Il conflitto in Irlanda del Nord rappresentò un punto di svolta per l’esercito britannico il quale dovette confrontarsi con uno scenario completamente diverso da quello incontrato oltremare. Secondo le parole di Corelli Barnett la crisi che il British Army attraversò in Irlanda fu causata proprio dalla sua funzione prettamente coloniale, poco incline a misurarsi in situazioni culturalmente più simili. Non a caso l’impiego dell’esercito per sconfiggere il terrorismo fu, in questo caso, un fallimento che condusse ad un repentino deterioramento dei rapporti tra Repubblicani, Lealisti e gli stessi inglesi. Da forza d’interposizione i soldati si trasformarono, di fatto, in nemici detestati da ambo i contendenti. L’unica arma realmente efficace, sviluppata proprio in ambito post coloniale e che sortì i risultati migliori, fu la costituzione di un apparato informativo e di intelligence utile ad entrare nelle fitte maglie tramate dai membri dell’IRA così da svelarne i piani e i metodi d’azione.

La questione irlandese

I problemi tra Regno Unito e Irlanda hanno alle spalle una lunga storia che, secondo lo scrivente, non può essere esaurita nello spazio di un articolo. La riottosità tra cattolici (Repubblicani) e protestanti (Unionisti/Lealisti) nasceva da un fatto innanzitutto politico, scaturito dal dominio britannico su un’esigua porzione dell’isola irlandese. A questo dobbiamo aggiungere l’atteggiamento vessatorio che i protestanti adottarono nei confronti della comunità cattolica la quale, sebbene in maggioranza, fu progressivamente estromessa da ogni partecipazione economica, politica e sociale. La dilagante disoccupazione e la crisi economica aggravò ulteriormente il malcontento dei Repubblicani i quali rimanevano esposti, senza alcuna difesa, agli attacchi diretti dalla minoranza Lealista. Lo scontro dialettico si spostò ben presto sulle strade e nelle piazze laddove ogni manifestazione di dissenso diventava occasione per confrontarsi fisicamente. Non a caso il problema più gravoso per il direttivo di Stormont era la gestione dell’ordine pubblico poiché chi doveva occuparsene non sempre dimostrò una corretta imparzialità. Nel 1961, ad esempio, l’88% della Royal Ulster Constabulary (RUC) era protestante così come la famigerata polizia della riserva, la Ulster Special Constabulary o altrimenti detta B-Specials, affollata da elementi estremisti propensi alla discriminazione.
Nel 1966, durante uno dei soliti raduni, alcuni militanti della Ulster Volunteer Force (UVF) uccisero due civili cattolici e un protestante. Fu l’inizio di un’escalation che persuase i Repubblicani ad organizzarsi autonomamente e sull’onda delle Associazioni dei Diritti Civili sorte in America, nacque il NICRA o Northern Ireland Civil Rights Association. Gli attivisti del NICRA speravano di riportare il dibattito con gli Unionisti su un piano più moderato, attraverso una trattativa diretta con il governo, ma furono solo malriposte illusioni. La contropropaganda del pastore Reverendo Ian Paisley infiammò gli animi dei Lealisti i quali intrapresero forme di lotta più concrete dai risvolti spesso drammatici.
Nel 1969 il cielo di Belfast si tinse di rosso quando centinaia di case cattoliche furono date alle fiamme. Fu uno degli episodi più tristi della storia irlandese: in poco tempo furono arse 523 abitazioni e oltre 5000 persone si ritrovarono senza un posto dove vivere. Da parte Repubblicana, per la prima volta dopo anni, rientrò in campo l’IRA, l’Irish Republican Army, l’unica capace di difendere – anche con le armi – i diritti dei cattolici. Malgrado le speranze riposte sull’organizzazione, la forza offensiva dell’IRA era davvero ridicola: le armi erano poche e antiquate, mentre i militanti scarsi e mal organizzati. Vista la situazione anche il direttivo dell’IRA cercò di far valere i propri diritti verso gli Unionisti associandosi ai rappresentati dei Diritti Civili in modo da allontanare dalle strade il confronto politico. Da quel momento l’IRA fu accusata di viltà e molti ne storpiarono il significato in IRA “I Ran Away”. Fu così che nel dicembre 1969 l’organizzazione Repubblicana si scisse in due fazioni dando vita al PIRA o Provisional IRA (o anche Provos eredi della celebre Belfast Brigade degli anni Venti) in antitesi all’azione più debole dell’OIRA Official IRA. A questo proposito è corretto ricordare che tutte e due le frange cattoliche erano dedite alla lotta armata, animate dalla medesima volontà di preordinare attentati sia contro gli Unionisti, sia contro il partito politico Sinn Féin.

