Nel corso degli ultimi vent’anni, l’Albania ha vissuto una serie di mutamenti legati alla creazione dello stato democratico; in questo clima di profondo fermento culturale e normativo, a partire dai primi anni novanta si è registrato un considerevole sforzo dei governi per adottare un insieme di norme tese alla salvaguardia dei diritti umani, in conformità al diritto internazionale. Tra queste, un certo rilievo è stato dato alla tutela delle minoranze nazionali e storiche presenti nel territorio.
Alcuni interventi di tutela sono antecedenti alla svolta democratica. Già alla fine della prima guerra mondiale, l’Albania si era assunta l’impegno di proteggere le minoranze storiche con l’ammissione alla Società delle Nazioni nel dicembre del 1920. Il 2 ottobre di quell’anno, prima del Consiglio della Lega, l’Albania manifesta espressamente la volontà di rispettare le minoranze in adempimento alle disposizioni emerse nei trattati di pace conclusi dopo il conflitto mondiale.
Dopo questo primo impegno – peraltro scarsamente onorato – per il passo successivo bisogna attendere la fine della seconda guerra mondiale e l’avvento del regime comunista, che vara una serie di interventi di tutela con particolare attenzione per le minoranze linguistiche greca e macedone.
Con l’adesione dell’Albania alle organizzazioni internazionali (l’ingresso nella NATO risale al 2009), la tutela assume un carattere sempre più attento al singolo cittadino nel contesto della comunità in cui vive, senza discriminazioni legate all’appartenenza a un gruppo minoritario; in particolare aderendo alla maggior parte delle convenzioni internazionali sui diritti umani, tra cui la ratifica della Convenzione quadro per la protezione delle minoranze nazionali (Consiglio d’Europa, 2009).

Protette dalla Costituzione

I diritti e le libertà di cui godono le minoranze sono suggellate nella Costituzione e nella successiva legislazione, un complesso di norme denominate anche ndërkombëtare.
In questo apparato normativo possiamo distinguere due obiettivi principali.
1) Creare le condizioni necessarie all’attuazione, sia giuridica sia pratica, del diritto a un trattamento non discriminatorio delle persone appartenenti a gruppi di minoranza nazionale, garantendo loro un pieno godimento di tutti i diritti umani e civili, offrendo loro le stesse libertà politiche che la Costituzione assicura a tutti i cittadini albanesi.
2) Proteggere e rispettare i diritti delle persone appartenenti a minoranze nazionali, consentendo loro di manifestare liberamente e senza discriminazioni la propria appartenenza, coltivandone l’identità, esprimendosi liberamente nella propria madrelingua, promuovendo iniziative culturali per la tutela delle proprie radici storiche.
La tutela delle minoranze così formulata tiene conto dei principi fondamentali che la Costituzione “Shqipërisëe” del 1998 espressamente menziona, tra cui “il pluralismo, l’identità nazionale e del patrimonio nazionale, convivenza religiosa e la convivenza e la comprensione degli albanesi per le minoranze” (articolo 3). Tali diritti, inoltre, sono “indivisibili, inalienabili e inviolabili poiché sono il fondamento di tutto l’ordine giuridico” (articolo 15).
Non solo: la Costituzione della Repubblica di Shqipërisëi considera le minoranze parte integrante del Stato albanese, riconoscendo ai loro componenti il diritto “di esprimere liberamente, senza divieto o costrizione, la propria identità etnica, culturale, religiosa e linguistica” e il diritto di “insegnare ed essere istruiti nella loro lingua natia, e di unirsi in organizzazioni e associazioni, di proteggere i loro interessi e identità” (Articolo 20).

I greci dell’Epiro

In Albania il 98% della popolazione è albanese e solamente il 2% appartiene alle minoranze greca, macedone, serbo-montenegrina e valacca, attualmente considerate ufficiali.
La minoranza greca è presente nella parte meridionale dell’Albania, al confine con la Grecia. È il gruppo più importante sia per numero sia per diffusione territoriale. Secondo i dati del censimento del 1989, i suoi membri erano 58.758. La cifra esatta è oggetto di dibattiti e contestazioni da parte dell’organizzazione etnica greca Omonoia, secondo la quale i grecofoni sarebbero addirittura 400.000. La minoranza ha ottimi supporti mediatici, con molti giornali in lingua greca (tra cui “Lajko Vima”, settimanale fondato nel 1945; “Tahidhromos tis Epiro”, dall’ottobre del 2005; “Vizion 2000”, mensile in albanese e in greco) e televisioni in lingua madre (Alpo Tv, Armonia Tv). Saranda Radio trasmette due edizioni in lingua greca, ogni domenica e giovedì, del programma giornalistico L’etnia greca oggi minoranza.
Inoltre, gli abitanti possono captare emittenti televisive della Grecia propriamente detta, come Net, Mega, Et1, grazie ai ripetitori installati dal governo locale con il sostegno finanziario di Tirana.

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I macedoni

Prima della seconda guerra mondiale, l’etnia macedone non ha mai goduto dello status di minoranza; solo in seguito alla costituzione della Repubblica di Macedonia in seno alla Federazione Jugoslava, questa comunità slava è stata riconosciuta dalle autorità albanesi come gruppo di minoranza nazionale e linguistica. La popolazione – 4900 abitanti circa – è concentrata nel sud-est dell’Albania. Esiste un’Unione dei macedoni che comprende le associazioni Mir, Med, Gora e l’organizzazione politica e sociale per la protezione dei macedoni in Albania chiamata Druzho Prespa. Radio Prespa trasmette programmi in lingua macedone ed è finanziata dal governo albanese. La stampa è rappresentata dalla testata “Prespa”, totalmente in lingua locale.

