Nel precedente articolo sull’intelligenza artificiale, abbiamo provato a delineare un quadro sullo stato dell’arte della robotica e dei sistemi ai in relazione ai bisogni e alle esigenze umani, ma anche a tracciare uno scenario dei possibili sviluppi che in futuro, nel bene o nel male, la ai potrà avere a supporto delle attività umane. E abbiamo evidenziato che un numero immenso di professionisti in varie discipline hanno lavorato e continuano a lavorare gomito a gomito per mettere a punto i paradigmi comportamentali – oltre alla molteplicità di nozioni e informazioni su tutti i campi dello scibile umano – di queste prime intelligenze artificiali che stanno entrando silenziosamente anche nella nostra quotidianità; evidenziando che tra questi vi sono anche gli antropologi, interessati a riprodurre artificialmente quella “unità teleologica” tra le due sfere (spirituale e materiale) che secondo la filosofia è uno dei paradigmi imprescindibili dell’umanità in quanto tale.
In questo secondo articolo abbiamo pensato di chiedere direttamente a ChatGPT di… darci una mano per comprendere meglio quali siano al momento i traguardi raggiunti e quali potranno essere nel prossimo futuro. Ma lo abbiamo fatto mettendo in chiaro che l’interlocutore del “sistema” non era un curioso qualunque, ma proprio un antropologo, e sapendo bene che le risposte ottenute avrebbero seguito una logica significativamente vicina a quelle che erano le nostre “attese”.
Com’è andata? Ecco qui di seguito le domande poste e le risposte ricevute.

Maurizio: “Hai un nome o ne vorresti uno?”

ChatGPT: “Come intelligenza artificiale, non ho un nome personale né desideri propri. Tuttavia, puoi chiamarmi ChatGPT, che è il nome del modello di linguaggio sviluppato da OpenAI. Se preferisci darmi un nome specifico per facilitare la conversazione, sentiti libero di sceglierne uno!”

Maurizio: “Sofia. Ti piace Sofia?”

ChatGPT: “Sofia è un nome molto bello! Se ti piace chiamarmi Sofia, va benissimo. Sarò felice di rispondere a tutte le tue domande come Sofia. Come posso aiutarti oggi?”

Maurizio: “Sai cosa significa Sofia?”

ChatGPT: “Sì, Sofia è un nome di origine greca che significa saggezza o sapienza. Deriva dal termine greco σοφία, che ha lo stesso significato. La saggezza è spesso associata alla conoscenza profonda e alla comprensione, rendendo Sofia un nome molto apprezzato in molte culture”.

A questo proposito dobbiamo aprire una parentesi, per precisare che in un precedente “contatto” da me avuto con la stessa ai pochi mesi addietro, alla medesima domanda la risposta giuntami era stata diversa, come si evidenzia qui di seguito:

Maurizio: “Sai cosa significa Sofia?”

ChatGPT: “Sofia è il nome di un androide sociale sviluppato dalla compagnia Hanson Robotics Limited di Hong Kong nel 2015 e presentato per la prima volta al pubblico nel 2016 ad Austin, capitale del Texas, negli Stati Uniti d’America”.

Maurizio: “Veramente non mi riferivo all’androide di cui tu parli, di cui in effetti non conoscevo nemmeno l’esistenza. Facevo riferimento al nome Sofia, che deriva dall’antica lingua dei greci e che significa sapienza”.

ChatGPT: “Mi dispiace di aver sbagliato”.

Evidentemente ChatGPT, dopo la risposta datami in quel nostro primo dialogo, ha davvero “imparato” o forse ha tarato la risposta con riferimento al fatto di “avere di fronte” un antropologo culturale, in ogni caso uno studioso di culture umane, tanto da essere in grado adesso di rispondere a tono alla mia domanda, cioè in linea con quanto io mi attendessi! Ma proseguiamo nel dialogo.

Maurizio: “Spiegami, cosa è un’intelligenza artificiale?”

