I curdi protestano a Kobane davanti a una base militare russa

Con una parte dei territori del nord-est siriano occupati dall’esercito di Ankara e dalle bande di ascari mercenari di Erdogan, il regime di Damasco non trova di meglio che protestare – con animosità fuori luogo e degna di miglior causa – per l’apertura a Ginevra di un ufficio dell’AANES, l’amministrazione autonoma della Siria nord-orientale.

kobane protesta davanti a base militare russa
AANES è un’amministrazione ben organizzata, che gestisce diverse commissioni che vanno dalla sanità all’educazione, dalla difesa alle relazioni estere; e poi le università, oltre 700.000 studenti, decine di ospedali, municipalità, prigioni e tribunali.

Per le autorità svizzere non si tratterebbe di una vera e propria rappresentanza diplomatica, ma soltanto di una associazione perfettamente compatibile con il codice svizzero.
Invece per Damasco siamo di fronte, nientemeno, che “a una violazione degli obblighi dell’Unione Europea ai sensi del diritto internazionale e della Carta delle Nazioni Unite”. Ossia di una violazione del principio di non ingerenza che metterebbe in pericolo l’indipendenza e l’integrità della Siria… Niente male per un Paese occupato da eserciti stranieri e milizie mercenarie jihadiste. 1)
E, come al solito, Damasco ha trovato l’immediata disponibilità dei nostrani rosso-bruni – dichiarati e non – a far da cassa di risonanza per le dichiarazioni del regime. Cogliendo l’occasione per vomitare i soliti improperi razzisti contro i curdi accusandoli addirittura di “affamare il popolo siriano” (ma si può!?).
Non dimentichiamo che in questa regione la Turchia si rende responsabile, quotidianamente, di violazioni dei diritti umani ammazzando civili e operando una vera e propria sostituzione etnica (presumibilmente tollerata, se non addirittura gradita, anche a Damasco). Consentendo inoltre ai suoi mercenari di saccheggiare, rapire e stuprare impunemente. Sotto lo sguardo indifferente del regime siriano e dei suoi sponsor russi.
Contro questa politica, di fatto complice del genocidio in atto, curdi del Rojava hanno protestato in centinaia a Kobane davanti a una base militare russa chiedendo a Mosca di intervenire per porre termine alle ricorrenti aggressioni contro la popolazione; assolvendo cioè il compito di garante del cessate-il-fuoco stabilito dagli accordi del 2019, rispettati dai curdi ma sistematicamente violati dalla Turchia. Altrimenti – hanno scandito i manifestanti – se i russi intendono mantenere tale posizione di inattività, se ne possono anche andare. Visto e considerato che la loro presenza risulta perfettamente inutile.
La manifestazione era stata organizzata dalle donne di Kongreya Star nella regione dell’Eufrate. Eyse Efendi, esponente del Consiglio delle famiglie dei martiri della regione dell’Eufrate e madre di un giovane curdo, Serwan Muslin, ucciso dall’esercito turco, ha ricordato che questa non è la prima volta che si chiede la sospensione degli attacchi turchi. Purtroppo, la Russia finora si è mostrata del tutto inadempiente nei confronti degli impegni di proteggere la popolazione.
Una delegazione ha presentato le proprie richieste ai rappresentanti russi e – stando a quanto ha dichiarato un esponente del PYD – questi avrebbero promesso di intervenire per porre termine alle aggressioni turche contro i civili.
Assicurazioni che però erano già state date anche in precedenza, ma senza risultati concreti.

N O T E

1) Marco Sassoli, professore di Diritto internazionale umanitario all’Università di Ginevra, osserva: “È uno scandalo che l’ONU non permetta all’AANES di sedersi al tavolo dei negoziati a causa dell’opposizione della Turchia, mentre tutti i gruppi terroristici e islamisti vi partecipano. Eppure, è uno degli attori statali che si comportano meglio, è meglio organizzata e dispone dell’amministrazione più stabile. L’AANES si dà da fare, cerca di processare i prigionieri di guerra e di tenerli in detenzione senza farli morire di fame. Per quanto ne so – ma non sono sul campo – si comporta meglio degli altri”. [NdR]