Stando alle cronache, la prima apparizione della Madonna a Vincenza Pasini sul colle vicentino destinato a diventare la sede del noto Santuario di Monte Berico (Madonna del Manto) risaliva al 7 marzo 1426. Mentre era in corso una terribile epidemia di peste.
Ma inizialmente l’anziana donna non venne creduta dal vescovo e dai prelati. E solo dopo la seconda apparizione del 1° agosto 1428, i vicentini intrapresero la costruzione di una chiesa ottenendo in cambio la fine della pestilenza.
Più o meno contemporaneamente, nel maggio 1428, la Madonna apparve anche a Monteortone sui Colli Euganei, sempre nel corso di una devastante pestilenza. Rivelando a Pietro Falco, che qui giaceva ferito, di poter guarire bagnandosi in una vicina fonte.
Miracolato, sempre su indicazione della Beata Vergine, egli ritrovò tra le pietre un quadretto poi esposto alla pubblica venerazione. Ponendo fine anche in questa circostanza alla ostinata pestilenza.
Due fatti praticamente identici anche se non c’è alcuna analogia tra i protagonisti della miracolosa vicenda: una contadina che portava da mangiare al marito nella vigna e un (presumibilmente) soldato rimasto gravemente ferito in battaglia. Caso, questo, simile piuttosto a quello del vicentino (di Montorso) Luigi Da Porto il quale – rimasto gravemente ferito nel 1511 mentre combatteva al servizio di Venezia – utilizzò la lunga degenza per scrivere la versione originale della vicenda di Giulietta e Romeo (pubblicata nel 1530).
O a quello del basco Inigo Lopez de Loyola (cittadina della Guipuzcoa) che, ridotto in fin di vita nella difesa di Pamplona (1517), anche da invalido riuscì a riciclarsi fondando la combattiva Compagnia di Gesù.
Tornando a noi, se nel xv secolo la Vergine Maria aveva miracolosamente posto fine al dilagare della “peste nera”, ora il suo intervento risulterebbe indispensabile per un altro genere di moderna peste. Quella “grigia” delle colate di cemento che vanno ricoprendo da decenni la nostra disgraziata (dal punto di vista ambientale, ma forse non solo…) regione. Ora persino in “terra sacra”, a Monteortone.
Un nuovo progetto di lottizzazione del comune di Teolo prevede infatti la costruzione in area “ex Cima” di 9 condomini da quattro piani (un centinaio di appartamenti), di un albergo ugualmente di quattro piani (in zona sono già presenti diversi altri hotel) e di 49 bungalow. Umiliando irreparabilmente un’area verde di 90mila metri quadri.
Oltre a trovarsi nell’ambito teoricamente protetto del Parco dei Colli Euganei, la zona interessata – stando alle dichiarazioni del Comitato Spontaneo Monteortone, sorto nell’aprile di quest’anno – sarebbe classificata “a rischio idraulico medio”. Quindi una ulteriore cementificazione comporterebbe un maggior rischio di allagamenti.
Il comitato ha già consegnato al presidente della Repubblica un appello sottoscritto da circa 2500 persone e per domenica 1° ottobre ha indetto – insieme al Coordinamento delle Associazioni Ambientaliste del Parco dei Colli Euganei – una manifestazione con raduno alle ore 9,30 presso il parcheggio di via dello Stadio 1 a Monteortone (pd).
Tra le associazioni che finora hanno aderito all’iniziativa: lipu, AltraEste, cai Padova e cai Veneto, Comitato La Nostra Terra Due Carrare, Adl Cobas, Legambiente di Este, Gruppo Naturalistico Culturale Monselice, Ekopark Monselice, Ass. Il Colibrì, Comitato Lasciateci Respirare di Monselice, Comitato “E Noi?”, sos Anfibi Padova, Salviamo gli alberi, wwf, Italia Nostra, Gruppo Giardino Storico Università di Padova…
Adesioni anche da alcuni consiglieri regionali come Andrea Zanoni, Arturo Lorenzoni, Vanessa Camani, Erika Baldin, Elena Ostanel, Cristina Guarda.
Sperando sempre, come si diceva, in un nuovo miracolo, ricordo che il Veneto gode già del poco invidiabile primato di essere la seconda regione in Italia per consumo di suolo (11,9% nel 2021).