I montenegrini

Un’altra minoranza storica riconosciuta è la serbo-montenegrina, localizzata nell’Albania occidentale vicino al lago di Scuteri, in piccoli villaggi nella zona di Gril, Omaraj, Borici, Vogel. Il censimento del 1989 riporta un centinaio di membri, ma i dati raccolti dal Comitato di Helsinki nel 2000 parlano di almeno 2000 individui. Attualmente in Albania non esistono pubblicazioni né altri media a favore della minoranza serbo-montenegrina.

I valacchi

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Distribuzione dei parlanti arumeno

I dati relativi alla minoranza valacca (detta anche arumena e di lingua romanza) sono apparsi per la prima volta nel censimento del 1950: 2381 abitanti, saliti a 4249 nel censimento del 1955. La comunità ha una propria rivista mensile, “Frateria”, pubblicata sia in albanese sia in arumeno. Sono attive varie associazioni culturali, tra cui il Folk Ensemble Dropulli, la più conosciuta in Albania che, con l’appoggio del ministero della Cultura, gioventù e sport, effettua numerosi concerti all’estero e varie attività a livello internazionale. L’associazione Armenia-Alban, fondata nel 1991, si propone di mantenere vive la lingua, la cultura e le tradizioni valacche.

Due comunità non sono riconosciute

Esistono altre due minoranze linguistiche non ancora riconosciute ufficialmente dal governo albanese.
I bosniaci si sono insediati in Albania nel 1876 e conservano tutt’oggi la loro lingua d’origine. Il governo di Tirana li considera una comunità ma non una minoranza.
I rom, giunti intorno al XV secolo, non sono mai stati coinvolti in censimenti e documentazioni ufficiali. Hanno un’associazione, Amaro Drom, istituita a Tirana e dedita ad attività d’informazione per le aree minoritarie di Kruja, Fier e Korca. Le poche informazioni demografiche variano dai 10.000 ai 120.000 individui!
Entrambe lottano per essere riconosciute ufficialmente come minoranze nazionali e linguistiche dallo Stato albanese.

Le lingue minoritarie nella scuola

La legislazione albanese garantisce ai cittadini appartenenti alle minoranze linguistiche il diritto di studiare e insegnare nella propria parlata. In materia di istruzione è molto importante la legge n. 7952 del 21 giugno 2005, la quale all’articolo 10 afferma che “vengono create opportunità per le persone appartenenti a minoranze di studiare nella lingua di origine per imparare la loro storia e cultura nel corso della carriera scolastica”. Il decreto n. 396 del 22 agosto 1994 del Consiglio dei Ministri per l’istruzione elementare, ha posto le linee guida per la creazione e il funzionamento di scuole per bambini appartenenti a minoranze nazionali, analizzando i rapporti tra l’utilizzo della lingua madre e la lingua albanese. Il ministero dell’Istruzione e della scienza, in collaborazione con i rappresentanti dei gruppi minoritari, ha elaborato piani di studio, materie e programmi di insegnamento, offrendo ai piccoli alloglotti l’opportunità di studiare nella lingua madre e apprendere storia, cultura e tradizioni della propria comunità.
Nel 1991 il governo albanese ha creato le prime scuole per grecofoni nelle città di Gjirokastra, Saranda e Delvina. Dal 2002, permette anche agli studenti che vivono al di fuori delle zone minoritarie di frequentare queste scuole, assicurando il trasporto gratuito nell’istituto più vicino al villaggio di appartenenza, o di frequentare 2-3 ore di lezione alla settimana nella lingua madre in una delle principali città della regione. Inoltre, dal 1997 si tengono lezioni di greco presso l’Università di Tirana, Facoltà di Lingue e letterature straniere.
Quanto alla minoranza rom, il governo albanese, tenendo conto della difficile situazione in cui versa questa comunità, cerca di incoraggiarla a partecipare in modo attivo alla vita economica, culturale e sociale del Paese. I suoi rappresentanti vengono spesso coinvolti, soprattutto nel settore dell’istruzione: qui sono state adottate varie iniziative, come l’apertura di scuole non pubbliche per educare i piccoli rom a integrarsi con i coetanei albanesi. A Elbasan, Korca e Scuteri si tengono per loro lezioni totalmente in romanés.
I valacchi sono considerati una minoranza linguistica ufficiale e hanno mantenuto la loro lingua anche tra le generazioni più giovani, eppure il governo albanese non fa nulla per loro quanto a diritto allo studio e insegnamento.
Diversa è la situazione per la minoranza linguistica macedone. Qui la lingua di origine viene ancora utilizzata in molte scuole materne ed elementari, localizzate soprattutto nella zona di Korca e e Liqenas.
Difficile la situazione della bosniaca, che dal 2003 tramite l’organizzazione Moraca-Rozafa reclama l’apertura di scuole in lingua serbo-montenegrina. Ma senza successo, non essendo ancora riconosciuta ufficialmente come una minoranza linguistica, anche se secondo i rappresentanti di questa minoranza solo nel distretto di Scutari ci sono circa 20,000 abitanti e già 200 alunni che seguono lezioni in serbo (i bosniaci parlano la lingua del gruppo serbo-croato).

 

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