“L’approccio dell’Europa nei confronti di Israele sembra un revival del suo vecchio colonialismo”. È uno dei tanti attacchi, sempre più virulenti, espressi da alti funzionari israeliani contro la UE e le sue politiche in Medio Oriente, che accusano i leader europei di cavalcare cinicamente il conflitto israelo-palestinese per deviare le critiche e distrarre il pubblico dalla loro incapacità di risolvere i veri problemi del continente .
“Quando osservo la sequenza delle iniziative UE, dall’etichettatura [per i prodotti degli insediamenti] fino alla recente approvazione di una conferenza internazionale, penso proprio che stiano tornando in vita i fantasmi di un passato coloniale”, ha detto il portavoce degli Esteri Emmanuel Nahshon al “Times of Israel”.
I 28 ministri degli Esteri UE hanno appena approvato la proposta francese di organizzare una conferenza di pace a Parigi per uscire dall’attuale fase di stallo. Israele ha ripetutamente respinto l’iniziativa francese, sostenendo che rafforza le posizioni negoziali palestinesi e così allontana la pace.
Secondo Nahshon, l’Unione non sarà qualificata a occuparsi del conflitto israelo-palestinese fintanto che non sarà in grado di affrontare i propri guai interni. “Non ha un briciolo di credibilità chi vuole metter bocca in questo conflitto senza occuparsi di questioni di gran lunga più importanti per l’Europa e per il mondo, a cominciare dalla guerra civile siriana, per arrivare alle minacce come la Brexit, l’immigrazione e il terrorismo islamico”.
Gerusalemme si chiede “se Israele non venga utilizzato in modo cinico e deliberato come una sorta di foglia di fico, una panacea universale per un continente che palesemente non vuole o non sa affrontare i suoi problemi reali”, prosegue il diplomatico. “Purtroppo, la conclusione è che le cose stanno proprio così. Ogni volta che qualcuno è in difficoltà, ogni volta che un leader europeo diventa impopolare a casa propria, ogni volta che si affacciano problemi insormontabili, allora non c’è niente come l’organizzazione di una conferenza su Israele per creare una falsa agenda e spostare altrove l’attenzione”.

Emmanuel-Nahshon
Emmanuel Nahshon, portavoce del ministero degli Esteri d’Israele.

Nahshon critica il fatto che la UE, immersa fino al collo nelle sue problematiche più urgenti – come le maree migratorie dall’Africa e dal Medio Oriente e l’eventuale decisione britannica di andarsene –  “sembra investire un sacco di energie” in un summit parigino destinato al fallimento.
Se l’Unione fosse sinceramente preoccupata per lo stallo del processo di pace, concentrerebbe ogni sforzo nel convincere i palestinesi ad accettare colloqui bilaterali direttamente con Israele: questa sarebbe l’unica soluzione, come dimostrano i trattati di pace di Israele con l’Egitto e la Giordania.
Durante la loro riunione mensile a Bruxelles, lunedì scorso i ministri degli Esteri europei si sono impegnati a fornire “un contributo concreto e sostanziale a una serie globale di incentivi” per israeliani e palestinesi, sollecitando le istituzioni UE a “presentare al più presto proposte, anche in tema di incentivi economici”. Hanno riaffermato la loro offerta del 2013 riguardo a un “pacchetto senza precedenti di sostegni politici, economici e di sicurezza da offrire e sviluppare con entrambe le parti nel contesto di un accordo per ottenere uno status definitivo”.
Nahshon ha respinto categoricamente l’offerta europea di incentivi. “È inconcepibile e inaccettabile che il miglioramento delle nostre relazioni con l’Europa debba essere subordinato alla partecipazione a un tentativo diplomatico mal condotto. Ciò equivale a un’illegittima pressione. Israele è un membro importante della comunità internazionale, leader mondiale nella scienza e nella tecnologia, dai cui risultati trae beneficio anche la UE. Non c’è alcun motivo per cui noi si debba subire simili pressioni”.
I funzionari europei insistono sul fatto che la loro offerta di assistenza al processo di pace non è legata alle relazioni UE-Israele su altre questioni, ma Nahshon non è d’accordo. “Se l’Unione Europea vuole davvero promuovere la pace, investa tutte le sue energie nel portare i palestinesi al tavolo dei negoziati. Le relazioni tra Israele e l’Europa non deve avere alcun collegamento con incaute iniziative della UE”.