Si sono tenute dal 29 al 31 ottobre le elezioni per l’assemblea dei rappresentanti del Consell per la República. Il Consell, con sede a Waterloo in Belgio, ha la funzione di un governo “in esilio” per porre le basi della futura Repubblica Catalana evitando la feroce persecuzione giudiziaria spagnola.
I membri regolarmente iscritti hanno votato per via telematica i 500 candidati che si sono presentati su liste aperte. Sono state elette 121 persone, per il 70% donne, che hanno già scelto un presidente dell’assemblea e in seguito dovranno nominare il presidente del Consell per la República. Finora a presiederlo è stato l’ex presidente della Catalogna, Carles Puigdemont. Durante il suo mandato si è tenuto il referendum del 2017, che ha provocato la durissima repressione spagnola e lo ha costretto a fuggire in Belgio, mentre altri membri del governo regionale sono stati imprigionati per anni.

Rischi per gli iscritti

Il Consell per la República ha già oltre 102.000 membri, e questo malgrado chi intende iscriversi sia tenuto a fornire le proprie credenziali: un deterrente non da poco considerato che il movimento d’opinione da cui nasce – per quanto estremamente pacifico e democratico – ha subìto la repressione giudiziaria di 3300 dei suoi simpatizzanti. Esistono poi settori dell’indipendentismo che non vedono di buon occhio questa strategia di aperta sfida alla Spagna, proprio per paura di una reazione violenta da parte delle autorità centrali. Nonostante ciò, il numero dei membri del consiglio cresce di giorno in giorno.
Quanto all’Europa, non deve ignorare che il Consell per la República è una grande organizzazione che intende superare il controllo della Spagna sulla Catalogna con mobilitazioni pacifiche di dimensioni mai viste prima. La strategia di queste mobilitazioni è creare un sommovimento sociale ed economico in Spagna e nell’UE, forzando l’Europa a contenere una reazione violenta di Madrid come quella avvenuta dopo il referendum 2017. Questa, secondo il Consell, è l’unica via rimasta per difendere il suo obiettivo legittimo, ben sapendo che la Spagna non accetterà mai una soluzione democratica al desiderio di autodeterminazione dei cittadini catalani.
Sapendo che si avvicina il momento in cui il Consell per la República inizierà una lotta non violenta contro il potere centrale, sarebbe molto meglio, e risparmierebbe tante sofferenze, se l’UE agisse prima che tali mobilitazioni abbiano luogo. L’Unione Europea potrebbe favorire una soluzione democratica in cui la Spagna sia indotta ad accettare, non tanto una dichiarazione unilaterale di indipendenza, quanto un referendum vincolante per stabilire se la popolazione catalana vuole diventare un’entità sovrana.