Se foste curdi, come vi sentireste scoprendo al mattino che durante la notte qualcuno – presumibilmente turco – ha imbrattato la facciata della vostra casa o della vostra bottega con scritte che invocano apertamente il genocidio per il popolo curdo? Presumo che ci rimarreste male, molto male. Anche perché i precedenti non mancano, vedi il massacro degli Armeni per mano di Ataturk e soci.
Nella notte tra il 12 e il 13 marzo, a Parigi, la facciata di un ristorante curdo (“Mala Bavo” al 173 di rue Saint Denis) è stata ricoperta di scritte razziste che invocavano, testualmente, un “génocide kurde total en Turquie, en Iran, en Irak et en Syrie”. Non è il primo attacco del mese di marzo. La settimana precedente, l’8 marzo, un incontro-dibattito sul Rojava e sulle lotte delle donne curde in Siria che si doveva tenere a Chatillon-sur-Chalaronne (Ain) era stato annullato a causa delle minacce di fascisti turchi. E naturalmente i curdi non hanno dimenticato la data del 9 gennaio 2013, quando tre femministe curde (Sakine Cansiz, Fidan Dogan e Leyla Saylemez) vennero assassinate a Parigi in una operazione di “guerra sporca”. Tutti gli indizi portavano a identificare i mandanti in quel di Ankara, ma la giustizia francese sembra ormai aver rinunciato a fare piena luce sulla tragica vicenda.
Per l’insegnante franco-curdo Ibrahim Seydo Aydoganha “il fascismo turco è in pieno sviluppo sul suolo francese” e di questo le autorità francesi sarebbero ben consapevoli. Anche se forse non agiscono in maniera adeguata per contrastarlo. Ricordando come i curdi intendano “vivere in pace con la gente che ci sta accanto quali che siano le loro origini etniche e religiose”, Ibrahim Seydo Aydoganha ha comunque ricordato la “nostra inquietudine, dovuta alle recrudescenze fasciste, all’operato di gruppi di individui di origine turca presenti in Europa”; ovviamente i curdi non cadranno “nella trappola” (scopo evidente della vile provocazione), ma non per questo resteranno “con le mani in mano”.
In perfetta sintonia con il tono delle scritte, qualche giorno fa Suleyman Soylu, ministro turco dell’Interno, aveva dato la sua interpretazione sulle cause che portarono ai massacri degli anni settanta. Ne sarebbero stati responsabili i curdi medesimi in quanto dissidenti e ribelli. Un modo esplicito per mettere in guardia i curdi odierni che osano opporsi alla politica nazionalista del governo turco. Medesimo linguaggio quello utilizzato dal “numero uno” dei servizi segreti turchi: Hakan Fidan ha recentemente ricordato ai rappresentanti curdi di avere a disposizione oltre 5mila uomini nelle città europee.
Senza dimenticare quelle che Seydo Aydoganha ha definito “cellule dormienti”. In futuro Ankara potrebbe utilizzarle per creare situazioni (provocazioni) tali da venir poi utilizzate contro i curdi.