L’intervento inglese: operazione Banner

Il governo britannico, presieduto dall’allora Primo Ministro Harold Wilson, guardava con seria preoccupazione a quanto stava accadendo in Irlanda del Nord, tuttavia il Parlamento era unanime circa la volontà di non lasciarsi coinvolgere in quella che sembrava una “trappola” senza via d’uscita. Downing Street confidava che il RUC riuscisse, in qualche modo, a contenere l’ondata di violenza, tuttavia dopo l’estate infuocata del 1969 il bilancio delle vittime iniziò a farsi serio e un atteggiamento attendista poteva diventare molto pericoloso. Tra luglio e agosto furono uccise 10 persone e ferite 899, inclusi 368 agenti del RUC. Alla luce dei fatti, il 14 agosto 1969, il governo inglese optò per un “misurato” intervento militare dando ufficialmente il via all’operazione Banner con lo spiegamento dell’esercito in supporto alle attività di ordine pubblico. L’allora Ministro della Difesa, James Callaghan, mobilitò immediatamente la 39th Airportable Brigade stazionata a Lisburn, poco distante da Belfast. Inizialmente la difficoltà principale dei soldati inglesi fu quella di assumere un comportamento equidistante tra Repubblicani e Lealisti e porsi in difesa sia dell’una sia dell’altra fazione.
Durante l’estate del 1970 il PIRA intensificò le sue attività di sabotaggio capeggiando le dimostrazioni pubbliche affinché generassero vere e proprie battaglie cittadine. I militari britannici, in tenuta anti sommossa, venivano opportunamente provocati per scatenare reazioni esagerate le quali non facevano che accrescere l’astio verso quelli che oramai erano percepiti come occupanti. La strategia dell’IRA mirava a sgretolare la credibilità dell’esercito agli occhi della popolazione e gli episodi cruenti del Bloody Sunday (30 gennaio 1972) a Londonderry cancellarono definitivamente i propositi di peacekeeping dei militari inglesi.
Il primo soldato britannico a perdere la vita durante i Troubles fu il ventenne Robert Curtis, artigliere della Royal Artillery, assassinato il 6 febbraio 1971 nell’area di New Lodge a Belfast. Alla fine dell’anno i militari inglesi uccisi salirono a 45 e l’anno successivo – considerato il più cruento – fu raggiunto il picco di 129 caduti. Sempre nel 1971, il governo inglese registrò 2404 attacchi dinamitardi e 12.387 incidenti causati da armi da fuoco in un paese di appena un milione e mezzo di abitanti. Lo scenario era davvero inquietante poiché l’IRA – le cui capacità offensive erano migliorate grazie ad armi e finanziamenti provenienti da generosi benefattori americani – aveva guadagnato il controllo di intere aree urbane, per non parlare poi nelle contee dove i terroristi trovavano delle sicure basi logistiche.
La situazione convulsa e l’impotenza di fronte al dilagare dei disordini, indusse il governo britannico ad adottare misure eccezionali come l’Operazione Demetrius e l’introduzione dell’arresto arbitrario, senza processo, per i sospettati di terrorismo. Al di là delle proteste internazionali per una palese violazione dei diritti umani, Demetrius portò all’arresto di oltre 400 sospettati, ma soprattutto iniziarono a confluire informazioni vitali sul modo d’agire dell’IRA.

