Festival Tahiti Ti’a Mai, quinta serata

La quinta serata del Festival, con tre gruppi di danza e una corale ha lasciato tutti senza fiato. Sono passati sulla mitica scena di To’atā il gruppo Manahau, della famiglia Biret; da Bora Bora il gruppo O Marama; e Tahiti Ora di Tumata Robinson. Il gruppo di canto di questa sera, uno solo, è Tamanui Apato’a No Papara, da un comune di Tahiti a una trentina di chilometri da Pape’ete.
Manahau ha un’impronta di particolare modernità, data dal padre Jean-Marie, autore, compositore e cantante, nonché scenografo e coreografo. Le due sorelle sono di una bravura unica, vederle volteggiare in scena è un piacere.
Marine riesce a camminare in tifene, il passo più difficile del ‘ori Tahiti, quello che si esegue accucciati, per metri e metri, Marau ha uno stile diverso, è lei il ra’atira (capogruppo) dei ragazzi, pur non mancando assolutamente di femminilità. Da qualche anno Marina e il marito ballano insieme, è un piacere vedere come l’amore passi fra i loro passi di danza, rendendo i loro duetti carichi di sentimento.

Dietro tutti la madre Anna Maria, costumista ma anche capace di risolvere ogni problema logistico e organizzativo.
Il loro spettacolo inizia con la morte del vecchio saggio. Viene aspirato dalla faglia della barriera corallina durante una partita di pesca notturna, così la sua anima viene diluita nell’oscurità dell’oceano. In seguito a questo incidente parte del popolo, con a capo il figlio del defunto, decide di partire in cerca di una terra migliore, dove sia più facile nutrirsi senza dover rischiare la vita.

La famiglia Biret è a suo agio sulla scena, tanto da avere invitati: quest’anno è un gruppo del New Jersey. Devono essersi messi d’accordo perché quando li ha presentati, uno di loro ha chiesto in sposa la ballerina del suo cuore, così, davanti ai mille spettatori di To’atā.
Notevole la poeticità dei loro testi e la profondità delle parole di Jean-Marie Biret, che scrive in lingua francese e si fa tradurre da Jean-Marius Raapoto.
Na hea vau

Na hea vau ia parau atu i to ù here rahi i to ù fenua,
To na âai e to na a na-nahiraa?
Na hea vau ia parau atu e, e tià mai â vau no te pâruru ia na
I te repo o te òhipa piò, te tapihooraa e te arataìraa a te hupehupe.
Na hea vau ia parau atu ia òe e, te hinaaro nei au ia òe
No teie haa rahi te au ia paèpaèhia, e a tau e a hiti noa atu.
Inaha, ua pûpûhia mai o Tahiti ei vauvau no ta tatou mau tamarii.
E tama no te here; e tama ta te fenua i haamau i nià i te tiàraa mana,
E tama no te tiàturi e, e maitaì atu â o à na-nahi,
Te paèpaèhia ma te faatura i te aru, te tai e te reva,
Òia hoì to – tatou arutaimâreva,
Ò ia terâ e tiaì mai ra – ia faatura tatou ia na.

Come dirti
Come dirti quanto sia grande il mio attaccamento a questa terra
Alla nostra storia e al nostro avvenire?
Come dirti che farò di tutto per preservarla
dall’impurità, dai traffici, dalla mediocrità, dal progresso.
Come dirti che ho bisogno di te per questa opera
Che mai dovrà arrestarsi.
Perché Tahiti ci è stata offerta per posarci i nostri figli
Figli d’amore, figli attaccati alla terra, figli dell’energia
Figli della speranza, perché il domani sia migliore
In armonia e rispetto con le foreste, il mare e il cielo
Che ci ascoltano
Siine il guardiano, abbine rispetto

Alcune ‘aparima, danze mimate con le mani, sono sui testi scritti da Goenda Reea, con  composizione di Jean-Marie Biret come Tanao, Palpa.

Tanao
‘E ‘ua tau te ferurira’a i te feruri
E fāfā, fā’ao’ao i te mea faufa’a
Tāmata, tāpa’opa’o i te tāpa’o
Mā’imi, mā’iti i te mana’o
Tīnao, tānao i te manava
Tau ha’utira’a nā te tama
Tau ‘āreareara’a nā te taure’are’a
‘Auē ho’i ē!
‘Ite Mā’ohi tōna parau!

Palpa
L’intelligenza addomestica il pensiero
Sonda, si concentra sull’essenziale
Tenta, cerca i segni
Cerca, sceglie l’idea
Sente, palpa la sede dei sentimenti
Momenti di gioco per il bambino
Momenti di festa per il giovane
Ecco!
Il sapere Mā’ohi, per mezzo della sua lingua!

‘Aparima, danza mimata con le mani, Tutau moana, immersi nell’oceano, scritta da Goenda Reea composizione di Jean-Marie Biret.

