Il 19 giugno la polizia turca (la brigata antiterrorista, TEM) ha compiuto una serie di arresti ai danni di esponenti e dirigenti di HDP (Partito Democratico dei Popoli) nei distretti di di Menemen e Aliaga. Dopo la cattura i militanti curdi, tra cui il copresidente dell’emittente di HDP di Menemen, sono stati portati nel carcere di Izmir.
Il 20 giugno due persone presumibilmente curde sono state arrestate in Belgio a conclusione di una inchiesta avviata ancora nel 2017 da un giudice di Liegi e condotta dal tribunale federale in collaborazione con Eurojust e Europol. Le indagini avevano portato a perquisizioni in vari Paesi europei: Austria, Francia, Belgio, Svizzera e Germania. L’accusa, aver fatto parte del PKK e delle forze di difesa del popolo (HPG) e aver reclutato e addestrato miliziani combattenti.
Quasi contemporaneamente veniva arrestato a Marsiglia il rifugiato curdo Hayrettin Demir, da oltre venti anni in Francia con regolare permesso di lavoro. Su di lui pende una richiesta di estradizione da parte di Ankara; e naturalmente i suoi familiari hanno espresso tutte le loro preoccupazioni in quanto la vita di Demir in caso di estradizione sarebbe in pericolo.
L’impressione è che per i curdi che vivono nell’Esagono si prepari, se non un vero e proprio un giro di vite, perlomeno una campagna di pressione. Per esempio sui conti bancari (congelati, almeno provvisoriamente) e sulle proprietà dei membri e amministratori del Consiglio Democratico Curdo (CDK-F). Forse non del tutto casualmente, tutto ciò è avvenuto in sospetta sincronicità con l’incontro tra il ministro degli Esteri francese Jean Yves le Drian e il suo omologo turco Mevlut Cavusoglu.
Da parte sua il Consiglio curdo ha emesso un esplicito comunicato: “Appare evidente come ancora una volta Parigi stia negoziando consistenti contratti con Ankara. E ancora una volta sulla pelle dei rifugiati curdi in Francia”.
La collaborazione anti-curda tra Francia e Turchia, per quanto non sistematica, ha comunque dei precedenti. Infatti tra il 2006 e il 2013 centinaia di curdi erano stati arrestati. Inquietanti poi le recenti minacce di morte (forse provenienti dai servizi turchi, il MIT) nei confronti di copresidenti e portavoce del CDK-F. Minacce che fatalmente riportano alla memoria la strage di tre femministe curde avvenuta a Parigi nel gennaio 2013.
E poi non poteva mancare l’Iran… che perfino in questo momento – nel mirino della prossima, possibile aggressione imperiale – trova il tempo per reprimere i dissidenti. La notizia è stata data in questi giorni, ma gli avvenimenti risalgono al mese scorso. Il 16 maggio numerosi attivisti sono stati arrestati a Marivan, nel Kurdistan sotto l’amministrazione di Teheran, durante una manifestazione contro la violenza sulle donne. L’iniziativa – con cui si intendeva portare all’attenzione della società civile iraniana l’incremento dei femminicidi – si era svolta sulla tomba di una donna recentemente assassinata. Tra gli arrestati, almeno tre donne curde accusate di aver “turbato l’ordine pubblico”.