Nasce l’osservatorio panafricanista “Afropolar”

Afropolar è un progetto nato ad inizio ottobre su idea degli attivisti panafricani Farafin Sâa François Sandouno (presidente) e Amadu Kunta Akil Bumbesia (co-fondatore). Sandouno ci ha inviato il testo programmatico che descrive il nuovo movimento e che volentieri pubblichiamo.

Afropolar è un osservatorio geopolitico e socio-culturale che vuole essere associativo, difende il panafricanismo, il solidarismo africano, il multipolarismo e si pone l’obiettivo di resistere contro il colonialismo nel XXI secolo in tutte le sue forme e contro il mondialismo neoliberale (l’occidentalizzazione forzata).

Componente politica

La nostra linea ideologica è il panafricanismo rivoluzionario di tendenza sovranista. Non siamo né di destra né di sinistra, né di estrema destra né di estrema sinistra. Oltrepassiamo le categorie ideologiche dell’èra cosiddetta moderna. Rigettiamo il colonialismo in ogni sua forma e rivendichiamo il diritto all’afrocrazia (diritto all’autodeterminazione in Terra Africana). Siamo opposti al mondialismo che conduce una guerra contro le identità collettive. In questo senso, difendiamo l’identitarismo nero panafricano. Siamo contro l’universalismo imposto dal pensiero unico occidentale e difendiamo il diritto di pensare e vivere all’africana per una vera multipolarità culturale.
La nostra ideologia ruota attorno al concetto africano tradizionale che è il “sankofa” (nome che diamo a una rivoluzione conservatrice nel senso afrocentrato) e rigettiamo un progressismo “toubab” (occidentale) che ci sradica dalla nostra identità collettiva e dalla nostra tradizione. Per questo, non vediamo di buon occhio la sottocultura woke, orientata dalle forze mondialiste. Il nostro obiettivo è la creazione di un Impero Africano (Stato-Civiltà) in un mondo multipolare di più poli e più civiltà indipendenti. In questa visione multipolare, l’Africa è il nostro nord e il nostro epicentro.

Componente economica

Rigettiamo sia l’accumulo di beni e risorse in modo individuale a svantaggio della collettività (capitalismo/neoliberalismo economico), sia forme ideologiche collettiviste materialiste che si oppongono a ciò che è tradizionale, metafisico e non-materiale (comunismo/socialismo). Difendiamo invece un concetto che definiamo “benda”, che significa “cooperazione” in lingua kissi. Il nostro solidarismo economico è comunitarista (si fonda sulla comunità), cooperativo, tradizionale, si adatta a realtà nere africane e vuole rappresentare un’alternativa sia al comunismo sia al neoliberalismo economico/capitalismo.
Questo concetto di benda segue la linea del comunitarismo economico di Malcolm X ed è a favore del solidarismo economico tra la diaspora africana attraverso il supporto della produzione africana endogena. Il benda vuole supportare iniziative economiche anche sul continente africano per contribuire alla sua resurrezione, conforme alla linea di Marcus Garvey.

Componente spirituale

Per restare coerenti con il principio del panafricanismo, accettiamo tutte le confessioni religiose. Le guerre religiose avvantaggiano le forze mondialiste e ci fanno dimenticare che tutte le religioni hanno un’unità trascendente comune che è la “tradizione primordiale”, di cui i Neri Africani sono primi custodi nella storia. Una tradizione non-umana, donata da Dio ai primi uomini della Terra; una tradizione che ha lasciato le sue tracce ai quattro angoli del mondo, rendendo così la tradizione primordiale universale.
L’obiettivo di Afropolar è quello di sviluppare un “afro-perennialismo” (tradizionalismo integrale africano). Tuttavia, pur accettando tutte le fedi religiose, incoraggiamo un ritorno alla spiritualità ancestrale africana. Il nostro potere dipende anche dall’ancoraggio a una forte base spirituale.

Componente sociale

Attaccati al principio del matriarcato tradizionale conforme alla Carta di Manden del 1235, difendiamo la centralità e la valorizzazione della donna africana (madre dell’umanità) in questa battaglia.
La nostra lotta contro il razzismo non è in una tendenza woke/vittimista/integrazionista. La vera battaglia contro il razzismo risiede nella lotta per la sovranità dell’Africa, fare in modo che diventi indipendente e forte in un mondo multipolare. Difendiamo un antirazzismo geopolitico-identitario (Africa sovrana+identità nera panafricana) opposto a un antirazzismo woke (vittimismo nero nel magma progressista).
Accettiamo le collaborazioni con tutte le forze multipolari nel mondo che lottano e resistono per difendere la loro identità collettiva (finché non vi sia negrofobia o paternalismo nei confronti degli africani) di fronte al male rappresentato dal monopolarismo (potere mondialista) e dal non-polarismo (reti orizzontali mondialiste). Per questo supportiamo ogni progetto d’integrazione civilizzazionale (rappresentato da correnti come il panafricanismo, l’eurasiatismo, il panamericanismo latino/bolivarismo, ecetera).
Crediamo che il XXI secolo sia il secolo dei grandi spazi/grandi imperi/grandi poli/blocchi civilizzazionali/Stati-Civiltà. La creazione di più imperi civilizzazionali-terrestri (che riscopriranno un proprio cuore terrestre) accelererà il processo d’implosione del potere marittimo mondialista.
Siamo fedeli alla tradizione sankarista che insegna che combattiamo la stessa battaglia contro uno stesso nemico. La nostra battaglia è tra l’Isfet (il male mondialista) e la Maat (il bene incarnato dalla giustizia e la tradizione).
Rifiuteremo sempre ogni forma di paternalismo (l’idea che gli altri debbano dirci come orientarci, cosa pensare e come agire). Difendiamo un multipolarismo in cui ogni polo sarà il centro decisionale di se stesso.

Componente identitaria

Difendiamo l’identità africana nel suo massimo splendore attraverso la rivalorizzazione della storia, attraverso l’arte, la filosofia, la musica, il cinema.
Per raggiungere questo processo promuoveremo dei corsi sulla storia e la cultura africana.
Essendo attaccati al principio di sovranismo linguistico, promuoviamo l’insegnamento della lingua swahili (futura lingua ufficiale di uno Stato Continentale Africano secondo i padri del Panafricanismo).