Le provocazioni e gli insulti del ministro lussemburghese Jean Asselborn nei confronti del ministro italiano Matteo Salvini hanno riportato l’attenzione dell’opinione pubblica sul Lussemburgo, piccolo granducato di poco più di mezzo milione di abitanti che ha come motto “Vogliamo rimanere quello che siamo” …
Pochi sanno che per un certo periodo le sorti del Lussemburgo e del Veneto furono messe sullo stesso piano da parte delle cancellerie europee.
Siamo nel 1859 e la II guerra d’indipendenza si conclude in modo deludente per i Savoia: dopo le vittorie di Montebello, Palestro e Magenta, dopo l’entrata trionfale di Napoleone III e di Vittorio Emanuele II a Milano (8 giugno), dopo le sanguinose battaglie di Solferino e San Martino, ci si attendeva la trionfale prosecuzione della guerra con l’occupazione del Veneto e delle altre terre da… liberare.
Invece il 12 luglio 1859, con l’armistizio di Villafranca, Napoleone III “impone” la pace con l’Austria: la Lombardia (tranne Mantova) passa alla Francia che poi la girerà ai Savoia; il Veneto continua a far parte dell’impero asburgico.
È Cavour a farsi interprete del malcontento del Regno di Sardegna: parla di tradimento del potente alleato francese e si dimette, in contrasto con il re, da presidente del consiglio.
La “questione veneta” continua, intanto, a essere centrale nei rapporti fra le diplomazie della vecchia Europa. Ed è proprio il Veneto l’argomento principale di una lettera di Napoleone III all’imperatore Francesco Giuseppe datata 24 luglio 1859, quindi pochi giorni dopo l’armistizio; ecco il passo testuale della missiva:

La posizione della Venezia sarà anche, ne ho timore, molto difficile da determinarsi. Poichè Vostra Maestà mi ha detto a Villafranca che la questione della Venezia sarà precisamente quella del Lussemburgo nei confronti della Confederazione germanica, tutto dipenderà dalla maniera, nel quale il vostro rappresentante esaminerà la questione e intenderà risolverla.

Il 27 settembre 1859 Metternich scrive al ministro degli esteri austriaco Rechberg:

A Villafranca, a proposito della posizione, che dovrebbe prendere la Venezia nella Confederazione italiana, i due Imperatori hanno nominato il Lussemburgo per precisare in qualche modo l’analogia che esisterebbe fra queste due Provincie.

È un passaggio di straordinaria importanza, che smentisce quello che la propaganda risorgimentale massonica e giacobina continua a imporci: l’unica prospettiva per il Veneto sarebbe stata, secondo la loro lettura, l’annessione al regno d’Italia.
Invece, ai massimi livelli della politica europea, si ipotizzava per il nostro Veneto uno status come quello del Lussemburgo che avrebbe cambiato completamente il corso della nostra storia.
Purtroppo le cose andarono diversamente e, nel giro di pochi anni, la politica annessionistica ed espansionistica dei Savoia ebbe la meglio, attraverso un plebiscito-truffa (21-22 ottobre 1866), che portò il popolo veneto al voto due giorni dopo l’effettiva consegna del Veneto ai commissari sabaudi, in un clima di intimidazioni e di brogli inenarrabili.
Ma ripeto, l’annessione italica non era l’unica soluzione per il nostro Veneto. Sicuramente non è stata la più felice.

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Jean Asselborn, il comunistoide ministro degli Esteri lussemburghese.