La percezione europea della Cina in tempo di Covid-19 è il tema del rapporto appena pubblicato dal titolo European public opinion on China in the age of Covid-19. Differences and common ground across the continent, analisi condotta dal Central Europe Institute of Asian Studies, con la collaborazione di alcuni importanti istituti di ricerca tra cui il dipartimento di Studi sull’Asia e sull’Africa Mediterranea dell’Università Ca’ Foscari.
L’indagine, che ha coinvolto 13 Paesi europei, ciascuno con un campione di 1500 persone, ed è stata realizzata tra settembre e ottobre 2020, evidenzia una generale tendenza negativa. La Cina tende a essere vista negativamente da 10 Paesi su 13: molto, nell’Europa settentrionale; abbastanza, in quella meridionale Italia compresa. Una visione positiva appartiene solo ad alcuni Paesi dell’Est.
Svezia, Germania, Francia, Gran Bretagna e Cechia sono i più critici, mentre Russia e Serbia hanno le opinioni più positive, e la Lettonia è l’unico Stato UE con una predominanza di giudizi positivi.
Tra i vari elementi alla base del tipo di percezione, soltanto il commercio è visto in maniera preponderante come positivo (sono in molti ad avere fiorenti rapporti commerciali con il gigante asiatico), mentre l’argomento “investimenti cinesi” in Europa è visto come fenomeno principalmente negativo.
L’indagine conteneva anche domande su singole tematiche, come la Nuova via della Seta, ben vista in Italia; il 5G, che suscita scarso desiderio di cooperazione con le compagnie cinesi; le forze armate, fonte di forte sospetto. Un aspetto assai critico è senza dubbio l’impatto della Cina sull’ambiente a livello globale, e ancor peggiore è l’opinione in campo di democrazia e diritti umani.
Dal punto di vista politico, è stata fatta anche un’analisi comparativa della Cina rispetto a Stati Uniti e Russia. Tra le superpotenze, gli USA sono visti con maggior favore negli Stati dell’Unione Europea, e anche in Italia; ma nel complesso, geopoliticamente, l’Europa tende a non scegliere e a rimanere equidistante tra Stati Uniti e Cina.
Riguardo all’origine del Covid-19, la maggior parte degli intervistati è d’accordo con la teoria prevalente nel mondo scientifico che vede il virus come risultato di un passaggio naturale dagli animali agli uomini. Soprattutto in Svezia, Germania, Lettonia, Russia, Francia, Italia e Regno Unito. In Polonia, quasi la metà degli intervistati crede al complotto per cui il virus sarebbe stato creato artificialmente in un laboratorio e diffuso intenzionalmente dalla Cina. Percentuali significative di intervistati in Paesi come Spagna, Ungheria, Lettonia e Gran Bretagna si allineano a questa ipotesi. Parecchi in Svezia, Gran Bretagna, Germania e Francia credono anche alla teoria riportata da vari media secondo cui il Covid-19 si sarebbe diffuso a causa di persone che mangiano pipistrelli e altri animali.
Comunque, la Cina ne esce come la superpotenza che più ha aiutato gli altri Paesi, anche se molti credono anche che abbia guadagnato economicamente dalla pandemia globale.