifizi rappresentano gli occhi e la bocca. Le lacrime si sono trasformate nell’acqua di cocco, le costole nelle foglie delle palme e il sangue nella linfa. Per questo la vita degli uomini e quella degli alberi sono intimamente legate.
L’interramento della placenta ricorda il profondo legame tra l’uomo e le piante.

Tema: L’eco che viene dalla vallata
Una voce risuona e si sente dal fondo della valle e l’eco risponde: “La grande Tahiti vestita della sua nebbia dorata del sole nascente, la grande Tahiti nascosta nei boschi, le cui valli sono piene di storie sepolte sotto la verde vegetazione che si estende fino alla sponda dei fiumi”.
Chi chiama dal fondovalle?
La valle brulica di vita, come una sorgente inesauribile che irriga la terra. A valle se ne percepiscono vibrazioni e tra di esse, grida, frinire di grilli, ringhi… Che cosa è questo frastuono proveniente dalla valle? Qual è il motivo ?
Nelle profondità delle valli ci sono le basi della cultura Ma’ohi!
Che l’interramento della placenta rappresenti il legame forte che resta perché l’esistenza degli uomini dipende dalla sopravvivenza delle valli.
Osserviamo e tendiamo le orecchie per riascoltare l’eco proveniente dalla valle.

Prima declamazione
C’è tanto da raccontare sulle foreste impenetrabili, sulle vallate e sulla parte più selvaggia delle alture del fondovalle… Sono luoghi che un tempo erano popolati, molto popolati.
Il suono delle foglie, che un vento vorticoso ha disperso, continua la sua folle corsa nel circo delle ripide scogliere dove risuonano le onde tumultuose delle cascate.
Nella valle si forma una cortina di pioggia e foschia, il fiume è in piena, si odono rumori sordi provenire dal letto del fiume. Nell’alto della valle grida, suoni, rumori lontani, il frinire dei grilli la sera. Orecchie per ascoltare per chi voglia ascoltare.
Ecco le lodi, i balli e i canti delle nostre valli, per risvegliare dall’oblio le storie che i nostri antenati ci hanno lasciato in eredità come usanze viventi e base del nostro patrimonio culturale. Eredità che abbiamo portato alla luce per noi, dalle terre dei distretti, marcati nelle nostre tradizioni per glorificare ancora una volta il nostro paese e le nostre usanze.

Una parte di questo patrimonio, vive attraverso i boschi, i folletti, vengono chiamati bambini che giocano o bambini turbolenti. Piccoli demoni giocosi. Sono gli interpreti della vegetazione. Lavorano nel cuore della notte affinché le valli, le piccole valli e le valli del dio To’ahiti-mata-Nui, anche chiamato To’ahiti-mata-oa o To’ahiti-o-te-Vao, siano rigogliose. I richiami dal fondovalle, i lamenti dai boschi, il canto degli uccelli, un vento improvviso e forte tra gli alberi ci incoraggiano a svelare i legami tra gli uomini e la loro terra e i loro legami con le piante. Le ragioni che fanno di un essere umano un indigeno. Che il Mā’ohi sia il germoglio.

Sono i folletti che balleranno e canteranno e interpreteranno ciò che tā e i suoi uomini hanno realizzato nella vallata, i medicamenti naturali, abbondanti nel fondovalle, gli uccelli, i maiali selvatici che ci vivono.

Il periodo dell’abbondanza, il tempo delle carezze intime per riprodurre le radici, le foglie, l’albero… per mostrare la forza della terra e i suoi benefici per l’uomo di questo paese. Guardate e tendete l’orecchio per ascoltare nuovamente l’eco che risuona nella valle!

I richiami dal fondovalle, il fremire della foresta, il canto degli uccelli, il vento brusco e forte tra gli alberi incitano a rivelare il legame fra gli uomini e le loro terre e , legame fecondo; che il Ma’ohi sia il germoglio.

Folletti!

Avanti!

Rere mai, rere mai, te ‘āma’a o tā’u rā’au
Homai heti, homai heta… piripiri tāpau tū
Tū te r’au tū, tū rā’au tū!
Ueue i nia, ueue i raro
Piripiri tāpau tū
Tū te r’au tū, tū rā’au tū!