L’Irish Republican Army

Alla fine del 1969 i capi del PIRA sottoscrissero una dichiarazione d’intenti molto importante perché collocava l’organizzazione paramilitare Repubblicana in un ambito diverso, almeno nella sostanza, dalle più note organizzazioni terroristiche di stampo marxista. L’armata irlandese nasceva, infatti, come organismo di protezione per la comunità cattolica la quale non era in grado di rispondere alle ingiurie dei protestanti. L’IRA fu così in grado di mobilitare in massa i cattolici, istituendosi come unica forza capace di difendere e dirigere i suoi militanti come un vero e proprio esercito nazionale. Nella sostanza l’IRA riuscì a convogliare gli interessi dei conservatori cattolico romani propugnatori del vero nazionalismo e dei rivoluzionari marxisti il cui obiettivo era unicamente l’Irlanda unita, la fine delle discriminazioni e la cessazione di ogni influenza inglese.
La fitta rete difensiva stesa a protezione dei suoi membri faceva dell’IRA un’organizzazione impenetrabile; la disponibilità della popolazione – più o meno volontaria – costituiva una parte essenziale dell’ingranaggio operativo il quale dal 1970, per opportune esigenze di sicurezza, si era frammentato in diverse cellule indipendenti (Active Service Unit ASU), almeno esteriormente scollegate dal centro di comando. Le operazioni quotidiane erano coordinate da un Army Council presieduto da sette persone incluso un comandante di staff, un aiutante generale e persino un quartiermastro. La direzione suprema spettava invece al General Army Convention le cui riunioni, da statuto, avvenivano soltanto ogni due anni; lo stesso organismo selezionava i 12 membri per l’Army Executive i quali solevano incontrarsi ogni 6 mesi. Il passaggio delle informazioni e il coordinamento tra le diverse sezioni era appannaggio del General Headquarters Staff che fungeva da collante tra il comando del Nord e quello del Sud, una suddivisione coerente con la disposizione geografica delle contee. La struttura militarizzata dell’IRA era molto efficace, tuttavia questo tipo di organigramma gerarchico pareva permeabile alla minaccia degli infiltrati o dei cosiddetti “Freds”, i traditori che decidevano di passare notizie alle autorità britanniche.
Tra tutti gli strumenti offensivi impiegati dall’IRA, gli ordigni esplosivi improvvisati e i mortai erano tra i più temibili: grazie al lavoro dei tecnici dinamitardi irlandesi, generazioni di terroristi impararono a fabbricare bombe di ogni forma, utilizzando componentistica facilmente reperibile sul mercato. Il materiale esplodente più usato era il Semtex proveniente dalla Libia, unitamente ai cospicui quantitativi di fertilizzante (nitrato d’ammonio) usato solitamente per concimare i terreni. Per il RUC e gli inglesi era di fondamentale importanza apprendere il metodo con cui venivano spostate le armi, i materiali e le persone, ma occorreva soprattutto capire in anticipo quali sarebbero stati gli obiettivi degli attentati dinamitardi che, più di ogni altra cosa, seminavano il terrore tra la gente. Per questo era importante predisporre un servizio di sorveglianza nelle strade, che non si limitasse alle vistose pattuglie di soldati. Bisognava, infatti, agire con discrezione, insinuarsi tra la popolazione e riportare attentamente ogni movimento sospetto nei quartieri e nelle campagne nordirlandesi.

