Danilo-Quinto-Eurislam

“Il cavaliere di Maometto batte di nuovo, come tredici secoli orsono, alla porta dell’Europa. Con rara energia, sfruttando magistralmente la debolezza dell’avversario, egli ha saputo costruire un nuovo mondo… Simbolo di questo nuovo mondo sono e restano i cavalieri del deserto, la lontana città della Mecca, la legge del Corano, la parola del profeta e il grido magico che tutto comprende: Allahu Akbar!”
Esseb Bey, Allah ist Gross, Vienna 1936.

Quello che leggerete è un libro profondamente onesto. Oggi sull’islam abbiamo moltissime pubblicazioni, ove gli autori, a seconda delle convinzioni politiche o religiose, tendono a mistificare i fatti. Non così Danilo Quinto, che osserva la realtà, percepisce il pericolo e come la sentinella nel libro di Ezechiele (Ez 33,7-8), grida forte e senza paura: “O figlio dell’uomo, io ti ho costituito sentinella… se tu non parli per distogliere l’empio dalla sua condotta, egli, l’empio, morirà per la sua iniquità, ma della sua morte chiederò conto a te”.
Il nostro autore guarda diritto la storia e i fatti più recenti, cercando di svegliare le anime intorpidite dei cristiani fin dal titolo del libro. Osservando la realtà è lecito dedurre che il rapporto che l’islam vuole instaurare con l’Occidente è di prevalenza e supremazia. Il 10 e il 30 agosto 1997, sul quotidiano “Il Tempo”, furono pubblicati due articoli, passati quasi inosservati, ove era riportata la risoluzione del Consiglio islamico di Lahore (Pakistan), con la quale veniva ordinato a tutte le fazioni musulmane di procedere all’eliminazione/espulsione delle popolazioni non islamiche residenti in Medio Oriente. Il Consiglio si occupò anche di una strategia a lungo termine volta alla cancellazione del cristianesimo nelle terre d’Occidente, a cominciare da Roma.
Possiamo citare numerosi altri articoli: “Il Tempo”, 13 luglio 1998, La “crociata” dei figli del Profeta. L’immigrazione musulmana è il mezzo per islamizzare l’Italia; “Corriere della sera”, 14 ottobre 1999: Vescovo turco lancia l’allarme. L’Islam presto ci dominerà; “Corriere della sera”, 23 ottobre 2003: I Fratelli musulmani alla riconquista d’Europa. Svelato il piano dell’organizzazione per convertire la società occidentale, partendo dal nostro continente; “Corriere della Sera”, 22 ottobre 2010: Il Vescovo libanese. Il Corano ordina di imporre la religione con la spada; “Il Giornale”, 5 gennaio 2011: Le stragi dei cristiani? Tutto scritto nel Corano; “Il Foglio”, 21 luglio 2015: In Spagna si demoliscono le stazioni della Via Crucis; offendono l’Islam; “Il Messaggero”, 29 marzo 2016: In Gran Bretagna giudice impedisce a un padre di portare il figlio in chiesa dopo la richiesta della madre musulmana.
Questi sono solo alcuni esempi. Molti altri se ne trovano nel libro di Danilo Quinto, che sembra volerci dire che abbiamo occhi e orecchie, ma non vogliamo vedere e ascoltare perché siamo resi ciechi e sordi dalla demagogia, dal populismo e dal buonismo (si veda in proposito il capitolo 4).
Non resta che augurare al lettore buona lettura e rammentare che questa opera non è un incitamento all’odio, ma un invito a prendere coscienza (e conoscenza) della situazione che stiamo vivendo, aprendo gli occhi e ponendoci all’ascolto, pur consapevoli che il primo dovere del cristiano – e Danilo Quinto lo è – è amare anche il nemico (S. Mt 5,43-48).

Gabriele Gatti