Il capolavoro di un nativo americano

Dal 14 luglio sarà in libreria il capolavoro di James Welch, L’ultimo giorno di Jim Loney, edito da Mattioli1885 con la traduzione di Nicola Manuppelli.
Dimenticato in Italia ma molto conosciuto, stimato e premiato in patria, James Welch (1940-2003) è considerato uno dei più importanti scrittori di origine nativo americana. Oltre a questo romanzo è autore di Winter in the Blood e Fools Crow, per i quali ha ricevuto rispettivamente il Los Angeles Times Book Prize, l’American Book Award e il Pacific Northwest Boksellers Award. Welch è stato anche autore di saggi e poesia.
Dopo aver frequentato le scuole nelle riserve dei piedi neri e di Fort Belknap in Montana, si è laureato presso l’Università del Montana studiando scrittura con il poeta Richard Hugo.
L’ultimo giorno di Jim Loney, scritto nel ’78, è considerato un classico della narrativa americana, uno sguardo unico sul mondo dei nativi, condannati dal destino e regalati ai margini della società.
Il protagonista è un sangue misto. Respinto dal padre bianco e incapace di riscoprire le origini della madre nativa americana, Loney è estraneo a entrambe le comunità e conduce un’esistenza solitaria in una cittadina del Montana. Preda di sogni inquietanti, Loney è perseguitato dalle visioni di un nero uccello di malaugurio. Nonostante i suoi tormenti, egli è un giovane gradevole e non fatica a conquistarsi l’affetto di coloro che lo circondano, non riuscendo tuttavia a ricambiare le offerte di amicizia e di amore. Rhea, la sua ragazza, non può consolarlo e Kate, sua sorella, non riesce a farsi strada nel suo mondo. Si ritrova così costretto ad affrontare un viaggio interiore che potrebbe condurlo o alla scoperta di sé o all’autodistruzione.