Vola qui, vola qui, sui rami del mio albero
La resina collosa monta per far drizzare il mio albero
Che il mio albero possa drizzarsi!
Scuoti  in alto, scuoti in basso,
La resina monta
Che il mio albero possa drizzarsi!

Himene ruau no te tomora’a:
(E aha te rā’au) e pēhā i te ā’ma’a
E pēhā i te ‘ohi’u
E pēhā i te rau e
E pēhā i te ‘iri e
E pēhā i te māea
O te vahine fanau tama ia e!

Canto antico d’entrata
(Qual è l’albero) che riproduce i suoi rami
Che riproduce i suoi germogli
Che riproduce le sue foglie
Che riproduce la sua scorza
Che riproduce i suoi rami
È la donna che partorisce!

Orero piti
E fenua maita’i e fenua Mā’ohi,
Ti’ara’a o te mau toa tatevao
E te mau vahine atoa.
E pai’oi’o tei ni’a i te tahua,
Tapi ‘i fa’ahou!

La terra è generosa, la terra Mā’ohi
Dove si alzano fieri i guerrieri delle valli
E le donne combattive.
I folletti sono ancora qui in questa piazza
Proviamo ancora!
 
Pā’ō’ā

Matari’i ni’a, auhune i raro!

Hotu i te pō hotu nui
O Hina arapae te fenua,
Tau hani te vāhi tōra’a tō.

Pipiha mapiha, 
‘Ōteo te ohi e toro te marama
Tte vāhi ‘ōpiripiri, te vāhi tōra’a tō.

Te pāi’oi’o, te pāi’oi’o, e pō hotu nui,
Tāpi’i te hei te marama,
E toro te marama, tāpi’i te hei te marama,

‘Atira’a ‘āvae, ‘atira ora, tāpi’i te hei marama
Ha’apata te ota fenua, tītoi te pūfenua

Parara’a matahiti, e tau ‘auhune
He’e te tau, he’e te tua, parara’a fa’ahou

Danza seduti
Quando sorgono le Pleiadi, abbondanza sulla terra!

Germina la sera di luna piena,
La luna seduce la terra,
Tempo di concepimento e gestazione

Straborda, straripa
I germogli sbocciano attirati dai raggi lunari
Nelle fessure, tempo di concepimento

Folletti, folletti, è la notte di crescita
Che ha come corona l’alone della luna
Raggi di luna si estendono nell’alone lunare,

Luna piena, luna di vita, alone come corona di luna
Fa germogliare le piante e espellere la placenta

Stagione di primizie, tempo d’abbondanza
Passa il tempo, tornerà il tempo d’abbondanza

Hivināu
Ueue fa’ahou, tamari’i hauti,
I nia te tahua, teie pō, marama tea!
Tū te r’au tū, tū rā’au tū!
‘Atu’atu te ota fenuai te tu’ira’a pō
Tū te r’au tū, tū rā’au tū!
‘Ua ‘ua’a te vanira,
Fa’atito te vanira
Tauahi atu, tauahi mai, te reira mau a tā’u tiare

Tamata fa’ahou, tamari’i rurahiri
I nia te tahua, teie pō,
Tū te r’au tū, tū rā’au tū!
‘Atu’atu te ota fenuai te tu’ira’a pō
Tū te r’au tū, tū rā’au tū!
‘Ua ‘ua’a te vanira,
Fa’atito te vanira,
Tauahi atu, tauahi mai, te reira mau a tā’u tiare

‘Atira’a i te tu’ira’a pō,
Ueue i nia, ueue i raro
Tū te r’au tū, tū rā’au tū!
E re’a moeruru orohia ei pu’a na tino
I te vai uri rau, te reira mau ā tā’u tiare

‘Ōtu’i i nia, ‘ōtu’i raro, fa’arapu fa’ahou,
Teie pō, marama tea
Tū te r’au tū, tū rā’au tū!
‘Atutu te muhu te tu’ira’a pō
Tū te r’au tū, tū rā’au tū!
E maire rauri’i, tāhei no’ano’a o te taupiti,
E tau piri, te reira mau,
Ā tā’u ā’mo’a

