La Corsica non dimentica Yvan Colonna

A sei mesi dalla morte dell’indipendentista Yvan Colonna, assassinato mentre si trovava in carcere, si rinnovano manifestazioni e scontri per ricordarlo e denunciare la sua morte ingiusta. E, come in precedenza, l’occasione è data dalla visita nell’Isola di Granito di qualche autorità continentale: in luglio il ministro dell’Interno, adesso il guardasigilli, cioè il ministro della Giustizia.
Ma andiamo con ordine.
Il 21 luglio, in occasione della visita del ministro Gérald Darmanin per discutere con gli eletti corsi in merito all’avvenire dell’isola, prevista per il giorno successivo, una cinquantina di militanti di Corsica Libera si riunivano a Bastia chiedendo giustizia per Yvan Colonna (soprattutto la verità sulla dinamica dell’assassinio nella prigione di Arles), la liberazione dei prigionieri politici e il riconoscimento del popolo corso.

Striscioni e bandiere con volto dell’indipendentista ucciso in marzo venivano appese e inalberate sulla passerella che collega la piazza Saint-Nicolas con il Quai des Martyrs.
Nel suo intervento Tumasgiu Mortini aveva spiegato: “Vogliamo mantenere viva la memoria di Yvan e pretendiamo di conoscere gli sviluppi dell’inchiesta”. Sulle altre due questioni fondamentali per Corsica Libera – il rilascio dei prigionieri politici e il riconoscimento del popolo corso – i patrioti non sembravano nutrire eccessivo ottimismo. Mortini aveva aggiunto: “Vorremmo poter vedere misure concrete e non, come negli ultimi quarant’anni, solamente un osso da rosicchiare” (o secondo un’altra versione, “su cui spezzarsi i denti”). 
Qualche giorno dopo, il 6 agosto, all’interno delle tradizionali Ghjurnate Internaziunale a Corte, Corsica Libera aveva organizzato un dibattito su Statu Francese assassinu. Hè mortu un patriottu. E po dopu?
Le proteste attuali sono esplose nella serata del 21 settembre. quando circa 200 militanti indipendentisti si sono scontrati con la polizia, sempre a Bastia, davanti alla prefettura. L’iniziativa è stata lanciata da Ghjuventù Libera a sei mesi dalla morte di Yvan (21 marzo) in previsione dell’arrivo in Corsica del garde des sceaux (guardasigilli). Ancora una volta le parole d’ordine sono state “riconoscimento del popolo corso”, “liberazione dei prigionieri politici” e “giustizia e verità per Yvan Colonna”.
Mentre i manifestanti con il volto coperto lanciavano alcune molotov, da parte della polizia (ben sette compagnie di CRS) si rispondeva con un lancio di lacrimogeni che avvolgevano l’intera area in una nuvola di gas.