Che i capelli rappresentino da sempre, specialmente nelle culture africane ma non solo, valori sociali, spirituali, status civile o religioso e chi più ne ha più ne metta, non è un mistero. Sono oggetto di studi antropologici che vedono nei tempi trascorsi utilizzare i capelli, soprattutto dalle donne soggette a schiavitù, per nascondere messaggi, pietre preziose, sementi indispensabili per la sopravvivenza. I capelli come simbolo di forza, di potere, e per ovvia contrapposizione la loro mancanza come segno di debolezza, di sottomissione.


A tutt’oggi – mi racconta un amico ricercatore e scrittore in viaggio tra i curanderos andini in Perù – si profetizza la salvezza della Terra da parte delle donne, che hanno mantenuto il potere cosmico proprio perché, a differenza dei maschi, non hanno dovuto subire il taglio dei capelli imposto dagli invasori spagnoli. Credenze, retaggi culturali, verità universali, chi può dirlo? A noi osservatori di passaggio spetta solo testimoniare, non giudicare.
Certo è che i capelli sono fascino, seduzione, glamour, e di pari passo tanto business. Ma per la giovane ivoriana Laetitia Ky sono soprattutto lo strumento più inusuale e sorprendente per mettere in atto azioni di protesta contro tabù, ingiustizie sociali, politiche scorrette.
Ventiseienne, nata ad Abjdjan in Costa d’Avorio, Laetitia diventa femminista e attivista dopo un lungo percorso di accettazione di se stessa, dai capelli crespi alla pelle troppo nera e al suo corpo femminile in un continente per la maggior parte maschilista; un processo a cascata che l’ha portata alla rivalutazione della donna e alla rivendicazione dei suoi diritti fondamentali passando per anoressia, bulimia, umiliazioni, calvizie, depressione.
Il “click” del cambiamento viene dalla visione di un album fotografico di donne africane prima della colonizzazione (c’è sempre un istante, un flash, in cui avviene il miracolo che inverte la marcia). Laetitia scopre così la bellezza di essere donna di colore, e di essere “femmina” con tutto ciò che ne deriva: un seno armonioso, il ciclo mestruale che dà la vita, i capelli acconciati, un vezzo che può diventare “arte”, “messaggio”.
Da qui il passo è breve: comincia a utilizzare extension, lacci, lacca per dare le forme più strane ai suoi capelli. Le piace così tanto che va oltre: il suo desiderio di denuncia si trasferisce letteralmente sopra la sua testa. Le sue battaglie contro aborto, appiattimento del seno, mutilazione genitale, pregiudizi sessuali, molestie e bullismo, depilazione, body shaming, diventano sculture. Sulla sua testa svettano uteri, seni cadenti, vagine e sangue, rappresentazioni quasi raccapriccianti e scandalose che conquistano i canali social con una rapidità impressionante.


Il fenomeno diventa virale: i video su tik tok, milioni di follower sui social…
Laetitia piace e fa discutere; tanto da diventare un personaggio, ammirato e discusso per le sue provocazioni, uniche nella loro “irripetibile” unicità. E come tutto ciò che sbalordisce una società capitalista che non ha più niente da scoprire, ella viene corteggiata dalle maison di moda, come Louis Vitton e Marc Jacobs.
Il 5 aprile 2022 esce il suo libro che ha nel titolo tutto il suo programma: Love and justice.
È nata un’artista.
Laetitia Ky sbarca nella splendida laguna di Venezia e approda alla 59esima Esposizione Internazionale d’Arte della Biennale, al Padiglione della Côte d’Ivoire, situato presso il Magazzino del Sale 3 (Dorsoduro, 264 – Zattere) dal 23 aprile al 27 novembre 2022.
Non solo: in occasione della mostra, Laetitia lancia 56 NFT collegati a 8 opere d’arte fisiche esposte nel Padiglione della Costa d’Avorio; ecco i dettagli: 8 NFT, edizione di 7 ciascuno, prezzo di menzione 2,5 ETH, Elencato su OpenSea, Rarible e LooksRare. Il 10% delle vendite nette di NFT sarà devoluto all’UNFPA per beneficenza.
Che cosa significa? Stiamo parlando di un mondo trasversale, alternativo: NFT (Non-Fungible Token) sono dei “certificati digitali” basati sulla tecnologia blockchain volti a identificare in modo univoco, insostituibile e non replicabile la proprietà di un prodotto digitale. Questa la spiegazione su internet. Un nuovo modo di fare business. La moneta ETH è una criptovaluta e oggi vale la bellezza di 1.152,46 €. Fate un po’ il conto…
Insomma, un intreccio di cultura tradizionale ed economie del metaverso. Ma questa è un’altra storia.