autonomia sudtirolo anni 50

In questo documento – per certi versi insolito, data l’epoca – apparso sull’“Eco delle Valli” di Sondrio il 26 ottobre 1956 e firmato da Giacomo Balatti, si critica l’atteggiamento intransigente del governo nei confronti dei sudtirolesi.    

Pochi mesi dopo Vittorio Veneto il socialista dissidente Leonida Bissolati tenne a Milano un discorso relativo alla sistemazione dei confini affermando, in nome di una superiore obiettività, che la delimitazione della linea nuova tra l’Italia e Austria dovesse correre tra Bolzano e Trento. Nonostante Bissolati fosse un interventista intervenuto, il discorso fu fischiatissimo e il confine fu portato dal trattato di S. Germano al Brennero, in obbedienza al patto di Londra e al criterio geografico militare che non è mai stato escluso dalle difficili e frequenti risistemazioni territoriali europee.
Dopo un periodo breve di governo speciale nel Trentino Alto Adige, tenuto dal nostro Senator Credaro, la Regione fu sottoposta al regime accentratore che resse tutta Italia e che, lassù, esemplificò quel cattivo sistema consistente nel mostrarsi forte con i deboli, riservandosi poi di fare i deboli con i forti.
Nel Tirolo e in tutta l’Austria in questi ultimi mesi especialmente nell’ultimo mese si è denunciato un ritorno ai deprecati metodi della sopraffazione; l’accusa perde molto del suo peso quando si badi che a muoverla sono degli ex nazisti oppure dei fanatici separatisti che vorrebbero imporre medievali limitazioni alla libertà di domicilio e di lavoro.
Per chi vive lontano dallo ambiente è difficile farsi una precisa idea del torto e delle ragioni delle parti in causa; piuttosto bisogna dire che il discorso di Tambroni a Bolzano è stato infelice. 1) Voleva essere forte e si è rivelato fiacco come tutto ciò che non tiene conto della realtà. Leggendo il discorso del Ministro si sarebbe giudicato diretto a popolazioni venute e tornate all’Italia dopo due guerre che le avevano messe di fronte a noi in posizione di nemici, nè si sarebbe detto che queste popolazioni parlino altra lingua e abbiano costumi e tradizioni assai diverse dalle nostre. Si sarebbe forse potuto affermare che la questione dell’Alto Adige è di natura puramente interna, se come tale si fosse trattato, e se si fosse potuto trattare nell’ultimo dopoguerra e, sopratutto, se oggi si potesse sul serio risolverla senza volgere lo sguardo al di là delle Alpi e se, nel clima d’intesa europea che si vuole promuovere in vista di un bene immensamente superiore alle antiquate suscettibilità nazionali, questo fosse opportuno.
Sicchè il ministro Tambroni ha fatto e farà benissimo a rintuzzare le velleità separatiste e illegalitarie dei tirolesi fanatici ma ha fatto molto male a tenere un discorso offensivo nel tono e in parte nella sostanza e si è esposto al dileggio degli avversari quando ha negato un diritto morale d’interferenza straniera che poi deve digerire nella realtà.
È difficile che il Tirolo meridionale possa conservare indefinitamente la propria individualità etnica e certo, per rispetto di questa aspirazione non si devono limitare elementari e superiori esigenze come sono quelle della libertà di movimento di persone e di capitali all’interno della nostra unità statale. Ma non bisogna mettersi dalla parte del torto col negare certe forme di autonomia del tutto naturali e connesse alla specialissima natura della regione e sopratutto con l’urtare gratuitamente una psicologia ipertesa.
L’ordinamento regionale sarà la disgrazia dell’Italia se sarà applicato in tutto il paese ma, nel Trentino Alto Adige, aveva una sua particolare giustificazione. Noi, che abbiamo imparato da bambini a detestare le offese recate agli interessi e al sentimento nazionale nostri dall’Austria, non dobbiamo macchiarci delle medesime colpe.
Nella nuova costellazione politica che prevede un’Austria neutrale, il confine del Brennero continua a ritenere notevole importanza militare; la riparazione storica a noi dovuta dagli eredi della responsabilità absburgica, i consolidi e imponenti interessi economici italiani per nulla contrastanti con quelli dell’elemento locale, rendono quel confine intangibile e indiscutìbile.
È però regola di giustizia o di sapienza politica una attenzione vigile a non offendere sentimenti e interessi rispettabili.

Giacomo Balatti

N O T E

1) Nel discorso per l’inaugurazione della Fiera di Bolzano (15 settembre 1956), Tambroni aveva negato l’esistenza stessa del problema altoatesino, indignando l’opinione pubblica sudtirolese [NdR].