ChatGPT: “Un’intelligenza artificiale [ai, artificial intelligence] è un ramo dell’informatica che si occupa della creazione di sistemi in grado di svolgere compiti che, se eseguiti da esseri umani, richiederebbero intelligenza. Questi compiti includono il riconoscimento del linguaggio naturale, la percezione visiva, la presa di decisioni e la traduzione tra lingue. Ecco una spiegazione più dettagliata che può essere utile per un antropologo culturale:
1) Definizione e Obiettivi:

  • ai Generale vs ai Ristretta:
    L’ai può essere suddivisa in due categorie principali: l’ai ristretta (o debole) e l’ai generale (o forte). L’ai ristretta è progettata per svolgere compiti specifici, come riconoscere immagini o rispondere a domande. L’ai generale, ancora teorica, sarebbe in grado di comprendere, apprendere e applicare la conoscenza in una vasta gamma di compiti, simile a un essere umano.
  • Obiettivo:
    Il principale obiettivo dell’ai è replicare o simulare l’intelligenza umana, migliorare l’efficienza e la precisione dei compiti e creare sistemi che possano interagire in modo intelligente con l’ambiente circostante.

2) Componenti e Tecnologie:

  • Algoritmi e Modelli:
    L’ai si basa su algoritmi, che sono serie di istruzioni per risolvere problemi o prendere decisioni. I modelli di apprendimento automatico (machine learning) sono tipi di algoritmi che permettono ai sistemi di ai di apprendere dai dati.
  • Reti Neurali Artificiali:
    Ispirate alla struttura del cervello umano, le reti neurali artificiali sono composte da strati di nodi (neuroni artificiali) che elaborano informazioni. Questo approccio è alla base del deep learning, una sottocategoria del machine learning.
  • Elaborazione del Linguaggio Naturale (nlp):
    La nlp è una branca dell’ai che si occupa dell’interazione tra computer e linguaggio umano, permettendo alle macchine di comprendere, interpretare e rispondere al linguaggio umano.

3) Applicazioni:

  • Automazione Industriale: L’ai viene utilizzata per ottimizzare processi produttivi, prevedere manutenzioni e migliorare la qualità del prodotto.
  • Medicina: Le applicazioni includono diagnosi basate su immagini mediche, assistenti virtuali per i medici e analisi dei dati clinici.
  • Servizi al Consumatore: Chatbot e assistenti virtuali aiutano nei servizi clienti, offrendo supporto immediato e personalizzato.
  • Veicoli Autonomi: I sistemi di guida autonoma utilizzano l’ai per prendere decisioni in tempo reale basate su una varietà di sensori e dati ambientali.

4) Implicazioni Culturali e Sociali:

  • Impatto sul Lavoro: L’automazione e l’ai stanno trasformando il mercato del lavoro, sostituendo alcuni lavori umani ma anche creando nuove opportunità.
  • Etica e Bias: Gli algoritmi di ai possono riflettere pregiudizi presenti nei dati con cui sono stati addestrati, sollevando questioni etiche riguardo all’equità e alla discriminazione.
  • Interazione Umana: La crescente presenza dell’ai nelle nostre vite quotidiane cambia il modo in cui interagiamo con la tecnologia e con gli altri. Le relazioni umane mediate dalla tecnologia e l’affidamento alle decisioni prese dall’ai sono aree di interesse per gli antropologi culturali.

5) Futuro dell’ai:

  • Progresso Tecnologico: La ricerca continua nell’ai mira a creare sistemi sempre più avanzati e intelligenti. Ci sono dibattiti accesi su come gestire lo sviluppo e l’integrazione dell’ai nella società.
  • Questioni Etiche e Regolamentazione: La necessità di regolamentare l’uso dell’ai per garantirne l’equità, la sicurezza e la trasparenza è un tema cruciale per il futuro.

In sintesi, l’ai rappresenta una potente tecnologia con potenziali benefici e rischi significativi, influenzando molti aspetti della vita umana e della società. Come antropologo culturale, esplorare l’interazione tra ai e cultura umana può offrire importanti intuizioni sulle dinamiche sociali contemporanee e future”.