La Mobile Reconnaissance Force

La pattuglia urbana dell’esercito inglese eseguiva una vigilanza di routine anche se, con l’esperienza, il comando preferì dislocare gli stessi reparti, per più turni, nella medesima zona in modo da farli familiarizzare con i difficili quartieri popolari delle città irlandesi. Fuori dalla rete cittadina i problemi erano gli stessi, solo che la minaccia delle imboscate era ancor più imprevedibile.
Esercito a parte, servivano unità specializzate per la guerra clandestina con agenti infiltrati e squadre predisposte per lunghi e rischiosi turni di osservazione sotto copertura. L’IRA aveva occhi e orecchie dappertutto e ogni presenza inusuale veniva prontamente segnalata a chi di dovere: passare inosservati era effettivamente la cosa più ardua.
Negli anni Settanta il comando britannico in Irlanda del Nord creò le prime unità di sorveglianza, le MRF o Mobile Reconnaissance Force fortemente volute dal brigadiere generale Frank Kitson, comandante della 39a Brigata a Belfast. Kitson, veterano delle campagne in Kenya contro i Mau Mau e in Malesia, reiterò i metodi della Counterinsurgency, inclusa la guerra psicologica con l’istituzione di una Information Policy Unit la quale si sarebbe occupata della propaganda.
L’ex Simon Cursey ricorda che per entrare nelle MRF bisognava essere soldati preparati, avere alle spalle non meno di tre anni di servizio e un buon curriculum militare con all’attivo due o tre turni di servizio in Irlanda del Nord. Ciascun elemento delle MRF doveva essere avvezzo all’uso di qualsiasi arma, comprese quelle “bianche”, avere rudimenti di primo soccorso e dimestichezza con gli strumenti di comunicazione.
Nelle MRF accedevano ragazzi di origine irlandese, facilmente scambiabili per locali, i quali erano spesso affiancati dai Freds. All’inizio – come ricorda Cursey – l’operatività delle squadre di osservazione gravava essenzialmente sui sottufficiali, mentre gli ufficiali rimanevano ai “piani alti” come addetti alla pianificazione. Nell’immaginario comune i quartieri irlandesi apparivano come una lunga fila di abitazioni tutte collegate fra di loro con piccoli cortili e scalette: vie principali dalle quali si dipanavano viuzze più anguste che conducevano chissà dove. Era questo l’ambiente in cui le MRF combattevano la loro guerra, passeggiando tra la gente e interloquendo con gli abitanti dei quartieri. Il nemico non aveva uniforme e chiunque poteva scorgere la loro presenza e denunciarla a qualche militante dell’IRA. I servizi delle MRF erano talmente confidenziali da essere sconosciuti perfino dallo Stato Maggiore, capitò però che il sergente Clive Williams fu mandato alla Corte Marziale per aver sparato, apparentemente senza motivo, contro un gruppo di uomini che stazionavano alla fermata di un bus a Belfast. La nota difensiva di Williams rivelò poi che i sospettati erano armati e fu così scagionato; ciò nondimeno durante gli interrogatori svelò particolari importanti sulla guerra clandestina combattuta dalla MRF. Il lavoro sotto copertura poteva indurre ad errori irreparabili, come l’assassino involontario dei fratelli John e Gerard Conway, scambiati per due militanti dell’IRA fuggiti dalla prigione di Maidstone. Per questo motivo le MRF, modellate sulle pattuglie counter-gangs istituite dai britannici in Kenya e Palestina, furono giudicate poco affidabili poiché le loro azioni si fondavano su un lavoro d’intelligence troppo aleatorio. Uno degli episodi più significativi della storia delle MRF fu quello della Four Square Laudry, vale a dire una finta lavanderia nella quale si raccoglievano dati e informazioni su potenziali appartenenti all’IRA. Tutti gli abiti che arrivavano nel negozio venivano inviati segretamente al quartier generale di Lisburn dove esperti fornesi di esplosivi li esaminavano per rilevare eventuali tracce di esplosivo. Una volta analizzati i vestiti venivano portati in una vera lavanderia per il servizio di pulitura e successivamente tornavano alla Four Square per essere restituiti ai legittimi proprietari. Alcuni membri dell’IRA avevano notato che il furgone di servizio era spesso parcheggiato nella zona di Lisburn Road, ma sapevano anche che il sistema dei furgoncini civetta era già stato usato in Israele dalle killer squads. L’intera operazione fu svelata grazie al doppiogioco di un Fred il quale permise ai militanti dell’IRA di eliminare la squadra di sorveglianza (un uomo e una donna che peraltro sopravvisse) che viaggiavano sul van.
Le unità di osservazione speciale furono sciolte nel 1973 per essere soppiantate dalla meglio addestrata 14th Intelligence Security Company altrimenti conosciuta come “The Det”.

