Ebrahim, un curdo sfuggito alla repressione dal Rojhilat (il Kurdistan sottoposto all’amministrazione di Teheran), aveva chiesto asilo politico in Germania. La sua domanda però è stata rigettata e il giovane incarcerato in attesa dell’espulsione (nel giro, si prevede, di una decina di giorni).
A sostegno di Ebrahim Abdi Jenekanlo – stando a quanto riporta il giornale “Yeni Ozgur Politika” – sono finora intervenuti sia il suo difensore Necdal Gear, che ha chiesto al tribunale di sospendere l’espulsione già preannunciata dal Bundesamt für Migration und Flüchtlinge, sia l’avvocato Yunis Behram. Esprimendo entrambi la preoccupazione, fondata, che il giovane curdo una volta in Iran venga giustiziato.
Yunis Behram ha poi sottoposto una petizione al gruppo dei Verdi all’Assemblea federale e dovrebbe incontrare il rappresentante degli Esteri del partito ecologista, Omid Nouripour, per presentare la questione all’ordine del giorno del parlamento.
Intervistati da un redattore di “Yeni Ozgur Politika”, i suoi familiari hanno raccontato che un fratello di Ebrahim è già in prigione da 26 anni, mentre un altro è rimasto paralizzato per le torture subite. Anche la madre era stata imprigionata e torturata per morire poco dopo la scarcerazione. Quanto a lui, spiegavano, in Iran rischia la pena di morte. Ora si teme che la richiesta di sospendere l’estradizione, avanzata dal suo avvocato, venga scavalcata direttamente dal BAMF, che potrebbe agire prima della decisione del tribunale.