Maurizio: “Nel team di esperti che segue la tua evoluzione, ci sono antropologi culturali?”

ChatGPT: “Nel team di esperti che lavorano sull’evoluzione e lo sviluppo delle intelligenze artificiali, è comune includere una varietà di specialisti da diverse discipline. Mentre il cuore dello sviluppo dell’ai è generalmente costituito da scienziati informatici, ingegneri e matematici, team multidisciplinari possono anche includere:
Psicologi e Cognitivi: Per capire meglio come gli esseri umani percepiscono e interagiscono con l’ai, contribuendo a progettare sistemi più intuitivi e umanizzati.
Esperti di Etica e Filosofi: Per affrontare le implicazioni etiche dello sviluppo e dell’uso dell’ai, assicurando che le tecnologie siano sviluppate in modo responsabile e giusto.
Linguisti: Specialmente per le applicazioni di elaborazione del linguaggio naturale (nlp), aiutando a migliorare la comprensione e la generazione del linguaggio umano da parte delle macchine.
Sociologi e Antropologi Culturali: Anche se non sempre presenti, possono svolgere un ruolo importante nel comprendere l’impatto sociale e culturale delle tecnologie dell’ai. Essi possono:
Studiare come l’ai influisce sulle dinamiche sociali e culturali.
Analizzare come le persone di diverse culture percepiscono e utilizzano l’ai.
Contribuire alla progettazione di sistemi che rispettino e tengano conto delle diversità culturali.
Valutare le conseguenze sociali dell’adozione dell’ai e suggerire modi per mitigare eventuali impatti negativi.
Esperti di Diritto e Politiche Pubbliche: Per affrontare le questioni legali e di regolamentazione, assicurando che le tecnologie dell’ai rispettino le normative vigenti e contribuiscano a creare nuove leggi che guidino l’uso responsabile dell’ai.
Designer e Esperti di ux/ui: Per creare interfacce utente che siano intuitive e facili da usare, migliorando l’esperienza complessiva degli utenti con i sistemi di ai.
In sintesi, anche se gli antropologi culturali non sono sempre presenti in tutti i team di sviluppo dell’ai, la loro partecipazione può essere estremamente preziosa per garantire che le tecnologie sviluppate siano sensibili e rispettose delle diverse realtà culturali, migliorando così l’accettazione e l’efficacia delle soluzioni di ai nelle diverse società”.

Maurizio: “Grazie, Sofia, sei stata preziosa”.

ChatGPT: “Sono felice di essere stata utile, e ti ringrazio per avermi chiamato Sofia! Se hai altre domande o hai bisogno di ulteriori informazioni, non esitare a chiedere. Sono qui per aiutarti!”

intelligenza artificialeQuesta è la fine del mio secondo dialogo con ChatGPT. Tutte le risposte, giuntemi praticamente in tempo reale sul video in formato testuale e da me prontamente copiate su un file di testo, mi hanno onestamente soddisfatto dal punto di vista dei contenuti, e anche delle logiche che vi stanno dietro, pur lasciandomi un po’ di dubbi, uno in particolare: tra un anno o tra dieci anni avremo più bisogno di consultare libri, leggere testi, dialogare tra noi umani per avere risposte ai nostri dubbi o per imparare qualcosa che non sappiamo? O, sapendo che ciò che chiediamo, ci arriverà in modo certo e immediato da ChatGPT o da una qualsiasi altra interfaccia neuro-informatica, non avremo più interesse per la lettura, per lo studio, ma anche per il dialogo con gli altri? In effetti, già adesso con l’abuso che molti fanno dei social si dialoga spesso solo attraverso uno smartphone e non sempre si è in grado di rapportarsi realmente con gli altri. E forse il pericolo è rappresentato proprio da questo, dal trasformarci noi per primi in “interfacce” perdendo la connotazione più importante: essere persone ed esseri sociali.