Forse è proprio l’autonomia la chiave che potrebbe portare Milano a eccellere non solo in Italia, ma a svettare anche nelle classifiche internazionali dove purtroppo arranca. Classifiche dove svettano città come Vienna, Ginevra, Londra o Amburgo a livello europeo, Hong Kong, Tokyo e Singapore a livello mondiale, tutte città stato. Per “città stato” si intende ogni città che sul suo territorio ha un solo potere amministrativo insieme a quello dello Stato di cui fa parte: città contea, città regione, città cantone, comunità autonome o città stato, in Italia sarebbe città regione.
Milano oggi sul suo territorio ha la stessa autonomia degli altri 7000 Comuni italiani, ossia praticamente nessuna. Per ogni decisione c’è una confusione di competenze tra Comune, Regione, Città Metropolitana e Stato. Per ogni intervento strutturale Milano deve richiedere risorse da Stato e Regione, visto che i milanesi ricevono solo 450 milioni di trasferimenti a fronte di oltre 40 miliardi di tasse versate ogni anno e nonostante la produzione di oltre il 10% del Pil nazionale.
Tre anni fa è partito a Milano il movimento per Milano città stato il cui punto di riferimento è il sito www.milanocittastato.it. Il progetto è semplice: portare Milano a dotarsi di poteri e risorse assegnate di norma a una Regione, come previsto dall’articolo 132 della Costituzione e sottolineato dall’articolo 5, che prevedono un decentramento di poteri e risorse a livello più basso possibile e una modalità per qualunque territorio di almeno un milione di abitanti di poter diventare una Regione.
Un progetto, forte di un sondaggio eseguito in città su un campione di 3mila cittadini, che ha rivelato che il 94% dei cittadini è favorevole a una maggiore autonomia per la città, per due terzi si sono espressi per trasformare Milano in una città-regione. Il progetto Milano città stato è trasversale alle forze politiche e agli stakeholders della città e condotto da professionisti e cittadini di ogni settore e di ogni idea politica che, come volontari, hanno l’obiettivo di fare di Milano una città più forte e in grado di rinnovare il Paese. Tutti d’accordo su un’istanza che darebbe più potere a Milano per portarla a livello delle migliori città del mondo. Tutti d’accordo, tranne uno.
Sul tema il sindaco si è espresso con dichiarazioni che appaiono in contraddizione.
25 maggio 2016. Beppe Sala in un’intervista dichiara: “Se ricominciamo dalla Città Stato, come sostiene il centrodestra, campa cavallo”. Il 16 giugno 2016, pochi giorni prima del ballottaggio per diventare sindaco, Sala manda una lettera aperta a www.milanocittastato.it in cui sconfessa le sue perplessità dichiarando il suo impegno per Milano Città Stato: “Proviamoci. Mi impegnerò personalmente”, scrive, indicando nel 2017 l’anno in cui “i milanesi avranno la possibilità di prendere in mano su queste basi il futuro della città”.
Nel 2017, così come nel 2018 e nel 2019, non succede però nulla. Sul tema da Palazzo Marino scende solo un silenzio che prende forma di rifiuto quando il 25 novembre di quest’anno, alla presenza del presidente della Repubblica, il sindaco Sala dichiara che: “Milano rifiuta di immaginarsi come città-stato, al contrario vuole mettersi a disposizione del Paese”.
Una affermazione che si pone in contraddizione non solo con quanto da lui scritto prima delle elezioni, ma soprattutto con la logica dell’istanza. Il sindaco intenderebbe che ogni territorio con maggiore autonomia si ponga contro gli interessi dello Stato di cui fa parte. Quindi città come Ginevra, Basilea, Vienna, Berlino, Amburgo, Madrid o Tokyo, tra le tante, siccome hanno più autonomia e potere indebolirebbero lo Stato di cui fanno parte. Non solo: è un fatto che tutte le città più aperte del mondo sono delle città stato.
La realtà è l’opposto di quanto dichiarato da Sala: oggi Milano non può aiutare il Paese. Per poter aiutare l’Italia deve avere i poteri per farlo. Il 7 dicembre Milano Città Stato ha ricevuto dal Consiglio comunale l’attestato di civica benemerenza, primo caso di progetto di trasformazione amministrativa premiato con l’Ambrogino. I cittadini che si sono espressi nel sondaggio, i lettori che ci seguono con punte di 50mila al giorno e il consiglio comunale che ci ha premiato con la massima onorificenza cittadina, ci impongono di accelerare.
Per il 2020 il nostro impegno sarà di raccogliere le firme per avviare la procedura per rendere Milano la prima Città Stato d’Italia, portandola al livello delle grandi metropoli del mondo e rendendola il laboratorio di riforme da estendere nel Paese. Invitiamo inoltre il sindaco a un pubblico confronto per illustrarci i dubbi e i motivi che lo portano a manifestare a nome di tutti i cittadini una posizione che va contro Milano e contro un reale e responsabile rinnovamento dell’Italia.

Andrea Zoppolato, Lucia Martinazzo, Fabio Marcomin, “Libero”.