Un rosario, ormai. Un altro prigioniero curdo muore nelle carceri turche, e ancora una volta lo spettro della tortura aleggia sulla sua tragica fine.
La prigione di alta sicurezza, di tipo F, si trova nella provincia di Kirikkale in Anatolia centrale. La giovane vittima, 27 anni, si chiamava Serkan Tumay e i suoi familiari puntano ora il dito sui secondini che lo avevano picchiato brutalmente il mese scorso (come hanno confermato gli altri detenuti).
In particolare gli avevano sbattuto ripetutamente la testa contro il muro. Il giovane curdo aveva riportato molteplici fratture anche al cranio. Secondo i familiari, una sorta di rappresaglia nei confronti del prigioniero – condannato a una pena di due anni – per le sue denunce in merito sia alla disumana situazione carceraria, sia alle ripetute violenze dei carcerieri. Informati del pestaggio subìto dal loro congiunto, i familiari avevano già sporto denuncia presso il procuratore generale di Manisa, che a sua volta aveva trasmesso un rapporto alle autorità competenti di Kirikkale. Da questo, presumibilmente, la selvaggia, brutale ritorsione nei confronti di Serkan.
A conclusione della vicenda, informati il 18 ottobre della morte avvenuta il giorno prima, i familiari di Serkan hanno immediatamente sporto denuncia per omicidio nei confronti dell’amministrazione carceraria.