La 14th Intelligence Company

Le MRF non scomparvero dalla circolazione, sebbene larga parte del lavoro di sorveglianza fu affidato ad una nuova compagine di appena 50 uomini parte dei quali si erano addestrati a Hereford, presso il SAS. Solo alcuni agenti della 14sima erano già del 22°, ma la compagnia reclutava principalmente dall’esercito e dai Royal Marines. Nel 1975 il Det si strutturò su basi più solide con piccoli distaccamenti di circa venti elementi comandati da un capitano. Per sviare le informazioni captate dai terroristi l’unità d’intelligence assunse diverse denominazioni; ad esempio gli uomini reclutati per il distaccamento erano ufficiosamente incorporati nel NITAT (INT) o Northern Ireland Training Advisory Team (Intelligence). Le missioni tipo del The Det consistevano principalmente nell’approntare posti di osservazione (OP’s – Observation Posts), il pedinamento e la sorveglianza mobile di sospetti con auto civetta, altrimenti conosciute come “Q cars”. Gli appostamenti erano eseguiti da gruppi di due o quattro militari che agivano collegati con altri OP’s e contavano sull’appoggio immediato di una QRF o Quick Reaction Force dell’esercito o della polizia. In caso di necessità l’intervento della QRF poteva rivelarsi pericoloso, soprattutto se vi era in corso un conflitto a fuoco: capitò, infatti, diverse volte che l’esercito e la polizia non sapessero da che parte fossero gli “amici”, abbigliati nella stessa maniera dei “nemici”.
Ogni osservatore era armato con armi corte e mitragliette H&K Mp-5K, usate anche dal 22° reggimento. La cosa più importante, come per le MRF, era mescolare gli agenti infiltrati con l’ambiente circostante: ogni operatore doveva dimenticarsi dei suoi atteggiamenti più marziali, dando un’immagine di se più trasandata, con i capelli lunghi e – se preferiva – farsi crescere i baffoni alla messicana, secondo lo stile preferito del SAS. Le mimetiche furono surrogate da jeans, pullover e rozzi giacconi simili a quelli indossati dalla classe operaia di Belfast e Derry.
Ovviamente l’occhio umano era corroborato dall’impiego di sistemi tecnologici all’avanguardia con macchine fotografiche notturne, rilevatori ad infrarossi, microfoni ultra sensibili, camere nascoste di ogni dimensione e sofisticati sistemi di intercettazione radio.
Il Det servì da modello per altri tipi di unità che svolgevano servizi analoghi di osservazione e intercettazione. Nel 1977 il maggiore generale Dick Trant introdusse i Close Observartion Platoon (COP) con base nella contea del South Armagh, contea caposaldo dell’IRA. Le COP – come spiega Mark Urban – non si sovrapponevano al lavoro della 14 compagnia, bensì procuravano informazioni primarie su un’area particolare per facilitare il successivo lavoro degli specialisti. Anche il RUC si dotò di una compagnia speciale antiterrorismo, lo Special Patrol Group all’interno della quale nacque la Bronze Section diventata successivamente la E4A Unit utilizzata principalmente nelle aree urbane, mentre il The Det fu dispiegato nelle zone rurali.
Fin dall’inizio i terroristi dell’IRA, quando incappavano in qualche imboscata ordita dalla 14 Intelligence Company, credevano che gli autori fossero del SAS e questo valeva per qualsiasi operazione non ufficiale condotta dall’esercito britannico. Tra i militanti Repubblicani si insinuò una sorta di paranoia riguardo la presenza del 22° che causò diverse vittime innocenti. Nel 1974 un inerme diciottenne pakistano assunto in un bar militare fu trucidato con un colpo di pistola alla nuca da alcuni terroristi che sospettavano fosse un operatore del SAS. Lo stesso accadde a luglio quando un camionista ventunenne fu torturato e giustiziato dall’IRA nella zona occidentale di Belfast: anche lui fu accusato di essere un infiltrato del SAS mentre era solo un militare in congedo. Certamente il The Det apprese tecniche e procedure tattiche dal 22°, oltre che vantare nelle sue file diversi operatori di Hereford, ma l’arrivo ufficiale delle forze speciali inglesi fu successivo a molte delle sue operazioni.

Paolo Palumbo, “Difesa Online”.