alessandro pellegatta manfredo camperio
Nella foto di copertina, Manfredo Camperio (in basso con la pipa) e il suo segretario Felice Gessi durante la spedizione in Eritrea.

Alessandro Pellegatta, Manfredo Camperio – Storia di un visionario in Africa, Besa Editrice, Lecce 2019.

Questo libro è il ritratto di uno dei più grandi esploratori italiani dell’Ottocento e descrive lo spirito libero di un uomo che si avventurò in mondi sconosciuti. Ripercorrere il suo itinerario significa anche scandire le tappe e ricordare i principali protagonisti delle grandi esplorazioni geografiche italiane in terra africana, oggi perlopiù dimenticati. In Italia non esiste ancora un museo dell’esplorazione, e questo dà già l’idea di una perdurante mancanza di sensibilità del nostro paese verso una parte importante della sua storia e verso il mondo. Anche il periodo storico che va dall’Unità (1861) fno alla fine del XIX secolo meriterebbe ulteriori approfondimenti, specie per
comprendere meglio il passaggio tra Risorgimento e colonialismo. Molti protagonisti della prima fase esplorativo-coloniale sono stati infatti militari, patrioti ed ex garibaldini, i quali concepirono l’avventura esplorativa come una nuova fase del Risorgimento del nostro paese, che usciva dalle guerre d’indipendenza e dall’Unità con una serie di gravi problemi irrisolti: povertà diffusa, analfabetismo, brigantaggio al Sud, ed emigrazione massiccia.
La priorità attuale dell’Italia appare, oggi come allora, la Libia, e fu proprio Manfredo Camperio (in breve “Camperio”) a individuare in essa la “terra promessa”. Attualmente la Cina, superando i tradizionali paradigmi del colonialismo, sta rinnovando lo scramble for Afica, infltrandosi anche nei territori dell’ex impero coloniale italiano. Dopo anni di latitanza, di perdita di memoria storica e di disinteresse per lo studio del periodo coloniale (spesso impropriamente confuso col fascismo), il nostro paese sembra ripensare e rinnovare le sue relazioni col continente africano. L’Italia ha ancora una qualche influenza nel Corno d’Africa, e il dossier della pace tra Etiopia ed Eritrea appare
riemergere dopo molti anni di immobilismo, mentre il processo sulla riedificazione di uno Stato in Libia dopo la caduta di Gheddafi è ancora rallentato e messo in forse dalla pluralità degli attori in campo e dalla complessità dello scenario geopolitico, con evidenti similitudini rispetto a quello che si trovò ad affrontare Camperio.
Come relazionato dall’ISPI, il Corno d’Africa è una penisola diventata nell’ultimo quindicennio protagonista di fenomeni e dinamiche politico-economiche rilevanti a livello globale, tali da renderla estremamente importante, corteggiata e a tratti addirittura ambita. La vicinanza a diversi scenari di crisi (tra tutti lo Yemen mantiene una sua preminenza geopolitica) e la posizione geografica altamente strategica hanno favorito una corsa verso la regione da parte di attori esterni impegnati ad aumentare la propria presenza e influenza. A fronte di una rilevanza crescente, il Corno d’Africa rimane tuttavia una delle regioni al mondo con i più bassi livelli di sviluppo socio-economico e i più elevati livelli di vulnerabilità ambientale. La regione è, inoltre, teatro di frequenti crisi umanitarie e ambientali ed è al centro delle dinamiche migratorie che si riflettono sull’intero centro e nord Africa e sul continente europeo.
Molti sono i modi con cui possiamo definire Camperio: patriota, combattente, eroe del Risorgimento, militare, esploratore, filantropo, imprenditore, divulgatore, politico, direttore di rivista, mediatore culturale, esploratore, presidente di società commerciale. Lui preferiva a tutti quello di “capitano”, ma ciò che gli rende più giustizia è forse quello di “visionario”. Furono infatti proprio le sue visioni e le sue passioni, ispirate dalla sete di conoscenza, da un grande interesse per il mondo e dall’ansia di identificare sempre nuove opportunità commerciali, che lo spinsero a esplorare l’Africa. E anche quando il suo percorso fu segnato dalla contraddizione e dall’incertezza, dalla sconftta e dalla tragedia, l’uomo non si perse mai d’animo: anche in punto di morte volle per l’ultima volta affacciarsi alla finestra per guardare con aria di sfida il mondo, come ha scritto la figlia Sita nella sua Autobiografia, prima di trapassare stringendo i pugni.
Ricordare la figura straordinaria di Camperio potrà pertanto aiutarci a ricucire le trame spezzate della nostra storia e a meglio comprendere il nostro presente e il futuro dell’Africa e soprattutto del Corno d’Africa: un’area altamente strategica su cui pesano numerose incognite suscettibili di modificare in pieno o anche solo parzialmente gli equilibri geopolitici mondiali, e dove per un paradosso della storia si stanno ripresentando tematiche mai sopite che hanno visto nei secoli il Mar Rosso quale luogo di antiche globalizzazioni e migrazioni. Del resto, come ha scritto Marc Bloch, l’incomprensione del presente nasce sempre dall’ignoranza del passato.  [A.P.]