E tārava fa’ahou, tamari’i hauti
I nia te tahua, teie pō, marama tea
Tū te r’au tū, tū rā’au tū!
‘Āere te ora i te tu’ira’a pō
Tū te r’au tū, tū rā’au tū!
‘Ua mā’ahia te vanira, ‘ō’oti te vanira
Tauahi atu, tauahi mai,
Te reira mau ā tā’u mā’a hotu

Scuoti ancora, figlio della natura,
Su questa piazza questa notte, al chiaro di luna!
Che il mio albero possa drizzarsi!
Mantieni la terra verdeggiante nel mezzo della notte
Che il mio albero possa drizzarsi!
L’orchidea della vaniglia è in fiore,
Fecondate i fiori,

Abbraccia qui, abbraccia là, ecco il mio fiore

Proviamo ancora, giovani turbolenti
In questa piazza, questa notte,
Che il mio albero possa raddrizzarsi!
Mantieni la terra verdeggiante nel mezzo della notte
Che il mio albero possa raddrizzarsi!
L’orchidea della vaniglia è in fiore,
Fecondate i fiori,
Abbraccia qui, abbraccia là, ecco il mio fiore

Relazioni intime nel mezzo della notte,
Scuoti verso l’alto, scuoti verso il basso
Che il mio albero possa raddrizzarsi!
Lo zenzero utilizzato come sapone per il corpo
Nei vari corsi d’acqua, così è il mio fiore

Batti in alto, batti in basso, agita ancora
Questa notte, al chiaro di luna
Che il mio albero possa raddrizzarsi!
Il brusio si spande nel mezzo della notte
Che il mio albero possa raddrizzarsi!
Un mazzo di felci, come sciarpa profumata
Per la festa, il tempo di un abbraccio,
Questo è il mio recinto

Rimettetevi orizzontali, figli della natura,
In questa piazza, questa notte, al chiaro di luna
Che il mio albero possa raddrizzarsi!
La vita prolifera nel mezzo della notte
Che il mio albero possa raddrizzarsi!
L’orchidea della vaniglia ha dato il suo frutto
Abbraccia qui, abbraccia là,
Questi sono i miei frutti

Himene Tārava
Huri tâ’u aro i te rai teitei
Nohora’a o te nu’u atua teitei
Nini’i mai te mau maita’i, tahiti’a mai
Nia te rai e
Na te reva aneane, nini’i mai
Tâ te tohu’a e ta’ita’i mai
‘E ‘ere rai te ua, ti’aturi mai
‘E roimata no Oro, noho ri’i mai

Huri tâ’u aro i te hiti o te ra
Na te aru, te ora, te hitira’a mai
Tahiti’a mai, nini’i mai, tahiti’a mai
Po’o’â te tiare i te roara’a o po,
Tarava te ora e te hau i te fenua
Faufa’a tumu o te ora, e tupu mai

Huri ta’u aro i te to’o’a o te ra
Rahiri rauti to te fenua, a ti’a mai
E atua to ni’a i te fenua, ti’aturi mai
Te ora e te hau i te fenua, no o mai
Te aroha o te rai teitei, tei roto mai
Te hau e te maita’i i to ‘â’au, e fa mai.

Rivolgo il volto verso il cielo
Dove risiedono gli déi,
Spandete i benefici, siate clementi
Attraverso il cielo chiaro, spandete!
Che la pioggia porti
Non è pioggia, siatene sicuri
Ma le lacrime del dio Oro, sedetevi un attimo

Rivolgo il mio volto verso il levarsi del sole
Attraverso la foresta impenetrabile, che germini la vita!
Spandete i benefici, siate clementi, spandete i benefici
I fiori si schiudono durante la notte,
Si sparge la vita e la pace sulla terra
Lo scopo della vita è di schiudersi

Rivolgo il mio volto verso il tramonto
Cerimonia di benvenuto degli adoratori, alzatevi
Gli déi sono sulla terra, credeteci
La vita e l’amore sulla terra vengono da loro
La pace del grande cielo è ragione di vita
L’amore e il bene della tua anima si riveleranno.

