Dal famoso referendum sull’autodeterminazione della Catalogna nel 2017, il suo presidente Carles Puigdemont vive in esilio in Belgio, essendogli impedito un processo equo in Spagna. Il 23 settembre scorso, recatosi ad Alghero per partecipare a una serie di eventi ufficiali nella cittadina catalana della Sardegna, è stato arrestato dalla polizia italiana e trasferito nel carcere di Sassari. La locale Corte d’appello dovrà decidere se rilasciarlo o estradarlo.
La reazione dei sardisti non si è fatta attendere, con manifestazioni in programma davanti al tribunale sassarese contro – come afferma il leader di Sardigna Natzione, Bustianu Cumpostu – “il grave atto che hanno compiuto la polizia e magistratura italiana in territorio sardo”. Si indigna Cumpostu: “Come osa la gendarmeria tricolore infangare la nostra terra arrestando un nostro ospite, gradito e importante, pur sapendo quanto l’ospite sia sacro e intoccabile nella nostra cultura? Sappia Puigdemont che non lo lasceremo solo, che saremo al suo fianco e che faremo quanto necessario per la sua liberazione”.
L’infinita battaglia internazionale 1) seguita all’esilio dei dirigenti indipendentisti fa parte della sporca guerra che l’ultranazionalismo spagnolo sta conducendo contro il desiderio di autodeterminazione da Madrid del popolo catalano. Per la minoranza nazionale catalana lasciare la Spagna è una questione di sopravvivenza, ben sapendo che si tratta dell’unico Paese dell’UE dove il fascismo non è stato sconfitto. In Italia e in Germania fascismo e nazismo furono sconfitti e si poté tornare alla vita democratica. Al dittatore Franco, visto che non minacciava altri Paesi e serviva in chiave anticomunista, fu permesso di rimanere al potere e morire nel proprio letto, dando origine a una transizione solo apparentemente democratica, in cui le stesse categorie di individui hanno continuato a governare sotto mentite spoglie.
Per questo noi catalani chiediamo alle autorità italiane di non aiutare le strutture statali che mantengono le basi fasciste, ma di aiutare la democrazia a farsi strada. Il presidente Puigdemont deve essere innanzi tutto liberato, dopodiché l’Italia dovrebbe aiutare il popolo catalano a diventare un nuovo partner europeo, su un piano di parità con la Spagna e con gli altri membri.

il presidente catalano puigdemont arrestato in sardegna

N O T E

1) Il Parlamento catalano dichiarò l’indipendenza il 27 ottobre 2017. Il governo spagnolo reagì sciogliendo la Camera della Generalitat, convocando nuove elezioni e commissariando la regione. Il 30 ottobre 2017 il procuratore generale spagnolo, Jose Manuel Maza, aprì un’inchiesta per ribellione, sedizione e malversazione nei confronti di Puigdemont e altri esponenti del suo governo. L’accusa di malversazione si riferisce, nello specifico, all’utilizzo illecito di fondi pubblici del quale i tre esponenti del partito indipendentista Junts Per Catalunya si sarebbero resi colpevoli con l’organizzazione del referendum. Subito dopo la pubblicazione delle accuse, Puigdemont e cinque suoi ministri, tra cui Comin e Ponsatì, fuggirono a Marsiglia, da dove presero un volo per il Belgio per evitare l’arresto.
Il 3 novembre la giustizia spagnola emise un mandato di cattura europeo nei confronti dei politici indipendentisti ricercati, che si consegnarono alla polizia belga per poi essere rilasciati con l’ordine di non lasciare il Paese.
Il 5 dicembre 2017 il mandato di cattura europeo fu poi ritirato da Madrid, in una mossa tattica dovuta al timore che la magistratura belga limitasse le imputazioni o ne spiccasse di non omogenee a quelle previste dalla legge spagnola. L’anno dopo il giudice del Tribunale Supremo, Pablo Llarena, avrebbe infatti riattivato il mandato di cattura. L’immunità parlamentare che Puigdemont, Comin e Ponsatì avevano guadagnato con l’elezione al Parlamento Europeo il 26 maggio 2019, fu revocata lo scorso 10 marzo dalla plenaria dell’Europarlamento.
Lo scorso 2 giugno il vice presidente del Tribunale dell’UE sospese poi provvisoriamente la revoca dell’immunità parlamentare di Puigdemont, Comin e Ponsatì. Lo stesso Tribunale, lo scorso 31 luglio, respinse infine la richiesta di un’ulteriore sospensione della revoca, aprendo la strada una volta per tutte all’estradizione dei tre indipendentisti. [AGI]