Auguri di cuore al leopardo curdo che, liberatosi da una trappola, è stato ritrovato ferito, per quanto in maniera non grave. A quanto sembra attualmente sarebbe in buone mani, dato che i ranger iracheni lo hanno portato allo zoo di Duhok per le cure necessarie. Una volta guarito hanno garantito che verrà rimesso in libertà come è giusto che sia (in ogni caso sempre meglio vigilare).
Tecnicamente “persiano” per gli addetti ai lavori (ma noi preferiamo definirlo “curdo”), si tratterebbe di una varietà piuttosto rara, a rischio di estinzione e almeno in teoria protetta.
L’esemplare in questione era stato catturato nella provincia di Duhok, nel Kurdistan iracheno, da un pastore che aveva piazzato una trappola per lupi (forse una tagliola?) dopo che nella zona dove pascola abitualmente il suo gregge, tra le montagne del sottodistretto di Batifa, alcuni capi di bestiame erano stati predati.
Stando alle testimonianze il leopardo era rimasto imprigionato il 29 dicembre. Nonostante fosse stato anestetizzato, l’animale riusciva a fuggire trascinandosi appresso la trappola e rimanendo lesionato alle zampe. Avrebbe anche ferito leggermente due persone che tentavano di bloccarlo. Secondo un’altra versione – va detto – sarebbero stati gli abitanti del villaggio a ferirlo intenzionalmente. Ritrovato il giorno 30 dicembre, veniva nuovamente sedato e quindi inviato a Duhok per essere curato.
In una dichiarazione resa a Kurdistan 24, il comandante della Brigata di protezione dell’ambiente, Jamal Sa’du Kurky, ha garantito che una volta fuori pericolo il leopardo verrà riportato nel suo habitat.
I leopardi in generale, e alcune specie e varietà in particolare, sono da tempo a rischio di estinzione sia in Asia sia in Africa.
Pensiamo all’irbis, il leopardo delle nevi (Panthera uncia) che sopravvive a malapena tra le vette del Pakistan; in Tibet dove la sua sopravvivenza sarebbe in parte dovuta all’opera di persuasione nei confronti della popolazione, in genere pastori, dei monaci buddisti (qualcuno lo spieghi a Baggio; e forse nell’Afghanistan.
Purtroppo anche in Pakistan, dove dava qualche segno di ripresa anche grazie alla recente pandemia, viene disturbato e allontanato, oltre che dai bracconieri, dall’incessante viavai di alpinisti e sciatori d’alta quota.
Pensiamo alla varietà dell’Amur (Panthera pardus orientalis, detto leopardo della Manciuria) che si nutre anche di pesce e ha quindi rischiato di scomparire totalmente a causa dell’ondata di benzolo del 2005 e del fosgene del 2008 – entrambi provenienti dalla Cina – che avevano avvelenato il fiume.
In passato erano presenti in molte zone sia della Cina sia della Corea. Qui in particolare vennero sistematicamente sterminati durante l’occupazione giappone: evento storicamente documentato, ne vennero abbattuti ufficialmente oltre seicento.
Se pur tardivamente, entrambi – il leopardo dell’Amur e l’irbis – sono stati inseriti nella Lista Rossa dell’Unione internazionale per la conservazione della natura.