‘APARIMA Piti ‘ĀMUI:
E hotu te tino
Viri TAIMANA / Steeve ANGIA

Mo’e noa atu a
te tino ta’ata,
I te repo fenua,
I te repo fenua,

Mai roto mai
i tōna mau mero
te mau tumu hotu rau
Te tupu mai
Te tupu mai

E inaha,
e uru te upo’o
I hotu ai
Te parau o Ruata’ata.

E inaha no roto atu
Te mafatu o te taata
Te hutu
I te hoturaa

E inaha hoi
Mai tō’u ivi tua
te fāra ‘a mai
Te tumu ava
Te tumu tō

Te tumu
Mai tou mape
Te mape ta’ata
Te hotura’a mai
Te mā’a mape

Nā te huha avae
Pautuutu maitai
I tupu mai ai
Te uhi ei mā’a
Tupu mona

Na te rua avae
o te ta’ata
I tupu mai ai
Te taro e te ona mau rauere
No roto mai te mahaha

Na roto i tō tāua tino
Te tino ta’ata nei
I matara ai
Te mau tumu hotu rau
I tupu mai ai
Te mau tumu hotu rau

Seconda danza gestuale
Il corpo è una pianta

Quando sparisce
Il corpo umano,
Messo in terra,
Messo in terra,

Poi
le membra del suo corpo
innumerevoli frutti
crescono
crescono

Così
Il frutto del pane
Viene dalla testa
Da questo nacque
La leggenda di Ruata’ata.

Così
dal cuore dell’uomo
è nata
la stagione dei frutti

Poi viene
dalla mia colonna vertebrale
Il Pandanus
la radice di Ava (Cordyline)
La canna da zucchero

La radice
Di questo castagno del Pacifico
Viene dal rene dell’uomo
Stagione dei frutti
Il frutto nutre

Dalle gambe
Ben muscolose
Viene la pianta
L’igname
Tubero succulento

Dai due piedi
Dell’uomo
Viene la pianta
Del taro e le sue foglie
Derivano dai polmoni

Dal nostro corpo
Dal corpo umano
Si sono formati
Gli alberi da frutta
Deriva la pianta
Gli alberi da frutta

‘APARIMA TORU ‘ĀMUI:
Nihinihi taevao

Tei te fa’a te ota fenua Mā’ohi,
E tumutumu tupu hau noa na te purou e te tāriu,
Te iho o te arutaimāreva, faufa’a amui, ei ō nā tātou i te mau mahana atoa.
Te re’a moeruru no te rouru ‘omi’imi’i o te vahine Mā’ohi.
Te pua ‘ū rau no te fa’atefatefa i te aro, ma’a tiare ‘ā’ia no te fa’ano’ano’a i te vahine a’ia’i.

I reira te tapairu e pūhara ai tona nihinihi taevao.
E purotu a’ia’i vehihia i te mau  ‘una’una o te peho, puohuhia e te mau no’ano’a o te aru,  e ‘ere roa atu i te ‘una’unapa’a, e vahine nūnū e te ‘ā’au tae.
Haere purotu noa na te arati’a o te here e te aroha
E vahine hāviti, e vahine atoa

Heiva ana’e no te he’e’uri o te peho,

Ta’upiti ana’e no te fa’aiho ā i tā tātou tuha’a.
Ta’urua ana’e no te mau tapairu o te fenua,
‘Ia vai e ‘ia vai ā, e ia tū mai ā te u’i hou no te ‘una’una o te peu Mā’ohi.

Terza danza gestuale
Bellezza selvaggia

La vallata è il rifugio delle piante endemiche,
si aggrappano ai fianchi della montagna e nelle gole,
L’anima dell’ambiente, bene comune,
dono per noi tutti e per tutti i giorni.
Il Ginger d’Oceania per insaponare i capelli ondulati delle donne Mā’ohi.
I fiori di differenti colori per imbellire il viso,
qualche fiore che sboccia per profumare l’essere amato.

È là che la giovane sviluppa la sua bellezza selvaggia.
Una regina di bellezza coperta dello splendore della vallata,
non è solamente una bellezza esteriore
ma una donna delicata, raffinata e di buon cuore.
Vieni con garbo sulla via dell’amore e della pace
Donna elegante, donna senza paura.

