Amnistia “alla spagnola”: i nove catalani liberati sono sorvegliati speciali

Il governo spagnolo ha concesso la grazia ai nove prigionieri politici catalani, e mi addolora che a livello internazionale si attribuiscano buone intenzioni a questa farsa. In realtà gli indulti sono stati concessi sotto pressione, forzati dal recente rapporto del Consiglio d’Europa, in cui la Spagna viene equiparata alla Turchia, e dall’incombente sentenza di condanna da parte della Corte dei diritti umani dell’UE. Per di più si tratta d’indulti alla spagnola, cioè “indulti reversibili”. Non sono amnistie ma libertà vigilata: se le autorità riterranno che i politici non si comportino “correttamente”, li rimetteranno in prigione.
In Catalogna però rimangono 3300 sostenitori dell’indipendenza con procedimenti penali in atto per manifestazioni pacifiche. Per loro non ci sarà perdono ma sanzioni pecuniarie e prigione.
Come la recente condanna a 5 anni di carcere per il giovane Marcel Vivet, senza alcuna prova se non la testimonianza di un poliziotto… il quale, abbiamo scoperto, aveva incolpato un altro manifestante per la stessa azione! Né ci sarà grazia per gli esiliati in Belgio e Svizzera, che non potranno ancora tornare a casa perché la polizia spagnola li arresterebbe, contro il parere del Consiglio d’Europa e l’immunità di cui godono come membri del parlamento europeo.
Ma non solo, anche la Corte dei Conti è coinvolta nell’operazione contro l’indipendenza. È un tribunale che controlla i conti delle amministrazioni pubbliche (anche se non ha perseguito la corruzione dei governi spagnoli), legato alla dittatura franchista, formato da giudici non togati nominati per lo più dalla destra spagnola, poco trasparente e fuori da ogni controllo democratico. La Corte dei Conti accusa il governo catalano di aver fatto spese indebite e ne ritiene responsabili 41 persone le quali, nonostante non siano ancora state riconosciute colpevoli, dovranno pagare una cauzione di 3,8 milioni di euro a testa o vedersi sequestrare gli stipendi, i conti bancari e i beni di famiglia.
Gli importi decisi dalla Corte dei Conti si aggiungono ai 5,2 milioni e ai 4,1 milioni di euro richiesti e corrisposti in precedenza. Lo Stato fa di tutto per rovinare gli indipendentisti e spaventare il movimento catalanista. Sarebbero questi il perdono e il dialogo offerti dallo Stato spagnolo? Costoro non si accontenteranno di nove indulti “reversibili” mentre la repressione continua.
Ma sappiano che non saranno né questa farsa né la repressione a renderci più spagnoli. Al contrario, ci stanno spingendo sempre più verso l’indipendentismo. Siamo e saremo catalani, abitanti di una nazione con più di mille anni di storia. Siamo sopravvissuti all’oppressione spagnola per secoli e meritiamo di essere liberi. Se una regione della Spagna – non la più ricca ma la più intraprendente e laboriosa – sostiene economicamente lo Stato, sarebbe giusto rispettarla e tenersela buona.
L’indipendentismo sta crescendo e continuerà a crescere in Catalogna: non tanto per il pesante saccheggio economico che la nostra terra subisce, ma per i maltrattamenti, le menzogne e una feroce repressione che sembra non avere fine.