Tutau moana ‘ī a’a fenua, tūtau moana,
‘Amo’amo a feti’a
Fa’aū i te mau ‘ati o te orara’a,
E ‘ī fa’aruru i te tau a u’i,
Fa’aruru i teie fenua,
Tei ‘i i te ‘i ha’aputu
Hotu i roto i te mū o te reo,
Tupu i te rahira’a e rahi roa atu ai,
Riro ai ‘ei ‘a’apo fāitohia i te fāito o te pa’ari,
‘Ua rire ‘e ‘ua fa’arirehia ‘era a’e nei mau u’i

Immersi nell’oceano
Brillante come una stella
Sfidando i capricci della vita
Quintessenza alla prova delle generazioni
Di questa terra,
Nutrito dalle conoscenze raccolte
Prospero nel silenzio delle parole
Emancipandosi per diventare pienezza,
Pesato sulla bilancia della saggezza,
Temuto e adorato da molte generazioni

‘Aparima, danza mimata con le mani, Ite Mā’ohi tona parau, il sapere Mā’ohi per mezzo della sua lingua, scritta da Goenda Reea composizione di Jean-Marie Biret.
Ite Mā’ohi tona parau

‘Ite i ‘ī i te rau hotu no’ano’a o teie fenua,
E ō rapa’au tino, rapa’au vārua,
‘A fa’atere i te rā’au a Paparaharaha,
Tāhe’e ‘ia he’e atu te ‘ino,
Fa’aāniania i te ‘ī a tō tahito ra.
E ‘āfarora’a mau tō te ‘ite ao ra,
‘Ite Mā’ohi tōna parau!
‘Ite fa’a’īhia i te ‘ī moana,
‘Ei mā’a nā te tama reihiti,
‘Ia fa’aruru i te vero.
‘A he’e terā tītīraina,
Nā nia i te mata’i o te ti’amā
‘Ite fa’atura iā Rūmia ‘e tōna mau ‘ī,
‘Ia hiti a ru’i, tīa’i iā Hinanui i te pō,
‘Ei tūrama piha ta’ata
Mau te mau mea ato’a i mua
Iā Atea fa’aapi reva.

Il sapere Mā’ohi per mezzo della sua lingua
Sapere riempito dai profumi di questa terra
Doni che guariscono il corpo e lo spirito,
Cùrati grazie ai rimedi della Madre Terra
Pùrgati per far uscire il male
Ubriacati del sapere ancestrale.
Il succo del sapere si adorna di autenticità,
Il sapere Mā’ohi per mezzo della sua lingua
Sapere che beve i benefici dell’oceano
Quali siano le pietanze del temerario
Quando affronterà le tempeste.
Che voghi questa barchetta,
A discrezione del vento della libertà
Il succo del sapere si adorna di autenticità,
Sapere rispettoso dei benefici di Rumia (la conchiglia con la quale è stato creato il mondo)
Quando cade la notte, Hinanui (la grande luna) si fa attendere
Per illuminare il mondo degli uomini
Il tempo si ferma davanti
Atea, la dea del firmamento.

Il gruppo Manahau ha presentato nel corso del suo lungo spettacolo l’esibizione di un ballerino solista.

O Marama, gruppo che viene da Bora Bora, la perla del Pacifico, ha portato una ventata d’energia. Soprattutto i ballerini, abili ginnasti instancabili: fino alla fine non si sono risparmiati, esibendosi in salti e piegamenti.

Grande emozione all’inizio della loro rappresentazione quando si è sentita la voce stentorea di Irma cantare la canzone del Festival, Tahiti Ti’a Mai, Tahiti rialzati. Il testo è stato scritto da Coco Hotahota, ma Irma, che lo ha cantato per prima, ha registrato la canzone a suo nome e questo l’ha fatta entrare in disaccordo con Coco, fondatore del gruppo Te Maeva, e ha perso così il suo posto da corista.

Il gruppo O Marama non si è risparmiato : ballerini solisti, composizione per orchestra… si sono impegnati a fondo. Ottima la sincronia dei tamburi, così come la sonorità dei tronchi di bambù suonati con l’infradito di plastica.

I solisti sono un duo maschile, ben sincronizzati e più che atletici, e una ragazza sovrappeso che si esibisce in un fa’arapu (il classico roteare del bacino) impressionante.

Il loro tema è O ‘oe te ta’ata – Ehi tu, uomo – che sottolinea come l’umanità si sia allontanata da una vita sana e naturale per andare verso l’inquinamento.

La corale Tamanui Apato’a No Papara presenta un tārava Tuha’a Pae e un tuki di Rarotonga, una melodia diversa à To’atā. Il loro tema è l’acqua e l’incontro, che sottolinea l’importanza di questo elemento: l’acqua è vita!

Si sono divertiti in scena a rappresentare Orihaerera’a, Passeggiata, il gruppo Tahiti Ora di Tumata Robinson.
Mahine, che abita a Tahiti, riceve il cugino Tino in arrivo dalle Tuamotu insieme alle zie, una delle due è Manouche Learthel ex ballerina ed esperta di cultura polinesiana. I vari quadri si susseguono, da quello iniziale con le biciclette in scena, al ra’atira dei ragazzi, lo scattante Olivier Lenoir, che dirige il traffico con tanto di fischietto e scarpe chiuse! Chissà da quanto tempo non le aveva indossate: di solito Olivier va scalzo o con sandali di fibra di cocco intrecciata che si prepara personalmente.
Commovente l’incontro con il suonatore di ‘ukulele, che suona la canzone preferita della moglie che non c’è più e la sogna, dando luogo a un duetto che ho lasciato nel video principale in quanto necessario per capirne lo svolgimento.

Il gruppo Tahiti Ora, che vanta ottimi musicisti, si è esibito nella prestazione per orchestra.