Organizziamo una festa pubblica in onore delle vallate lussureggianti.
Organizziamo una festa pubblica per far rinascere una parte dei nostri costumi.
Organizziamo una festa pubblica in onore delle diverse donne delicate e raffinate di questo paese.
Perché viva e viva ancora e le nuove generazioni imparino la bellezza della cultura Mā’ohi.    

HIMENE RUAU: Tiare Mā’ohi
Viri TAIMANA / Edwin TAUTU  / Mahinui TEMARII
E tiare Mā’ohi te tupu nei i te tumu moua, e tāpa’o mo’a no tō’u ’āi’a,
e maimoa ā te nu’u atua, o tā’u e poihere nei.

Maire rauri’i, tāhei no’ano’a i te tau ‘auhune, hei upo’o no te ta’upiti.
Mai te a’a tauperetau, tārere te ora,
i te roara’a o te tau ‘auhune.

O Hotu te ‘āva’e, e pō hotu nui
No te he’euri o te peho e te no’ano’a o te fa’a tarihia e te mata’i hauiti here, ei tāpa’o fa’atau aroha nā te fenua i te ta’ata tumu.

E pua no’ano’a tei ‘ūa’a na te peho
Fara hei puātou, ‘autī para tāhei i te ‘āi’a tumu.
E peu tumu no tou fenua.

E tiare mā’ohi, tei tupu i tō’u pae fare
E taipe no tō’u fenua, e tāpa’o ora o te ora, e ‘ōrama nā’u ia oe Tahiti nui.

Tīreo e hotu i tō’u pae fare
i te pō marama tea,
Te ‘ā’ara o te fenua, fa’aaraara i te peu tumu. E Mā’ohi, e iho tumu.

Canto antico: Fiore endemico
Viri TAIMANA / Edwin TAUTU  / Mahinui TEMARII

La Tiare è cresciuta al piede della montagna, simbole sacro della mia patria, regalo degli  déi che ho a cuore.

Felce, sciarpa profumata del tempo d’abbondanza, corona della festa.
Come le radici aeree, i frutti pendono nel tempo d’abbondanza.
 
La luna è piena, è la notte del plenilunio nella valle fiorita con i profumi portati dal vento, segno d’amore della terra per gli uomini di questo paese

Fiori profumati sbocciano nelle vallate, i semi del Pandanus a corona di colore  arancione, la Cordylina in ghirlanda per celebrare la mia Patria. Tradizione del moi paese.

La Gardenia tahitiensis cresce vicino alla mia casa, è il simbolo della mia terra, segno vivo che esalta la vita, visione che ho della grande Tahiti.

Un giovane virgulto sboccia vicino alla mia casa, nella notte al chiaro di luna. Il profumo della terra risveglia le usanze di questa terra, quella dei Mā’ohi, la loro essenza.

Ultima declamazione: Ultimo messaggio
Benvenuto a questa grande assemblea
Per il nostro magnifico incontro notturno.

Ecco la troupe TEMAEVA che ha portato con sé l’eco dei boschi del nostro paese. Una voce ha risposto: Sei un germoglio di questa terra, per questo sei chiamato Mā’ohi. Sei anche il gioiello degli dèi per che hanno creato questo mondo per te e la tua progenie.

La tua terra è il primo supporto per mettere piede sulla via della vita e sulle vette del tuo Paese. Possa tu diventare forte come la tua montagna e così fiero. Possa tu essere riunito allal tua terra, che la tua lotta sia soddisfatta, per poter fare il bagno nel tuo fiume, per poter pescare il tuo pesce dalla punta o al largo. Possa tu entrare nella tua piantagione nella valle. La tua valle per raccogliere le foglie, i fiori e i frutti per la preparazione di medicinali che guariranno il tuo corpo.

Non sei un frutto alla deriva, sei radicato nella terra di questo paese, sei un nativo. Hai una terra, hai una lingua, hai una cultura, mostra la tua eredità ai tuoi discendenti.

Oh Mā’ohi! Sempre più persone vengono da fuori, dovrai dire loro: “Non c’è abbastanza spazio nella canoa polinesiana, nei distretti perché ho figli, non diventeranno frutti alla deriva, sono i figli di questo paese. Proprietari di questo paese”.