Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, l’infibulazione comporta la rimozione parziale o totale dei genitali esterni femminili o altre lesioni a tali organi per ragioni non mediche. Praticato in 29 paesi africani e in alcuni dell’Asia e del Medio Oriente, coinvolge ogni circa 3 milioni di ragazze e donne. Si calcola che al mondo ci siano almeno 125 milioni di vittime costrette a vivere con queste mutilazioni.
L’infibulazione viene in genere praticata tra l’età infantile e i 15 anni. Oltre a una femminilità gravemente invalidata, questa pratica barbara può provocare gravi emorragie, problemi a urinare, infezioni, infertilità e aumento del rischio di mortalità neonatale durante il parto.
Il National Health Service britannico stima che nel Paese – non a caso definito ormai da molti “Londonistan” – siano almeno 170.000 le donne che hanno subìto questa tortura. Attualmente la sanità pubblica sta curando quasi 1300 pazienti infibulate, e di recente ha scoperto 467 nuovi casi.

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