Magro, affilato. Ironico e calmo, ma sprizzante energia. Fumatore.
Così ricordo Yves Stella. Ho avuto l’onore di conoscerlo nel 1989 a Bozen (Tirolo). Un convegno sull’Europa dei popoli a cui parteciparono, tra gli altri, i baschi José Antonio Egido (Takolo) e Txema Montero (all’epoca, rispettivamente, responsabile degli Esteri e parlamentare europeo di Herri Batasuna), Eva Klotz e il catalano Aureli Argemi del CIEMEN. Erano i giorni immediatamente successivi all’assassinio del deputato di Herri Batasuna Josu Muguruza e l’evento gli venne dedicato.
Yves Stella è morto l’anno scorso, il 15 luglio 2012, a 69 anni, dopo una lunga malattia.
È storicamente dimostrato che la lotta del FLN algerino divenne un preciso riferimento per Euskadi Ta Askatasuna (Eta). Ugualmente la Rivoluzione portoghese dei garofani si poteva considerare un “effetto collaterale” della lotta di liberazione nelle colonie portoghesi (Angola, Mozambico, Guinea Bissau e Capo Verde). E anche i fondatori del FLNC in Corsica avevano preso a modello i movimenti anticoloniali dell’Africa francofona. Yves Stella aveva conosciuto di persona queste realtà cogliendo le analogie con la situazione dell’Isola di Granito. Soprattutto per la difesa della propria lingua e della propria cultura. Sua anche l’idea di modificare il vessillo tradizionale dove la “testa di moro” portava la benda sugli occhi, come i quattro del vessillo sardo. In entrambe le bandiere infatti venivano raffigurati dei pirati barbareschi sconfitti e fatti prigionieri. “Ma si poteva”, spiegava Stella, “in un movimento di liberazione avere per simbolo un uomo incatenato, prigioniero?”
Yves-Stella Yves aveva partecipato alla “nuit bleu” del 4 e 5 maggio 1976. Diciotto attentati in una notte (colpiti anche i ripetitori televisivi di Bastia). Dopo i fatti di Aleria dell’anno precedente, nasceva ufficialmente il FLNC. Condannato a 15 anni di reclusione nel 1978, venne poi amnistiato nel 1981 con l’arrivo dei socialisti al governo in Francia. Per molti anni fu direttore del settimanale nazionalista U Ribombu (dal rumore dei colombi che si alzano in volo, eco di libertà, in una poesia corsa) e consigliere municipale a Morsiglia (Haute-Corse). Nel 2001, come esponente del PNC (Partito della Nazione Corsa), aveva assunto una posizione critica nei confronti di alcune azioni dei gruppi clandestini in quanto “potevano fornire un potere non controllabile”.
La sua scomparsa è giunta a pochi giorni dalla conferenza stampa di una nuova formazione che si richiama al FLNC delle origini. Pochi giornalisti convocati senza clamore e trasportati nella notte tra il 9 e il 10 luglio in qualche punto della macchia. Con gli occhi bendati e senza cellulare. Ad accoglierli una ventina di militanti vestiti di nero e con il volto coperto da passamontagna. Un portavoce ha poi spiegato che la nuova formazione “non deriva da una scissione, ma da una lunga riflessione”. Senza aver “mai lasciato il FLNC”. Negli ultimi anni nel movimento di liberazione vi sono state varie scissioni, seguite dalla nascita di nuove sigle. Dalla rottura con il FLNC originario, agli inizi degli anni novanta erano nati sia il FLNC-Canal historique che il FNLC-Canal habituel. Successivamente era stata la volta del FLNC-du-5Mai, del FLNC-UC (Unione dei combattenti) e poi del FLNC-du-22-Octobre.
Nel documento del nuovo FLNC si sottolinea di voler “privilegiare l’analisi politica” invitando tutti i militanti a “ridefinire il ruolo del FLNC nel movimento nazionale” senza comunque rimetterne in causa la legittimità storica. Secondo la nuova formazione “la vocazione del FLNC non è quella di essere una direzione politica o un’avanguardia del movimento pubblico o del popolo in generale”.
Da mesi in Corsica si assiste al confronto tra le due principali correnti indipendentiste interne a Corsica Libera di cui è portavoce un esponente storico dell’indipendentismo, Jean-Guy Talamoni. La sua militanza ha coinciso con l’evoluzione dell’ex Cuncolta e con le succesive denominazioni assunte dall’organizzazione legale (Indipendenza, Corsica Nazione e Corsica Libera). Un percorso travagliato, dalla massima espansione degli anni ottanta alla guerra fratricida (1995-2001, con qualche strascico più recente) che è costata la vita a una quindicina di militanti. La componente minoritaria, proveniente da Rinovu, sembrerebbe estromessa dalla direzione. La contrapposizione si riproduce nel movimento clandestino. Sia nel FLNC-UC (responsabile, in maggio, di una “nuit bleu” e che farebbe riferimento alla corrente di Talamoni) sia nel FLNC 22 ottobre, su posizioni più vicine a Rinovu di Paul-Felix Benedetti.
Immancabilmente, il 4 e 5 agosto 2012 si sono svolte a Corte le Ghjurnate internaziunale. Novità di quest’ultima edizione, l’invito a partecipare rivolto a tutti i partiti insulari, di destra, centro e sinistra. Dalla tribuna messa a disposizione dai nazionalisti hanno preso la parole Laurent Marcangeli dell’UMP, Pierre Chaubon del PRG (Parti radical de gauche), Jean-Sebastien de Casalta, presidente del comitato di sostegno a Francois Hollande (PS) e altri esponenti del mondo politico insulare. A tirare le conclusioni dell’incontro, come da quindici anni a questa parte, Jean-Guy Talamoni. In un comunicato di Corsica Libera si leggeva che “non è il momento dello scontro, ma della ricerca di soluzioni condivise per salvare la Corsica”. Per Talamoni “abbiamo perso dieci anni e non possiamo lasciarne passare altri dieci senza reagire perché, così come stanno andando le cose, per allora non ci sarà più la Corsica”. Secondo i leader nazionalisti “la lingua corsa sarebbe in via di estinzione e presto i corsi non saranno più in grado di acquistare terreni e ancor meno le case in un’isola che sarà stata venduta ai migliori offerenti”. Tra questi, i ricchi italiani che continuano a far aumentare i prezzi delle proprietà con la speculazione edilizia e i continentali in cerca di una seconda casa per le vacanze. Fermo restando il sostegno ai militanti clandestini (e in particolare, si presume, a quelli del FLNC-Unione dei combattenti) tre richieste rimangono indiscutibili per una soluzione politica. L’ufficializzazione della lingua corsa, l’interruzione dell’aumento dei prezzi delle proprietà e la questione dei prigionieri politici.